Questa sera Rete 4 manda in onda “The life of David Gale”, a oggi ultimo film (è del 2003) firmato da Alan Parker. L’opera con Kevin Spacey è un ottimo esempio di solido ed appassionante cinema impegnato e di intrattenimento come se ne fanno sempre meno. Il regista inglese ormai è stato dai più dimenticato e non ha mai goduto di grande considerazione presso la critica (i giudizi di Film Tv, soprattutto quelli di Emanuela Martini, sono sempre stati spietati e, aggiungerei, un tantino prevenuti). Non che Parker sia un genio della settima arte ma nella sua ristretta filmografia (14 titoli in tutto) solo un film è davvero disastroso, quel “Morti di salute” del 1994 ispirato al personaggio del Dottor Kellog, opera che, paradossalmente, in Italia ha avuto un successo insperato (primo al box office nelle due iniziali settimane di programmazione) grazie ad un titolo simpatico e ad una promozione della Cecchi Gori piuttosto indovinata. Nato nel 1944 in Inghilterra, dopo la regia di alcuni spot pubblicitari, Alan Parker fa il suo esordio sul grande schermo con il curioso “Piccoli gangsters” (1976), brillante e colorato musical (nomination all’Oscar per le musiche di Paul Williams) con protagonista una giovane Jodie Foster, che ironizza con intelligenza e humor sul mondo gangsteristico.
Due anni dopo la fama con “Fuga di mezzanotte” grosso successo di pubblico e critica (6 nomination agli Oscar, tra cui quella anche per la regia e due statuette per le musiche di Giorgio Moroder e la sceneggiatura di Oliver Stone). Il film crea problemi diplomatici con la Turchia rappresentata forse in modo manicheo (poi Stone si scuserà) ma conserva ancora una sua indubbia carica emotiva ed una tensione altissima (quella che si vede è la scena finale, per cui chi non conosce il film è meglio che non guardi il video).
Nel 1980 è la volta di “Saranno famosi” (altre 6 nomination e due Oscar – musiche e canzone originale “Fame”), un successo intramontabile che ha poi dato vita ad una ottima serie televisiva e, ahimè, ad un remake indecoroso.
Nel 1982 firma “Spara alla luna”, presentato in concorso a Cannes, intenso ma urlato melodramma familiare interpretato dalla coppia di divi un po’ sopra le righe Diane Keaton e Albert Finney (nonostante questo per entrambi nomination ai Golden Globes) e “Pink Floyd – The wall” dall’omonimo disco della rock band britannica. Nel 1985 si aggiudica il Gran premio della Giuria a Cannes con “Birdy”, struggente dramma su un reduce del Vietnam esaltato dalle musiche di Peter Gabriel e dalle belle prove di Nicolas Cage e Matthew Modine.
Nel 1987 gira il cupo ed intrigante thriller “Angel Heart” con un perfetto Mickey Rourke ed un diabolico e magnetico Robert De Niro.
Seguono a ruota da due validi film impegnati: il celebre “Mississipi Burning” (1988) con un gigantesco Gene Hackman (7 nomination all’Oscar, la seconda ed ultima per Parker regista) e il sottostimato e misconosciuto “Benvenuti in paradiso” (1990) con un bravo Dennis Quaid, presentato in Concorso a Cannes ed incentrato sul trattamento riservato ai cittadini di origine giapponese negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale (una delle tante pagine buie di quegli anni). Nel 1991 firma forse il suo film più maturo ed apprezzato “The commitments”, dal romanzo di Roddy Doyle con ancora al centro la musica (vero e proprio tratto distintivo della sua filmografia). Canzoni trascinanti, attori in stato di grazia, battute strepitose, perfetto ritratto d’ambiente per uno spaccato di straordinaria freschezza e vitalità.
Peccato che il resto degli anni novanta regali poche soddisfazioni: dopo l’infelice “Morti di salute”, nel 1996 gira lo strombazzato musical “Evita” con Madonna e Antonio Banderas, non brutto ma abbastanza inerte e freddo, comunque vincitore di un Oscar per la canzone “You must love me” e inatteso successo di pubblico in Italia dove i film musicali fanno abitualmente flop (anche qui ha giocato molto in suo favore la brillante campagna pubblicitaria della Cecchi Gori che lo ha distribuito a Natale portando nelle sue casse oltre 11 miliardi delle vecchie Lire, mentre nel resto del mondo al film andrà meno bene).
Il 1999 è la volta di “Le ceneri di Angela” dall’omonimo, ottimo romanzo di Frank McCourt. Il film è dignitoso ma ben al di sotto delle aspettative e lontano dall’essere memorabile, appesantito peraltro da una troppo ingombrante voce fuori campo. Nel 2003 infine è la volta di “The life of David Gale”. Buona visione!
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