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-"A Nudo" 1: Maghella-....la prima magia di Maga Magò
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Oggi tocca a me mettermi "a nudo", non vi parlerò di gatti, né farò "miao", né vi parlerò di "teneri serial Killer", ma cercherò di spiegare come tutto questo mio raccontare ha avuto inizio, intanto comincerò col dire che mi chiamo Alessandra, ma Maghella è la parte migliore di me, quella che più mi piace mostrare...

Sono nata figlia unica, in un palazzone di 8 piani ho trascorso la mia solitaria ma felice infanzia. Fatta di piccole cose, giochi, personaggi inventati complice la fantasia e i tanti film, che guardavo con i genitori, o all'oratorio, o la domenica pomeriggio al cinema con il babbo...anzi, anche la domenica mattina, in alcune sale proiettavano film giapponesi di fantascienza con vendita di enciclopedie finale.

Stando sempre molto da sola, giocando quasi sempre da sola...ho sviluppato tutto un mondo, fatto di sottili equilibri, di personaggi inventati, che mi rimanevano accanto anche quando avevo la fortuna di trovare qualche compagnetto/a di giochi.

A scuola, il primo giorno di scuola me lo ricordo come un incubo: confusione, bambini che avevano merende impensabili nella cartella, il grembiule con il colletto troppo stretto e l'ansia di potermi sedere accanto all'amichetta dell'asilo: la Niky! Non ci riuscì, ero già alta, e mi misero subito in fondo all'aula, nell'angolo, accanto ad un maschio, cosa che per una femmina di 6 anni è quasi un insulto, è come se già mi avessero dato del maschiaccio, ghettizzata!

 

Ecco che il mio mondo di personaggi mi è venuto incontro, i miei “personaggi” mi sono corsi in aiuto, mi hanno aperto l'astuccio, e ancora ricordo l'odore, anzi il profumo di matite nuove, di colla cocoina, di lapis appena appuntito che subito mi ha fatto stare meglio.

Sono la magnifica, la splendida..Maga Magò”...e così da piccolissima ho cominciato con le mie magie...eh, sì..le magie della Maga Magò, quelle della strega un po' buffa, che si trasforma in tante bestie, piccole o giganti, che sfida quelli più grandi di lei, che brutta si sente bella, che però rimane sconfitta perché non è all'altezza dell'intelligenza del Mago Merlino!!

 

Pasticciona lo sono sempre stata, distratta idem, chiacchierona si sa, ma i primi giorni di scuola sono sempre stata silenziosa, nascosta e impaurita...Se non fosse stato per le mie magie, per le matite colorate che mi infondevano quel poco di buonumore necessario per affrontare quelle 4 ore seduta, credo che non sarei riuscita a sopravvivere. Volevo essere una bidella, con la mamma a casa, in bagno a fare la pipì, con la mia amica Niky che era seduta troppo lontana da me, e che già vedevo scambiarsi le gomme colorate con un altra bambina, ben pettinata, con una super merenda, con i quaderni con le copertine e le etichette con i nomi.

 

Ti prego Maga Magò, trasforma i miei quaderni da maschio in quelli bellini da femmina, mettimi anche a me la merenda buona nella cartella, fammi passare la voglia di andare a fare la pipì....Maga Magò portami via di qui”.

 

L'ora della ricreazione, tutta quella libertà che fa paura, quando ci si sente davvero fuori luogo.

Maga Magò...cantami la tua canzoncina, trasformami in un uccellino e fammi volare via, oppure in un gattino che tutti vogliono accarezzare, oppure fai venire la mia mamma a riprendermi.....”

 

Invece riuscì ad alzarmi dal banco, anche perché il maschio (credo si chiamasse Marcello, ma la memoria inizia davvero ad avere delle lacune) che era accanto a me era già corso fuori a giocare con gli altri maschi, e anche le bambine si stavano dividendo in pericolosi gruppetti...perciò io e la Maga Magò nel mio cervello non trovammo di meglio da fare che andare a scovare dei gessetti colorati, e cominciai a fare disegni sulla lavagna ancora pulitissima....Credo che fu davvero la Maga Magò a farmi fare quei disegni bellissimi, di facce, fiori e case: il mio Paesone! Le bambine si fecero tutte vicine, la Niki per prima, e questo mi rasserenò molto...Poi la campanella, i maschi rientrarono, io ero sporca di gesso sul grembiule, le mani tutte polverose, la maestra (Ornella, questo non lo scorderò mai) mi rimproverò tanto, perché i gessi colorati non si potevano usare per fare i disegni e giocare...Ma lasciò il mio “Paesone colorato” sulla lavagna, senza cancellarlo.

