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Tim Holt - Sogno di cowboy
di Neve Che Vola
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 "No kid in the whole world could have been happier than I was at that moment. I was going to be a cowboy for the rest of my life."

Tim Holt

(Western Stars Magazine, 1950)

 

 

Nel periodo di tempo che va dal 1938 al 1952, Tim Holt interpretò una lunga serie - cinquanta, per la precisione - di western low budget per la RKO.

 

Il suo debutto sul grande schermo risale all'età di 10 anni, in un western interpretato dal padre Jack Holt in The Vanishing Pioneer (1928).

 

Fu nel 1938 che interpretò i suoi due primi western da adulto, l'eccellente The Renegade Ranger, e il pretenzioso The Law West of Tombstone, tentativo a mio avviso non troppo ben riuscito di far convivere in un'unica pellicola, all'insegna dell'ironia, personaggi ispirati ai leggendari "eroi" che avevano davvero attraversato le praterie dell'ovest americano, da Roy Bean a Billy the Kid (il personaggio interpretato da Holt sia pure col nome di Larry Corvin invece di William Bonney), dai fratelli Dalton a Lily Langtry. Una specie di L'uomo del WestL'uomo dai sette capestri ante litteram.

 

The Renegade Ranger è invece una vera chicca per gli appassionati, forse la migliore delle quattro versioni dedicate al medesimo soggetto. In un ruolo non di primo piano, Holt vi interpreta un ranger che si dimette dal servizio per rimanere accanto alla bella fuorilegge Judith Alvarez (una delle prime e più gustose apparizioni di Rita Hayworth), ingiustamente accusata di omicidio.

Rita Hayworth nei panni di Judith Alvarez.

 

Dopo una marginale apparizione in Ombre rosse (1939) di John Ford, il giovane di bell'aspetto riprende nello stesso anno la serie di western per la RKO con The Girl and the Gambler, storia all'insegna dell'ironia dove il nostro veste i panni di un umile giocatore d'azzardo che fa breccia nel cuore della bella Dolores, ambita dal pericoloso fuorilegge messicano El Rayo (Leo Carrillo). Commedia western forse di altri tempi, ma in cui non mancano notazioni riuscite.

In Wagon Train (1940) Holt interpreta un capo carovana che non cede ai taglieggiatori, mentre ignoro lo svolgimento di The Fargo Kid (1940) e Along the Rio Grande (1941), due dei pochissimi film del ciclo che mi sono sfuggiti.

Seguono, sempre del 1941, Robbers of the Range, Cyclone on Horseback, Six-Gun Gold , tutti films senza pretese ma ben girati.

Con The Bandit Trail si tocca uno dei vertici della filmografia western dell'ormai affermato cowboy, la storia è bella e niente affatto banale, ad iniziare dalla determinazione con la quale il giovane esponente della famiglia (interpretato da Tim) rifiuta di lasciarsi accecare dall'odio ed accetta l'uccisione del padre, per mano dello sceriffo, per quello che realmente fu: un incidente. Due o tre tocchi al momento giusto (una sparatoria udita dall'esterno di un edificio e di cui si sa l'esito solo quando si vede uscire il vincitore, ed un memorabile finale per certi versi simile a quello di Sfida nell'alta Sierra) consegnano all'enorme numero di pellicole sulle avventure di frontiera, una piccola gemma.

Tim in The Bandit Trail.

 

Dude Cowboy è un misto di western e commedia, ambientato in un ranch pieno di splendide ragazze.

Molte di queste pellicole del primo periodo vedevano come co-stars Lee "Lasses" White (il vecchietto del West della serie) e Ray Whitley, che fornivano il contraltare leggero alle storie, spessissimo (ed a volte un pò noiosamente) fornendo anche esibizioni canore.

 

Riding the Wind (1942) tratta della prepotenza di un proprietario terriero che tenta di far pagare l'acqua, da lui chiusa con una diga, agli altri allevatori; Land of the Open Range (1942) fornisce una variazione sull'assegnazione delle terre con la famosa corsa dei carri, con la differenza che i partecipanti dovranno essere tutti ex galeotti, come e secondo il testamento del latifondista appena morto, che in tal modo intende vendicarsi della "gente onesta" cui non ha mai perdonato gli anni passati in carcere.

Come On Danger (1942) è un remake dell'omonimo film del 1932, già rifatto con The Renegade Ranger; stavolta i panni della fuorilegge toccano a Frances F.Neal, ma i risultati sono di molto inferiori al predecessore con la Hayworth.

