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Storie dal Museo dell’Ermitage - Saint Pétersbourg di Alexandre Sokurov
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Hubert Robert. Una vita felice

 

 

Sakura in fiore ripresi dall’alto, un bianco rosato continuo ombreggiato dai leggeri vapori sokuroviani, l’ingresso degli archi del preludio al Macbeth di Verdi sparge ondate sonore, la voce racconta

era una sera fredda e umida, con gli amici vediamo uno spettacolo tradizionale

 

Primo piano sul palcoscenico, due maschere del teatro Nô attraversano ieratiche e sorridenti da sinistra a destra, la voce continua

 

io guardavo questo miracolo

 e ricorda

…un passo che avevo letto in Dostoïevsky…qualcosa di questo genere …

 

“Senza accorgermene mi ritrovai in un’altra contrada, era tutto come da noi ma dovunque irradiava un trionfo finalmente raggiunto.

 Alberi grandi e belli  si elevavano nella magnificenza dei fiori e i loro fiori innumerevoli  – ne sono convinto- mi salutavano con il loro stormire dolce e tenero, come se pronunciassero parole d’amore. E poi, vidi i volti delle persone, felici, e venivano verso di me e mi accarezzavano.

Ognuno si sforzava di consolarmi senza farmi domande, sapevano già tutto.

Che visione sorprendente! 

Chi era l’autore? E perché mi è apparso quel quadro?

 

Senza accorgermene mi ritrovai in un’altra contrada, era tutto come da noi ma dovunque irradiava un trionfo finalmente raggiunto.

Alberi grandi e belli  si elevavano nella magnificenza dei fiori e i loro fiori innumerevoli mi salutavano con il loro stormire dolce e tenero, come se pronunciassero parole d’amore.”

 

Ricordo…

Hubert Robert

Oli del paesaggista francese, si entra nei quadri e si cambia dimensione, diciottesimo secolo, in Russia regnava una zarina poco nota, la zarina Ioannovna, tutto doveva ancora accadere, gli Stati Uniti non c’erano, del Giappone nessuno sapeva nulla, la Révolution française un mirage trés loin ma … cosa c’era, allora?

Nasceva, nel 1730…no no … nel 1733, un uomo dallo … sguardo dolce, occhi grandi e radiosi, un portamento calmo e naturale…

  

A 21 anni a Roma per studiarne le rovine. 

L’amore del bello, l’amplificazione del bello, l’amore per l’antichità.

Era il tempo dei viaggi in Italia, Stendhal, Goethe, era il paese dove fioriscono i limoni

Le antiche rovine, la morte dell’architettura antica non ha bruttezza, solo una semplice tristezza che tutti capiscono

 

Le rovine… si può guardarle all’infinito e questo, senza dubbio, ci guarisce dall’orgoglio.

L’architettura, un angolo per guardare luce ed ombra, un raggio brillante di sole che entra e un crepuscolo grigio d’inverno

 

era un uomo felice, coincideva con la sua epoca, non l’ha sopravanzata di un passo, marciava con lei

 

Robert viaggia e studia per 11 anni in Italia.

Al ritorno in Francia è ben accolto dall’Accademia, nulla che irriti in lui, il popolo ama ciò che fa, spontaneamente.

 

Molti quadri di Hubert Robert sono all’Ermitage, zar e nobili lo amavano e non badavano a spese.

E allora partivano da Parigi interi convogli di opere imballate verso quel  paese lontano e freddo

La macchina percorre lenta le tele, sottotono il fraseggio del pianoforte di Vladimir Persov accompagna, i colori sono densi e sfumati, vivi come in una luce di crepuscolo, ci muoviamo fra colonne corinzie e plinti coperti di muschio, entriamo in atri marmorei rischiarati da mille candele guizzanti, le sale del Museo di Pietro il Grande, immenso palazzo di eleganza leggera nel bicromatismo di bianco e di verde, in fondo alla prospettiva Nevskij, affacciato sul Baltico alla foce della Neva

 

un fiume potente, che inonda la città più volte l’anno

 

 

La voce ci avverte

Non crediate, quegli archi, quei paesaggi, non sono reali, è tutto inventato

Il fascino di un tempo in cui arte e idee convivevano, il bello trionfava

 

Torna la domanda

Quando tutto questo è stato creato?

Il corpo della pittura di Hubert è la sua pelle, viva.

Quel corpo respira, ed è spesso malato

 membro dell’Accademia Reale, nominato "Disegnatore dei giardini del re", e "Custode del Museo e Consigliere per l'Accademia", Robert fu uno dei primi curatori del Louvre.

Lasciò un numero enorme di tele e molte di grandi dimensioni, dal pavimento al soffitto

e non c’era alcuna vanità in questo, solo una grande maestria ed un amore tenero per l’architettura

Nuvole di nebbia si alzano dietro un arco di pietre quadrangolari, chiudono lo sfondo di una prospettiva impossibile

giorno dopo giorno la vita fluiva, gli anni passavano, egli aveva già gloria e denaro e successo, tutti lo amavano, aveva un carattere facile, un umore gaio, aveva vigore e capacità…

 

Un’ombra è caduta sulla sua vita

All’improvviso, uno dopo l’altro, tutti i suoi figli sono morti, Gabrielle, Adélaide, Charles e Adéle.

Napoleone sale al potere, manda via Hubert e la sua donna dall’appartamento al Louvre che amavano tanto, dove erano vissuti più di 25 anni.

Nel 1808 morì vicino al suo cavalletto di pittore, forse perché la vita era finita.

Sì, aveva finito di giocare al vecchio gioco, solo il profumo degli alberi in fiore è rimasto

Ebbe un soprannome, Robert des Ruines

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Una serata con amici al teatro Nô, una primavera fredda e fiorita, i quadri di un’esposizione, una promenade  con la mdp in spalla a guardar quadri.

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Ermitage Bridge Studio, 1996

documentario 26'

 

 

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