Da siciliano non posso che esser contento che la mia regione quest'anno porti al Festival di Venezia più di un'opera. Penso ad esempio a Terraferma di Crialese in Concorso, a Scossa del quartetto Maselli-Gregoretti-Lizzani-Russo nel Fuori Concorso, al corto My name is Sid in Controcampo, all'esordio da regista di Donatella Finocchiaro con Andata e ritorno sempre in Controcampo e, ancora in Controcampo (ma è quasi naturale considerando che è la panoramica dedicata al cinema italiano), ci saranno anche la prima volta dietro la macchina da presa di Maria Grazia Cucinotta con il suo cortometraggio prodotto da Diva Universal (mica pizza e fichi) Il maestro e l'opera prima di Marco Dentici Caldo grigio, caldo nero.
Mi colpisce la straordinaria attenzione che i cineasti miei conterranei dedicano all'attualità della loro terra. Crialese racconta (o, per lo meno, parla anche di) l'immigrazione come fenomeno di integrazione nelle piccole isole (difficile non pensare a Lampedusa o Pantelleria e ai barconi della speranza vedendo le immagini di Linosa o leggendo le varie interviste che raccontano la storia di Timnit T., profuga diventata attrice per il film); Scossa rilegge il tristemente celebre terremoto che distrusse Messina e Reggio Calabria all'inizio del Novecento e i rimandi sono tutti alla forza di un popolo che a distanza di cento anni mantiene inalterata la propria dignità e l'attaccamento alla propria terra; Donatella Finocchiaro invece ha scelto di raccontare il legame che intercorre tra gli abitanti dell'isola e la terra stessa, ha intervistato Franco Battiato, Carmen Consoli e Lucia Sardo (tanto per fare dei nomi) e ha messo in luce come sia forte il cordone ombelicale che ci riporta tutti al cospetto di padre Etna e madre Conca d'Oro.
Marco Dentici, invece, per il suo esordio da regista ha scelto di denunciare un sistema che con logica gattopardesca tutto cambia e niente modifica. Cielo grigio, cielo nero parlerà di frane, alluvioni e morte; ci racconterà la speranza mutata ogni volta in disillusione. Ricordate le immagini di Giampilieri? Non sapete cosa è successo e cosa continua purtroppo a succedere? Provate a fare una ricerca su internet, troverete una data: 1 ottobre 2009. Troverete anche un altro numero: 31, il conto delle vittime per una burrasca autunnale.
Pensate che qualcosa sia cambiato da allora? No, vi rispondo io. La sicurezza di migliaia di cittadini è ancora sotto scacco, basta un temporale e si rischia una nuova tragedia. Marco Dentici almeno ha trovato la forza di denunciare, di dire, di raccontare e mostrare ciò che i telegiornali non vi diranno mai per non ferire "i sentimenti" dei governi nazionali e locali. Ma soprattutto ha trovato un mezzo, una singola freccia, per ridare dignità a quel comune oggi fantasma.
Caldo grigio, caldo nero (2011)
[ Italia 2011, Documentario, durata 80'] Regia di Marco Dentici
Con Maria Grazia Cucinotta, Nino Frassica, Ninni Bruschetta
La sera del primo ottobre del 2009, un violento nubifragio si abbatte sulla zona a sud della città di Messina, lungo la costa ionica, su un territorio a elevato rischio idrogeologico già in passato colpito da frane. Ne consegue un'alluvione che provoca 31 vittime e migliaia di sfollati. Con l'intervento di attori messinesi, come Maria Grazia Cucinotta, Nino Frassica e Ninni Bruschetta, il documentario ripercorre quei giorni e le conseguenze rimaste sotto gli occhi tutti, ponendo l'attenzione sulla mancanza di interventi volti a garantire la sicurezza delle cittadine colpite, sfigurate ormai dalla morte e dal successivo abbandono.
A Sud di Messina, il 25 Ottobre 2007 è una giornata come tante altre, scaldata dalla coda estiva siciliana. I palpiti e le geometrie che da molti anni scandiscono il ritmo della quotidianità vengono improvvisamente stravolti da un mesociclone che provoca, senza mietere vittime, danni e distruzione.
È solo il preludio della tragedia del 1° Ottobre 2009.
È pomeriggio inoltrato. La luce cede precocemente il posto al buio. Nella sonnolente atmosfera della loro casa, un nonno sonnecchia accanto alla nipotina di circa otto anni che, con timore crescente, osserva il cielo caricarsi di nuvole minacciose. Si scatena l'inferno e stavolta la violenza del nubifragio è di ben altra portata. Alla fine si conteranno 31 vittime e 6 dispersi.
Soccorsi. Feriti e cadaveri sotto montagne di fango e macerie. Funerali di Stato. Solidarietà, contestazioni. Gira la giostra delle colpe. Rimbalzano cifre, dichiarazioni di tecnici e politici. Tutti responsabili, nessun responsabile.
Dopo un anno e otto mesi il quadro non muta. A parte gli interventi sulla "messa in sicurezza" della collina assassina, i paesi sfigurati mostrano i doppi segni della morte e dell'abbandono.
Il film si chiude con la notizia al TG dell'ennesimo nubifragio nelle stesse zone colpite. Siamo a marzo 2011, periodo in cui il Governo Nazionale blocca i fondi Fas per la Sicilia.
Caldo grigio, caldo nero è un tentativo di ridare dignità alle comunità ferite, alle persone balzate con la loro morte all'effimera notorietà, così come i loro semisconosciuti paesi. Per il diritto delle nuove generazioni ad avere un futuro normale.
Girato nell'arco di un anno e mezzo, il film si avvale di riprese effettuate con telecamere professionali, con telefoni cellulari e videocamere amatoriali. Uno stile asciutto per una vicenda che va ben oltre la cronaca, fatta di segmenti di storie tracciati dagli occhi di un disperso senza nome. O dagli occhi di chi riavvolge il nastro della propria esistenza. E parlarne con la voce dei ricordi per non dimenticare.
Marco Dentici
Controcampo, prima proiezione: Sala Volpi, 5 settembre ore 17.
©® Pi. Ce.
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