Lo scontro generazionale è al centro del buon, seppur ingenuo, Thundering Hoofs (1942); qui Holt vi interpreta il figlio del maggior proprietario di compagnie ferroviarie della zona, che preferisce essere allontanato dal ranch e seguire la sua strada, piuttosto che cedere alle insistenze del padre che lo vogliono dietro una scrivania della compagnia.

Seguirono in questo primo periodo altre pellicole di vario valore ed interesse, senza però uscire dalla media.

 

Holt ebbe tre sole occasioni (esclusa una piccola parte in Ombre rosse) per abbandonare il mondo dei b movies, ma furono tre occasioni memorabili: fu uno dei quattro fratelli Earp, accanto a Henry Fonda e Ward Bond, in Sfida infernale (1946) di John Ford; fu uno dei tre cercatori d'oro de Il tesoro della Sierra Madre (1948) di John Huston; lavorò con Orson Welles in L'orgoglio degli Amberson (1942).

Lo straordinario trio de Il tesoro della Sierra Madre (Tim Holt, Walter Huston e Humphrey Bogart)

 

Nel dopoguerra - dopo che l'attore è stato decorato per il servizio prestato nell'esercito - precisamente nel 1947, inzia il sodalizio con l'attore Richard Martin, che ha interpretato lo stesso personaggio in moltissimi film anche non western. Chito Jose Gonzales Bustamante Rafferty lo troveremo sempre accanto al più serio amico, che ha il compito di tenerlo a bada e farlo lavorare, compito al quale Chito abdicherebbe in eterno, per onorare il sangue spagnolo che scorre in lui e del quale si vanta, trovando più soddisfazione nel circuire tutte le belle donne che gli capitano a tiro. In lui scorre anche sangue irlandese, come ci dice il lunghissimo nome, e questo è dedicato soprattutto alle risse, che non provoca mai, ma alle quali non si sottrae neppure.

In definitiva, i due attori interpretano sempre due amici con caratteristiche simili, l'unica differenza sono i nomi, spesso diversi, che portano i personaggi di Holt.

Tim Holt viene eletto sceriffo in Avamposto telegrafico. Sulla destra, l'inseparabile compagno di avventure Richard Martin.

 

Nel 1948 il sodalizio viene arricchito dall'ottimo western director Lesley Selander, con Guns of Hate e il buon Indian Agent, che narra la storia di un agente governativo che usa i carichi destinati ai nativi chiusi nella riserva per ingrassare il portafogli e condannando questi o alla rivolta o alla morte per stenti. A proposito del problema indiano (o sarebbe meglio dire: il problema degli invasori) appena l'anno successivo fanno capolino sugli schermi L'amante indiana (Broken Arrow), di Delmer Daves e Il passo del diavolo (Devil's Doorway) di Anthony Mann, due dei migliori films mai dedicati all'argomento. E' azzardato dire che il western con Holt sia stato un precursore, dimostrando che anche i b movies, talvolta, potevano toccare tematiche scottanti? Il successivo film del trio Holt/Martin/Selander, Brothers in the Saddle (1949), è una delle gemme della serie, giudizio sul quale sembrano concordare tutti i fan del ciclo. Vede il deteriorarsi del rapporto tra due fratelli, il buono (naturalmente Holt) e il "cattivo" (Steve Brodie). L'azione è serrata, le inquadrature che guardano spesso dall'alto al basso e viceversa ricordano la sfida finale tra le rocce - anche lì fra due fratelli - del coevo Winchester '73 di Anthony Mann.

 

Masked Raiders presenta una versione di Robin Hood al femminile. Sotto la maschera nera del temuto Diablo Kid si nascondono le gentili sembianze di Gale Trevett (Mariorje Lord), impegnata sia da "oneste" scorrerie come dall'allevamento del giovanissimo fratello. Dopo una breve visita al suo ranch, anche nei panni di Gale, Holt ne conclude che sia lei a portare i pantaloni in famiglia.

Il successivo The Mysterious Desperado è un'altra delle vette del ciclo, l'azione tesa si arricchisce con atmosfere gotiche quasi da film horror. Il film sembra, a tutti gli effetti, appartenere alla serie A del genere, a parte la lunghezza sempre contenuta.

