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Without Men: il bacio lesbo di Eva Longoria e Kate del Castillo
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La scorsa settimana sulla home page del Corriere della Sera on line capeggiava uno strillo che rimandava a un bacio saffico tra Eva Longoria e Kate del Castillo nel film Without Men di Gabriela Tagliavini. Ovviamente, si cercava il colpo ad effetto per accontentare le tendenze voyeuristiche del popolo italiota. Non che sia un reato, attenzione, ma una cosa del genere me l'aspetto da Cronaca vera o Eva Tremila...

 

Gli aggregatori di notizie ci comunicano nella stessa settimana che il web italiano è alla ricerca forsennata dei nudi di Kirsten Dunst in Melancholia, così come ci si ricorda di The Invader di Nicolas Provost per la sublime scena iniziale in cui una Stefania Rocca in nudo integrale veste i panni di una novella Eva su una spiaggia paradisiaca.

 

Quello che tutti dimenticano di dire è, però, il contesto in cui queste scene sono inserite. Mentre le opere di Von Trier e Provost possono contare della difesa della critica che si appella al cinema d'autore, diverso è il caso del film della Tagliavini, semisconosciuta ai più (fino a ieri neanch'io sapevo della sua esistenza, ad esempio): si punta solo sul ritorno che può offrire il nome di Eva Longoria, celebre per il suo ruolo da casalinga disperata e mangiauomini nella serie cult Desperate Housewives, dimenticando che esistono ben 86 minuti in cui quei baci lesbo vanno contestualizzati.

 

 

Poiché resto fedele al mio motto Vedere per credere, sono andato alla ricerca del film e il web, ancora una volta, è venuto in mio soccorso. E la scoperta è stupefacente: dimenticate, miei cari italiani, di vedere il film distribuito nelle nostre sale. Forse l'homevideo tenterà la carta pruriginosa ma al 99% niente sale. E sapete perché? La Tagliavini, con una commedia spudoratamente coraggiosa, mette alla berlina la società occidentale e il mondo degli uomini, della gestione del potere, del nonsense delle guerre e dell'ipocrisia della chiesa cattolica, offrendo una soluzione alternativa senza sconti per nessuno: l'omosessualità (in questo caso femminile) come presupposto per una società di uguaglianze, in cui i diritti di ognuno, compresi quelli dei diversi, hanno lo stesso grado dei diritti di coloro che da secoli si assurgono a paladini della legge, sia essa scritta sia essa morale.

 

 

E, per dirla con un termine molto in voga, non è la gnocca che tira ma la volontà di costruire una società in cui ognuno può trovare il proprio posto senza alcuna distinzione di classe o di genere, un universo in cui la dignità di una puttana è allo stesso livello del "sindaco", un paradiso in cui la natura umana è meno razionale e ambiziosa, un'isola in cui accoglienza per il diverso non significa centro di temporanea accoglienza ma integrazione per il bene collettivo. E tutto ciò con i toni lievi della commedia, supportati da una fotografia che con tecniche tradizionali supera i limiti dello schermo e attiva tutti e cinque i sensi, catapultando lo spettatore all'interno del film senza che questi nemmeno se ne accorga.

 

Ecco, questo è quello che avrei voluto leggere... Mi è toccato vedere un intero film in inglese (e senza sottotitoli) per capirlo. Come dite? Non avrebbe avuto lo stesso appeal... avete ragione, siamo lettori da pop corn e patatine. Ma così continuando dove andremo? Che spazio si riserverà al cinema al di fuori delle pubblicazioni ad esso strettamente connesse? Possibile che si debba sempre scavare nel torbido delle tre "s" (sesso, soldi, scandalo) per attirare l'attenzione?

 

Quante persone penserete che leggano ciò senza il video che adesso vi posto sotto? Vedremo...

 

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