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Sequenze. Lo sguardo della storia.
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Ci sono sequenze cinematografiche che mi entrano dentro e che ogni volta che le vedo non posso fare a meno di emozionarmi, di aprire la porta a sensazioni che ritornano sempre uguali proprio nel momento preciso in cui  le rivedo per l'ennesima volta. Si apre d'incanto quello spazio più o meno ampio tra il cos'è e il cosa potrebbe essere di una determinata espressione artistica, dove noi tutti ci intrufoliamo per togliere o aggiungere qualcosa al già detto e già visto secondo la nostra percezione delle cose, la nostra sensibilità. Perchè quello con l'arte è questo, l'incontro con un sistema di segni che ognuno può piegare alle proprie più intime esigenze spirituali. Quando questo naturale esercizio ermeneutico porta a delle conclusioni ragionevoli e ben motivate, si può pacificamente asserire che esso è stato condotto nel pieno rispetto dell'intelligenza e dell'autonome capacità critiche di ognuno. Sequenze che emozionano dicevo, o che addirittura da sole possono giustificare la visione di un film. Per quello che mi riguarda, un caso emblematico (tra tanti) è rappresentato dalla sequenza tratta dal film "Lo sguardo di Ulisse" di Theo Anghelopoulos, quella in cui il busto di Lenin è adagiato su una chiatta che lentamente attraversa il fiume. Torna spesso il fiume nel cinema dell'autore greco, a rappresentare una sorta di zona franca, eternamente uguale a se stessa, l'unica possibile via per entrare indisturbato nel cuore malandato di un presente lacerato dalla perdita della ragione e vedervi scorrere ciò che resta dei miti infranti di un passato pregno di speranze. Osserva ed è osservato quel busto mastodontico, come e generare un continuum spazio-temporale in cui un passato che evoca continuamente immagini epiche e un presente tragicamente sepolto sotto le macerie, si intrecciano per confluire in un unico flusso della memoria. Perchè la vita è fatta di “cerchi”, come dice il vecchio cinetecario interpretato da Erland Josephson, o più precisamente, come scrive maldoror (alla cui ottima recensione vi rimando con il link sotto), "cerchi destinati però a non essere chiusi così come a non avere inizio, un continuo movimento a spirale che riporta ogni volta al punto di partenza, ma che si è costretti ad abbandonare per riprendere il viaggio subito dopo e tornare alla perpetua erranza senza meta".  

 

Lo sguardo di Ulisse (1995), opinione di maldoror Film.tv.it

 

 

Lo sguardo di Ulisse (1995)

di Theo Anghelopoulos con Harvey Keitel, Maia Morgenstern, Erland Josephson

 

                         Archivio: tutte le puntate di Sequenze sono qui

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