Anita Mui Yin Fong nasce ad Hong Kong nel 1963, e si diletta presto a cantare nelle recite scolastiche. Ancora bambina, sente sulle proprie spalle il peso di una famiglia non ricca, ed il bisogno di guadagnare dei soldi.
Il successo sarà però travolgente negli anni a venire, tanto da divenire celebre col nick "la Madonna asiatica", a causa della sua capacità di cambiare immagine (dote che non ammiro particolarmente).
Oltre che cantare, Anita recita in films accanto alle maggiori stelle: in The Heroic Trio è Wonder Woman accanto a Michelle Yeoh e Maggie Cheung, loro pure nelle vesti di due famose eroine.
La sua fortuna però la condivide con gli altri: pare fosse sempre pronta ad aiutare un amico in difficoltà, e molto fece per la febbre che colpi' il suo paese pochi anni fà.
Una notte dei primi dell'anno 2004, mentre giravo su internet in cerca di nuove su di Lei, lessi che Anita se n'era andata per sempre. Pensai ad uno scherzo, ma altri articoli lo confermavano: era morta pochi giorni prima, dopo una lotta contro un cancro. Cantò anche cosi', senza badare ai dolori che la tormentavano, fino a pochi giorni prima della sua scomparsa. Credeva di poter vincere anche quella lotta, ma la perse come sua sorella pochi anni prima. Aveva 40 anni soltanto. Non mi era mai accaduto di piangere per una notizia simile, ma quella notte piansi: non avevo mai presa Anita Mui veramente sul serio, e fui stupito di me stesso.
Diceva di sè che avrebbe voluto che le persone, guardando le stelle, la ricordassero. Forse era un pò ingenua, ma anche questo amo di Anita.
Ecco un link alla sua Filmogafia alla IMDB
http://www.imdb.com/name/nm0611315/
Cominciai ad amarla dopo aver visto The Heroic Trio, dove canta due canzoni: la sigla finale Life, ed anche all'interno del film risuona la sua voce, Woman's Heart.
Ho voluto dedicarle un pensiero per ricordarla ancora, e farla conoscere a chi non l'avesse mai sentita. Poche persone sono riuscite ad arrivare in fondo al mio cuore come ha fatto Lei, e mi rammarico del fatto che non potrò mai dirle quello che ha significato per me sentirla cantare, che nient'altro era importante quando udivo la sua voce. Forse è per questo che piansi: credevo che un giorno glielo avrei potuto dire, come in un sogno da bambino.
Alla fine di Woman's Heart ripete due volte la stessa frase, e non smette mai di commuovermi: vorrei dirle: "Si', certo, è cosi', è giusto, tu me l'hai mostrato!"
Woman's Heart ha una breve introduzione pianistica, al 15" inizia il canto, fino ad arrivare a quello che veramente è importante a 38" ->45". Si prosegue verso posti più sereni, aperti fino a 1'10 dove incomincia una introspezione dovuta al ricordo di quello che è stato all'inizio. Da capo il canto ma con le percussioni e di nuovo l'episodio importante a 1'40 e di nuovo apertura verso il sereno->2'10, introspezione nuovamente e pianoforte che ripropone il tema ma verso altri liti, rinforzato dagli archi. Anche stavolta, però, si sfocia nell'apertura serena precedente a 2'50. A 3'20 la voce riprende il discorso interrotto a causa del viaggio verso il sereno, lo riprende come se fosse suo dovere riprenderlo, e di nuovo l'episodio importante a 3'43: stavolta però non si và verso posti diversi, la frase è ripetuta a 3'51: non è incredibile il peso di questa ripetizione nell'economia del brano? E' proprio li', quando la ripete come fosse una invocazione - piuttosto una semplice constatazione - che tutto diventa semplice.
Life è per me una danza demoniaca e sacra al tempo medesimo. Tutto è una preparazione alla vetta di 1'33->2'04, che si ripeterà a 3'05->4'03. Si svolge su vette misteriose, nessuno ha accesso a quei posti segreti dove la cerimonia del ricordo di sè accade. L'unico modo di accedervi è ricordarsi.
Cara Anita, non capisco una parola della tua canzone Woman's Heart : solo il titolo, tradotto in inglese. Anche se ho la traduzione dell'intero testo originale cinese, non l'ho mai voluto leggere. Non è possibile che le parole possano esprimere quello che hai davanti agli occhi, se ti ci provi - a meno che tu non sia un poeta - svanisce. Le parole, a parte per i poeti, non servono a nulla. Infatti, le usano per non usarle.
