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Cinema in anteprima: È stato il figlio, dal libro di Roberto Alajmo al film di Daniele Ciprì con Toni Servillo protagonista
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C'è un vecchio detto siciliano che, qualora venisse tradotto in italiano, recita pressapoco così: «Alla morte di un individuo corrisponde la fortuna di un altro». Dietro vi è tutta una filosofia, quasi cinica se vogliamo, che sottolinea come spesso una disgrazia sia foriera di eventi più lieti che accadono ai loro familiari.

 

Basterebbe questa introduzione per raccontarvi in poche parole lo spunto iniziale del libro È stato il figlio, pubblicato qualche anno fa dal mio concittadino Roberto Alajmo. Si tratta di un romanzo che, ambientato a Palermo, racconta quello che segue dopo la morte della piccola Serenella Ciraulo, uccisa da un proiettile vagante riconducibile a uno sparo tra esponenti mafiosi. Quella che è oggettivamente una tragedia di dimensioni abnormi dà il la a una vicenda incentrata sul potere dei soldi, sulle illusioni ad essi legate e sugli effetti derivanti da una ricchezza gestita da chi quella ricchezza non l'ha mai vista. Per dirla alla Camilleri, potrebbe sembrare una storia di pirocchi arrinusciuti, gente che all'improvviso fa il salto, perdendo staffe e controllo a contatto con i soldi.

 

Quello che succede è semplice: per la morte della bambina, lo Stato stabilisce un risarcimento di 220 milioni di lire da assegnare alla famiglia. Poveri come tutti coloro che abitano nei casermoni palermitani dello Zen o nei pressi dei quartieri vicino alla costa (le zone più degradate del quartiere Oreto, della Kalsa, della Bandita, dello Sperone o di Brancaccio), luoghi in cui se sei fortunato finisci spacciatore o incaprettato per aver pestato i piedi allo zio Totò o al compare Calogero, i Ciraulo cominciano ad assumere comportamenti lontani dal loro stile di vita: in attesa di vedere la somma, spendono e spandono i loro risparmi, ricorrendo anche ai prestiti di uno strozzino, tanto i soldi sono al sicuro...

 

E, in quest'ottica, il capofamiglia Nicola si concede il lusso di acquistare una fiammeggiante auto di lusso, nera e lucida, su cui ripone sogni, speranze e aspettative. Passare dalla Ritmo bianca, simbolo di un proletariato di stenti, alla nuova vettura significa elevare il suo status sociale, attribuirsi una nuova importanza, crearsi un'immagine che ridia credibilità a una vita vissuta sottotono.

 

Ma quanto dura tutto ciò? Un giorno, una settimana, un mese? E, si... Nicola Ciraulo tanto fortunato non è, la sfiga fa da sottofondo alla sua esistenza: un graffio alla portiera infrange il suo sogno e la cosa più grave è che il responsabile sia il figlio Tancredi, sempre così mite e discreto. Come può proprio lui infliggere un tal colpo all'orgoglio paterno?

 

Immagino che molti di voi abbiano vissuto in prima persona la scena. Urla a non finire, un graffio e mille paranoie sul concetto di responsabilità... qualche giorno di mutria e poi via, si riparte dalla normalità. Ma non in casa Ciraulo. Nicola viene ammazzato e per la madre e la polizia non ci sono dubbi: è stato il figlio, cosa di picciotti... ma è andata realmente così? O sotto c'è qualcos'altro?

 

Beh, se non avete letto il libro non ve lo spiego... aspetto però che andiate al cinema nel momento in cui uscirà il film di Daniele Ciprì. Ricordate CinicoTv, Lo zio di Brooklyn, Totò che visse due volte o Il ritorno di Cagliostro? No, beh... vi rimando a Peppe Comune che qui ha ben espresso la poetica dei film del duo Ciprì&Maresco, ormai separati e verso lidi differenti. 

 

Daniele Ciprì ha appena finito di ultimare le riprese del suo primo film da solista in Puglia (non mi chiedete perché in Puglia e non in Sicilia, mi vergogno della risposta: da noi nessuno rispondeva e il regista ha scelto altre strade). Ha scelto Toni Servillo per il ruolo di Nicola Ciraulo e l'esordiente Fabrizio Falco per il ruolo del figlio Tancredi. Completano il cast Alfredo Castro (che nei panni di un pover'uomo che vive di elemosina all'interno degli uffici postali farà da Virgilio raccontando tutta la vicenda a un cliente), Pier Giorgio Bellocchio (nei panni del cliente che ascolta la storia), Gisella Volodi (nei panni di mamma Ciraulo), Benedetto Raneli (nonno Ciraulo) e Aurora Quattrocchi (nonna Ciraulo).

 

E, com'è mia abitudine con i set italiani, vi mostro delle foto fresche fresche, direttamente dal set e mai viste. Gli scatti sono stati realizzati e ceduti a titolo gratuito da Maila Iacovelli e Fabio Zayed (per Spot the Difference) e a loro va ovviamente il mio grazie.

 

 

 

 

 

Per chi volesse, inoltre, qui è disponibile anche un backstage video.

 

 

 

 

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