I bambini li guardano è una rubrica settimanale di Cinerepublic in cui gli autori raccontano, in forma di cronaca dal salotto di casa, la visione di un film per grandi ad altri genitori audaci desiderosi di allargare gli orizzonti cinematografici dei propri figli.
Il tempo dei cavalli ubriachi (2000)
di Bahman Ghobadi
con Nezhad Ekhtiar-dini, Amaneh Ektiar-dini, Ayoub Ahmadi
genere: Drammatico
Bradipo68 in un'epica battaglia contro il popolo del multiplex occasionalmente ben rappresentato dal cugino Jakopo (anni 15).
Eccoci qui.
E' appena finito agosto, per antonomasia mese delle ferie, per la goduria dei portafogli degli operatori turistici e si riprendono le vecchie abitudini.
End User mi ricorda che è il mio turno per un nuovo post, lui si sta godendo le meritate ferie sorseggiando cocktails con tanto di ombrellino sotto la palma del suo atollo privato nell'Idroscalo di Milano mentre io sono rientrato al lavoro a rivedere tutti i miei animaletti che erano lì ad aspettarmi.
Però la visione da raccontare ce l'ho. E' di un paio di settimane fa, periodo di Ferragosto. Da Roma è venuta a trovarmi a casa mia cugina col figlio quindicenne. Quindicenne sul documento di identità perchè ho la vaga impressione che del suo cervello utilizzi solamente due neuroni, di cui uno andato già in pappa solo per ricordarsi il suo nome e cognome.
Un sottovuotospinto con magliette coccodrillate, mutande Calvin Klein, calzini col baffo e scarpe con le tre strisce. Da tutte le marche che compongono il suo vestiario non credo proprio che qualcuno lo abbia cercato per un contratto in esclusiva.
Si chiama Jacopo ma a lui al posto di quella "c" piace usare la "k" perchè fa più fico (o meglio fiko) e addirittura aggiunge uno "united". Ha un rapporto simbiotico con Facebook, non può vivere senza l'antisocial network e spesso su quelle pagine si firma Jakopo United '96. Come una squadra di calcio. Formata da una persona sola.
Anagraficamente potrebbe essere mio figlio, ma io spero che con i miei figli il gap generazionale sia molto meno accentuato della distanza che separa me e lui. Ci vorrà ancora qualche anno per scoprirlo.
Vuole vedere qualche film con me (più che altro per evitare di studiare, non credo che sia amore genuino per la cinematografia, o forse più che la mia compagnia è anche il divano presidenziale che lo attira per poggiare le sue stanche membra fatte esclusivamente per riposare) ma, per dirla con un eufemismo, abbiamo gusti leggermente diversi.
Si spalma sul suddetto divano, mi guarda con i suoi occhietti sotto le sopracciglia depilate dall'estetista (oggi devono essere tutti efebi glabri, sono finiti i tempi dei pulloverini sul petto e dei divi con i ciuffi di pelo pure sulla groppa) e mi chiede: "A zì...che film se vedemo oggi?"
Scorro la lista dei titoli su SKY.
"Bello c'hai Un weekend da bamboccioni con Adam Sandler! Se lo vedemo? "
Non ho voglia di discutere per cui per un pò gli lascio lo scettro del comando. Però, cavolo il film con Sandler è praticamente inguardabile, boiata formato famiglia che male si addice a Sandler e a tutti i suoi amichetti (ci sono proprio tutti) che recitano con lui.
Decidiamo di cambiare film e stavolta la scelta tocca a me.
A questo punto gli voglio far vedere qualcosa lontanissimo dal suo mondo fatto di ultimi dominatori dell'aria, avatars e transformers vari.
Ho recuperato un bellissimo film di Bahman Ghobadi, me ne innamorai letteralmente quando lo vidi la prima volta al cinema e siccome non l'ho più visto da allora ho anche una certa urgenza di rivederlo.
Propongo a Jakopo il titolo: Il tempo dei cavalli ubriachi, storia di bambini che sono dovuti crescere troppo in fretta facendo i contrabbandieri a cavallo del confine tra Iran e Iraq per guadagnarsi qualche soldo in più per tirare avanti.
Già quando sente il titolo Jakopo storce la bocca:
"Zio,ma non ce l'hai Transformers 3? Quello si che è un bel film!!"
"Jakopo, che elementi hai per dire che Transformers è un bel film?" - Voglio vedere se riesco a stimolarlo in una discussione seria senza toccare il suo argomento agostano preferito, la campagna acquisti della Roma.
"E' un film bello, con tanti effetti speciali, è 3 D, c'è tanta azione, ci sono tanti mostri che combattono, è fatto bene"...
Preferisco non ribattere e cominciamo a vedere il film di Ghobadi.
Jakopo subito interviene, in preda quasi a mistico fervore: "A zzì, ammazza, embè mò me vorresti di' che questo è mejo de Tra(n)sformers?".
Quasi mi viene voglia di accendere il fuoco in piena calura ferragostana, di arroventare un ferro e accecarlo direttamente ma non posso... mia cugina si incacchierebbe e mica poco con me.
Mi trattengo da questi propositi non esattamente cavallereschi e gli rispondo pacatamente: "Jakopo, eppure sai che come regista è molto più bravo Ghobadi di Bay? E non sono mica io che lo dico."
"Ma che me stai a raccontà? Qua non succede niente mentre su Tra(n)sformers succede sempre un casino, ce stanno pure belle gnocche, non ti annoi e poi 'sto film mette tristezza..."
Povero me! Io più vado avanti e più mi viene da commuovermi, Jakopo lo guarda invece in maniera quasi svogliata, con una faccia che sembra che in fronte ha un'insegna lampeggiante con su scritto "Che palle!" .
Però non si addormenta come fa di solito nella sua (e anche mia) solita pennichella postprandiale. Probabilmente vorrebbe evitare di guardare il film giusto per non darmi la soddisfazione ma non riesce a staccare gli occhi dallo schermo.
All'inizio del film mi sentivo come se stessi buttando perle ai porci. Ora non più. Non cambierà nulla nei gusti di Jakopo, continuerà a vedere i suoi film da pop corn innaffiati da fiumi di coca cola e continuerà a dirmi (e soprattutto a pensare magari seza dirmelo) che anche il cinema che vedo fa schifo, esattamente come la musica che ascolto.
Eppure sento di aver smosso qualcosa sotto quella scorza di ferraglia.
Il film lo guarda, si interessa soprattutto al personaggio del piccolo Madi, un quindicenne costretto da una malattia bastarda in un corpicino troppo piccolo che è accudito amorevolmente dal fratello e dalla sorella che cercano in tutte le maniere di farlo sopravvivere (ci vorrebbe un intervento chirurgico costoso e loro stanno facendo di tutto per rimediare i soldi) a una terra tanto ingenerosa con gli uomini.
Jakopo lo vede tutto il film e io con lui, ancora travolto dalle emozioni come la prima volta.
Non mi dice niente nemmeno quando gli chiedo se il film gli è piaciuto.
SI limita a fare spallucce mentre si appresta a impossessarsi del telecomando per controllare la programmazione televisiva.
Io devo andare al lavoro. Ma forse stavolta ci vado un pò più contento perchè sono convinto che Jakopo si ricorderà questo film, sono sicuro che non aveva mai visto nulla di simile prima di adesso.
E per me dopo tanti anni è una specie di rivincita: sono riuscito a far sapere a un frequentatore standard dei multiplex (identikit perfetto di Jakopo United '96) che esiste un altro tipo di cinema oltre a quello che conosce lui.
Chissà potrebbe pure piacergli...
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