 

Si sa, la Maga Magò è cattiva, poco intelligente e dispettosissima, non mi sono certo trovata una buona compagnia, per le mie magie...Ma ripensandoci ora: chi altri poteva trasformare delle matite colorate in un astuccio in gessetti colorati proibiti, per fare un Paesone colorato, in un'aula triste di una scuola di periferia? La Maga Magò!

 

Così è nata la mia passione per i “cattivi”, per quelli che rimangono all'angolo, che fanno cose che non vanno fatte, proibite. La Maga Magò è cresciuta, e si è fatta più audace e meno bonacciona, scovando per me magie sempre più elaborate e ricercate, che fanno sempre più fatica a fare effetto, ma apprezzo le sue buone intenzioni. Le matite colorate di quel giorno sono diventate armi potentissime negli anni, che hanno fatto scudo a tanti dolori e incomprensioni.

Riguardo la Maghella bambina e ci ritrovo tante cose della Maghella donna, forse la Maga Magò quel giorno ha fatto un altro incantesimo, ha lasciato in me quella dose di infantilismo che mi permette di poter giocare e trasformare le cose, come le matite in gessetti, permettendomi di trovare il coraggio che altrimenti non avrei, come quello di scrivere qui, e trasformare i miei astrusi pensieri in parole scritte. Pensieri fatti di matite colorate, post di gessetti proibiti, e il sito non è molto differente da quella classe di tanti anni fa...e neppure io. L'unico rimpianto è che non c'è più la mia mamma a venirmi a prendere all'uscita da scuola, anzi a più nessuna uscita, e a darmi quel conforto che tanto mi faceva stare bene, la sua mano non la stringo più da troppi anni, e questa è una maledizione di qualche mago crudele...le mie magie sono valse a poco in quel caso, ho dovuto affrontare trasformazioni degne di un film di Cronenberg.

 

Conservo il ricordo del mio primo giorno di scuola come di qualcosa di tremendamente ansioso e imbarazzante, e forse, voglio essere davvero sincera, non so se tutto è nato lì o prima ancora, ma la necessità di crearmi un mondo alternativo, fatto di esclusi e solitari è nato proprio in quel banco in fondo all'aula. Conosco la solitudine, l'ho imparata a conoscere proprio quando mi sono trovata in mezzo a tanta gente, quando mi sono trovata in gruppo, quando percepivo gli “altri” intorno a me, e dovevo sforzarmi di interagire, di mostrarmi.

Conosco la solitudine di quella piccola Maghella del primo giorno di scuola, perché è la solita di tanti altri giorni, anche felici ma che hanno sempre avuto un vuoto, che colmavo solo con le mie “magie” che naturalmente hanno un senso solo per me e troppo spesso lasciano perplessi chi mi sta accanto.

Non c'è molta soluzione, non ci sono pozioni da bere, è uno stato mentale, la mia natura...Per questo ho imparato a tacere certi miei pensieri, le mie ansie e i miei silenzi li tengo per me, non sopporto più gli sguardi di chi mi sta accanto e non comprende, perciò continuo a fare “disegni” colorati su lavagne che non si vedono, ma che continuano ad esserci, più nere che mai, nelle mie giornate, e sento più vicino così delle presenze che fanno parte di me e mi aiutano a continuare il mio cammino.

Termino questo mio “disegno”, schizzando un ricordo al quale tengo molto: mia madre che mi viene a prendere a scuola.

Piccolina, molto carina, mi vedeva sempre prima lei. Aveva un neo sul collo, mi piaceva tanto baciarla lì, era il mio “posto dei baci”, invece lei quando mi prendeva la manina, aveva la brutta abitudine di toccarmi le unghie, e io non lo sopportavo...facevo di tutto per liberarmi dalla presa. Le davo subito la cartella che tenevo sulle spalle, e cominciavano le sue domande e le mie risposte. Si camminava lungo i portici insieme ad altre mamme e miei compagni, ma era dopo il secondo semaforo che si faceva l'ultimo pezzo di strada io e lei da sole, le ridavo la mano, mi diceva cosa mi aveva preparato da mangiare, se non avevo troppi compiti mi avrebbe portato fuori...

E' un “disegno” semplice, di pochi tratti, con due colori: il verde del suo cappotto e il grigio del carboncino, senza sfumature, senza contorni, e 2 mani che almeno lì non si separano.

 

 

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