Francesco Mastrogiovanni era un insegnante delle scuole elementari di Castelnuovo Cilento.
Il 31 luglio del 2009 viene ricoverato per un Trattamento Sanitario Obbligatorio (t.s.o.) nell'ospedale di Vallo della Lucania, reparto psichiatrico. Dopo 4 giorni morirà. Morirà legato ad un letto, nudo, senza essere stato né curato né nutrito! Tutto viene ripreso dalle telecamere interne, per questo fatto sono imputati sei medici e dodici infermieri che erano in servizio in quei terribili quattro giorni.
Ho letto in questi giorni che gli infermieri e i medici sono tuttora a lavoro, anche se in altre unità mediche. Lavorano ancora, dopo solo due mesi di sospensione.
Anche su Rai 3 l'anno scorso è andato in onda un filmato in cui viene documentata tutta l'agonia che il povero Mastrogiovanni ha dovuto sopportare, una vera e propria tortura...io non ce l'ho fatta a vederlo. Per ragioni personali, seguo una persona nella cura psichiatrica, al Centro di igiene mentale del mio comune, frequento quindi certi reparti, ho contatto con i cosiddetti “malati mentali”, “pazzi”, “mattarelli”, “suonati”.....Vi posso assicurare che molto spesso è difficile capire chi siano i “sani” dagli “insani”, sicuramente i secondi per la maggior parte delle volte appaiono più simpatici, per il resto sono sicuramente più sensibili e affettuosi. Solo un paio di volte mi sono ritrovata in situazioni difficili, ma risolte con il buon senso e l'educazione, cosa che dai “mattarelli” è sempre molto apprezzata, insieme al rispetto.
Il rispetto è la cosa che più di tutti esigono queste persone, con problemi di comportamento, ma che non amano essere trattati come “cretini”, “scemi”, “bambini”. Il rispetto dovuto per persone che vivono difficilmente delle ossessioni per altri incomprensibili, disagi per uno sguardo sbagliato, manie per la pulizia, il cibo, il sesso, gli affetti.
Non conosco il disagio dal quale era affetto Francesco Mastrogiovanni, la sua morte legato a quel letto mi ha ricordato tanto quella che tocca al figlio di Mamma Roma, come il Cristo di Marat. Spero che abbia giustizia la sua morte assurda, dove doveva essere curato e compreso è stato torturato e ucciso.
Ricorderò la sua vicenda parlando dei “mattarelli” cinematografici che tanto ho amato, comincerò con il mio adorato Billy Bibbit! ("Qualcuno volò sul nido del cuculo" USA-1975)
Billy è un dolce ragazzo biondo, che "intecca", con occhi azzurri e lo sguardo di un cerbiatto impaurito. Billy aveva amato una ragazza e ora si ritrovava in un manicomio.
“È brutto! È sporco! È sbagliato amare una ragazza!” e allora bisogna curarsi...ma da cosa?
Billy non lo sa, ma capisce che lui non è come tutti gli altri ragazzi della sua età.
Billy sta in reparto con persone molto più grandi di lui, cerca di giocare a carte, rispetta gli orari e i compiti, prende le medicine, va a letto presto, ha paura di uscire di lì, da quell'ospedale, che in fondo è il posto dove viene lasciato stare in pace, viene tollerato meglio. Qualche volta esce con il pulmino dei “mattarelli”, e allora vede il mondo di cui ha paura dal finestrino, scorrere veloce, così fa meno paura, rimane lontano, immagini che passano senza far male, da guardare come in un libro di figure colorate.
La mamma di Billy l'ha voluto in quel posto, dove può curarsi dal suo temperamento troppo sensibile e poetico. Sedato dai medicinali, dalle pasticche nel bicchierino a suon di valzer, potrà meglio omologarsi a quello che è il suo stereotipo di “figlio perfetto”, d'altronde se una donna genera un figlio, dovrà pur ottenerlo come lei desidera (chi è da ricoverare a questo punto? Chi è “fuori di testa?)...Solo chi è più forte riesce a rinchiudere chi è più debole e succube.
Billy farfuglia qualcosa, sorride... alzando gli occhi, chiede solo un po' di pazienza, con il tempo accontenterà tutti, riuscirà a diventare come sua madre lo vuole, come la capo infermiera lo vuole, come i suoi compagni di reparto lo vogliono...Lui troverà le parole adatte, balbettando, le troverà.
Poi un giorno arriva Mc Murphy, un delinquentello spaccone, che vuole cambiare qualche regola: vedere la partita in tv, spostare gli orari, bara a carte, non prende le pillole, abbassa il volume di quel dannato valzer e sopratutto accetta Billy e non lo vuole “modificare”! Lo vede per quello che è: un ragazzo, che dovrebbe “scopare, guardare le partite, andare in giro in macchina....”
Mc Murphy farà un dono a Billy, lo farà diventare uomo, portandogli una ragazza dal nome di un dolce: “Candy”. Ma come succede nei sogni, al risveglio dalla notte di bagordi e amore, Billy scoprirà di non essere diventato l'uomo che credeva. La paura che la madre lo possa ancora giudicare come stanno facendo gli occhi severi della capo infermiera, è un pensiero intollerabile, che apre ferite profonde. Billy regredisce nuovamente a bambino, il sorriso sicuro che aveva sfoggiato al risveglio tra le braccia di Candy, si trasforma in un ghigno pauroso, balbetta cose incomprensibili, agitandosi incomincia a dare la colpa ai proprio compagni per l'accaduto.
Le parole della capo infermiera danno la prima pugnalata a Billy:
“A crucciarmi Billy, è il pensiero di come la prenderà la sua povera madre”...Il senso di colpa è un' arma potente che se viene usata con sapienza sa arrivare in profondità, al cuore!
Billy si uccide, tagliandosi la gola, separando "finalmente" la testa dal cuore...Trovando forse quella pace che alla sua età non si dovrebbe mai raggiungere, ma conquistare..."scopando, guardando le partite, andando in giro in macchina..."
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