Ti complicano la vita, non corrispondono a quello che senti, ti sviano, alla fine tradisci te stesso perchè a furia di pensare, vittima della tua identificazione col pensiero, hai dimenticato. Certo, ti ricordi di quello che hai letto, ma non "chi” l'ha letto. Dov'è finito colui che ha cominciato a leggere? Cominci a leggere, spinto da qualcosa, ed alla fine diventi un automa programmato per leggere, Dio solo sa perchè. Hai dimenticato, non sai cosa. E' perfino strano, eppure hai dimenticato. Solo questo importa: hai dimenticato, e ciò che hai dimenticato tenta di riaffacciarsi alla superficie.
Ogni tanto qualcosa - un avvenimento fortuito, una melodia udita per caso, un semplice stato della mente - e ricordi di aver dimenticato. Cerchi per ogni dove, come John Wayne in The Searchers, sai che troverai la pace della mente, alla fine,
"But where, oh Lord, Lord where?"
Quando ascolto Woman's Heart, sento che mi stai parlando di ciò che ho dimenticato, e sò che questo è più importante del resto. Non sono le parole, non è la canzone: le parole, la canzone, sono qualcosa che interpreti - interpreti perchè sei immemore - a causa della tua cultura, della tua ignoranza, di quello che sei diventato. Forse le parole del testo sono senza senso alcuno, forse è meglio che mai venga a conoscerle, ne riderei perfino. Tutto quello che sò è che quando guardo la tua immagine appesa vicino al pianoforte, cara Anita, vorrei poterti prendere per le spalle e ringraziarti di avermi ricordato l'essenziale. Non sò appunto in cosa consista questo essenziale, sò che ne hanno parlato tutti i grandi, da Beethoven a Shostakovich, e so che lo dimentico. Vorrei prenderti per le spalle e diventare una statua li' con te, come se le mie lacrime bastassero per ringraziarti, come se dalle mie lacrime Tu capissi che ho ricordato. E, insieme, all'improvviso, sapessimo per sempre. Non sò che cosa, ma sento che è l'essenziale. Non è la canzone, non è l'introduzione pianistica, neppure le parole che non capisco: ma all'improvviso, la tua voce mi fà ricordare. Come ho potuto vivere dimenticando? E vorrei dirti che ho ricordato, e che se ho ricordato è perchè Tu me l'hai detto, e nel senso di gratitudine che provo verso di Te stà tutta la faccenda. Sei Tu che canti, è la Tua voce che arriva, che mi ricorda.
Quando ho appreso su internet che eri morta a 40 anni, ho creduto ad uno scherzo, la mia mente non era pronta a questo. Conosco solo due canzoni, eppure ho pianto, perchè credevo che un giorno ti avrei accompagnata al pianoforte, segretamente lo pensavo, ne ero convinto, e l'idea mi tranquillizzava. Come potevo pensare di accompagnare una cantante di Hong Kong sul serio? Come poteva tranquillizzarmi l’idea, se conoscevo due canzoni solamente, se neppure potevo chiamarmi un tuo fan? All'improvviso, ho saputo che non ti avrei mai accompagnata, sul serio, al di là di ogni dubbio, di ogni sogno. All’improvviso, ho capito quanto eri stata importante. Cosi' ora ho la Tua foto li' accanto al piano, come se suonando fossi Tu a cantare quello che suono. Forse il mio suono è la Tua voce.
Cara Miss Mui, avrò ascoltata centinaia di volte questa canzone, eppure ogni volta mi commuove. Mi viene perfino voglia di perdonare il mio prossimo.
Mi ricordi che ho sbagliato migliaia di volte, correndo ora dietro questa, ora dietro quest'altra idea. E sempre scambiando per comprensione una semplice dimenticanza. L'unica cosa che importa è che io possa dirti che ti ringrazio, niente altro importa quanto stare abbracciato alle tue ginocchia per farti sentire che ho capito (capito cosa? E cosa importa se sto abbracciato alle tue ginocchia?), che cosi' mi illudo, che tu me l'hai detto. Non sò cosa, ma me l'hai detto, come scrisse Beethoven all'inizio della Missa Solemnis: "Dal cuore, possa tornare ai cuori".
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