Rustlers (1950) vede in azione un'altra energica fanciulla del west interpretata da Martha Hyer, cui Holt e Martin sono ben lieti di dare una mano.

Segue l'ottimo Rio Grande Patrol (1950), storia della collaborzione fra un agente messicano e i nostri due eroi, cui si aggiungono uno stanco Storm Over Wyoming (1950) con una bellissima Noreen Nash, e un buon Riders of the Range (1950), anch'esso con un'ottima ed energica protagonista femminile interpretata da Jacqueline White.

Una tipica eroina western, Noreen Nash in Storm Over Wyoming.

 

A proposito di energiche e belle fanciulle del West, un posto di primo piano spetta alla tempestosa bad girl Veda Ann Borg, la cui potente performance in Rider from Tucson (1950) prelude forse all'Emma Small di Johnny Guitar. La donna prende in mano le redini della situazione a poco a poco con una violenza quasi da dark lady dei films noir, e soltanto a fatica i nostri due eroi riusciranno a domarla e a consegnarla alla legge.

Veda Ann Borg.

 

Un altro personaggio femminile ben riuscito e che riesce a rubare la scena a Holt e Martin lo troviamo nella commedia western Stagecoach Kid (1949) con l'attrice dal nome maschile (omaggio ad un personaggio dei cartoons che amava) Jeff Donnell nel ruolo di una viziata ragazza dell'Est che tenta la fuga di ritorno alla grande città travestita da uomo. Anche questo lo si può considerare uno dei titoli di spicco della serie. Alla regia, Lew Landers, un altro dei pià profilici directors della serie.

Tim con Jeff Donnell in Stagecoach Kid.

 

Con risultati alterni, la carriera di Holt si avvia al declino, preferendogli il pubblico i telefilm western in onda in tv.

Vale la pena ricordare ancora Target (1952), un altro film con al centro dell'attenzione una donna, ma le cui interessanti premesse non vengono adeguatamente sfruttate. La protagonista interpretata dalla bella Linda Douglas è in realtà la figlia dello sceriffo che è stato mandato a chiamare, ma temporaneamente fuori uso, e che lei dovrebbe sostituire per un periodo come tutrice della legge. Le premesse erano spiritose e ben sostenute dalla prova dell'attrice - si abbassa impaurita ad un attacco alla diligenza che la porta in città, viene derisa e presa in giro non appena scende dalla diligenza, dimostra comunque di saper sparare senza nascondere i suoi timori. All'improvviso, però, la storia la abbandona decretando, a mio avviso, il fallimento del film che sarebbe potuto diventare un altro dei migliori del ciclo se le si fosse dato modo di riscattarsi ed imporsi. Un personaggio affascinante, coraggioso ed allo stesso tempo conscio dei propri limiti. Peccato.

In seguito, finita la serie di western per la RKO, Holt appare sullo schermo pochissime volte ed in produzioni irrilevanti.

 

Tim Holt, uno dei più simpatici e convincenti cowboys del grande schermo, muore di cancro il 15 Febbraio 1973, alla giovane età di 54 anni a Shawnee, Oklahoma.

La sua vocazione gli fu chiara un giorno in cui cavalcò, a 5 anni, nella parata di accompagnamento al rodeo cui partecipò il padre, attore e campione di rodeo.

 

"Nessun bambino al mondo sarebbe potuto essere più felice di me in quel momento. Decisi che avrei fatto il cowboy per il resto della mia vita"

(fonte: imdb, da un articolo per Western Stars Magazine, 1950).

 

Il suo più anziano compagno di classe all'Accademia Militare, Budd Boetticher, ricorda di come Tim si esercitasse a far roteare delle pistole giocattolo, in vista della possibilità di far avverare il suo sogno di essere una star del western.

Holt si sentiva felice agli studi Rko, dove poteva cavalcare e fare il cowboy. Difficilmente avrebbe tentato con determinazione di fare qualcos'altro per arricchire la propria carriera.

 

Forse è proprio per questo che fu un cowboy così convincente, e che s'è guadagnato la mia - e di moltissimi altri aficionados del genere western - sconfinata ammirazione.

Trovo qualcosa di divino nel bambino che decide di fare il cowboy, che si sente felice lì, così, e che trasforma la sua vita in un sogno.

Un sogno, io vedo il western come un sogno, un luogo dell'anima dove ritrovarsi compagni di gioco, un gioco avvenuto molto tempo fa, molto tempo fa dimenticato.

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