Credo che ancora oggi, a distanza di ben 8 anni, siano in pochi a conoscere Carnivale, serie televisiva prodotta dall'autorevole canale satellitare americano HBO (Sex and City, I Soprano, Six Feet Under) e ideata da Daniel Knauf. Le colpe, come è facile intuire sono tutte da imputare ad una cattiva programmazione televisiva, oltre alla difficoltà di inserire sul mercato un prodotto qualitativamente troppo alto per gli standard comuni. Carnivale è un prodotto di nicchia, quella nicchia che si identifica in una ideologia da molti difesa e appoggiata, ovvero che le serie televisive, oggi, sono qualitativamente superiori a qualsiasi prodotto cinematografico in circolazione. Basterebbe citare Dexter e Six Feet Under per crederli ed entrare a far parte di questo partito.Ma a volte la qualità non basta, soprattutto per una serie come Carnivale, troppo dispendiosa per durare più di due stagioni, interrompendo, molto probabilmente, un flusso narrativo che avrebbe voluto che la storia continuasse ancora per un po'. Si dice infatti, che lo stesso Daniel Knauf, vistosi tagliare i fondi per una possibile terza serie, si sia rivolto poi alla Show Time. Questo succedeva nel 2005. Possiamo quindi rassegnarci oggi, ad ogni possibile ripensamento e considerare Carnivale come un capitolo chiuso, per quanto incompleto. Eppure mi riesce difficile non pensare, che dopotutto, è un bene che questo serial si sia concluso in quel preciso momento, lasciando ogni possibilità di sviluppo all'immaginazione dello spettatore. Perchè questo? Fondamentalmente per una questione tematica. Carnivale affonda le sue radici nel più antico dei temi: la lotta fra bene e male. Ma attenzione le modalità di svolgimento del tema sono tutt'altro che classiche o scontate. Non ha niente da invidiare alle opere postmoderne di Lynch. Cito lui, perché Carnivale, deve tanto al regista di Inland Empire. Uno dei protagonisti della serie è infatti il nanetto di Twin Peaks.Ma ritorniamo al tema. Bene e male, entrambi in lotta per l'ottenimento del "dono" assoluto, ovvero la possibilità di donare e di togliere l'elemento più prezioso dell'esistenza: la vita. Come ho già detto il tema è antico come il mondo e credo che nella sua primitività si evidenzia la sua capacità infinitesimale e quindi "seriale" di prolungarsi in eterno. Dalla nascita dell'uomo ad oggi. Carnivale, quindi avrebbe potuto mostrarci ancora e ancora le possibilità di incontro e scontro tra le due fazioni rivali. Ma in questo continuum ci avrebbe semplicemente rappresentato solo ed esclusivamente la ripetitività e la non-conclusione di una lotta, eterna e senza fine. Non può esistere una puntata finale per una serie come Carnivale. L'unico finale possibile è il giudizio universale, e quindi la catastrofe e il riaffermarsi del nulla.
Roberto Mazzarelli
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