Come credo ormai sappiate, nei giorni scorsi è stato comunicato dal direttore Olivier Pére il cartellone del prossimo Festival del Film di Locarno, che si terrà nella cittadina svizzera dal 3 al 13 agosto. Poiché sarebbe stato semplice copiare e incollare l'elenco dei più di 200 film presenti alla manifestazione, ho preferito prendermi qualche giorno di tempo per recuperare più informazioni possibili sulle pellicole, capire di cosa parlassero o a che genere appartenessero.
E, dunque, suddividendo l'argomento in vari post, qui mi soffermo soltanto sulla principale sezione: il Concorso Internazionale, vera anima della rassegna.
CONCORSO INTERNAZIONALE
A conterdersi il Pardo d'Oro saranno 20 opere, di giovani autori contemporanei e di cineasti affermati, il cui talento è stato consacrato anche da rassegne più blasonate, come il Festival di Cannes.
Per un italiano, è impossibile non partire con la nostra unica opera in concorso: Sette opere di misericordia, il caravaggesco titolo del film proposto dai fratelli De Serio e la cui trama è incentrata sul rapporto che si instaura tra due vite al margine, il dolore e il disagio dei bassifondi di un'adolescente rumena incontrano la solitudine e la morte sempre più incombente di un anziano signore in un percorso di confronti e formazione che ridà speranza ad entrambi. Forti dell'interpretazione di Roberto Herlitzka, i De Serio puntano sul volto dell'emergente Olimpia Melinte e a giudicare dalle prime immagini sembrano aver scoperto un nuovo talento.
Dal Sud America, per l'esattezza dall'Argentina, arriva Back to Stay di Milagros Mumenthaler, il racconto della delicata e sofferta vicenda di tre sorelle di un piccolo sobborgo di Buenos Aires, costrette a fare i conti con la vita dopo la morte della nonna che le ha allevate, un universo di desolazione e isolamento chiamato a ricercare la propria identità e libertà. Dal Cile, invece, proviene l'opera The Year of the Tiger di Sebastian Lelio, che prendendo spunto dal violento terremoto che sconvolse l'anno scorso l'intero Paese si concentra sul rapporto che si instaura tra un evaso e un contadino fanatico, affiancando l'apocalittica e distruttiva forza della natura a una riflessione più ampia sulla religione, sui demoni e sugli dei.
Salendo di latitudine, arriviamo ai film provenienti dagli Stati Uniti. Il primo titolo è Another Earth di Mike Cahill, un film che ho avuto la fortuna di vedere grazie a un amico d'oltreoceano, impegnato nella sua promozione commerciale: un altro pianeta, specchio del nostro, si affaccia all'orizzonte e muta per sempre i destini dei terrestri, in un crescendo drammatico che nel finale raggiunge quella speranza che dovrebbe essere insita in ognuno di noi.
In Terri di Azazel Jacobs, invece, si cambia tono e si affronta in maniera quasi grottesca il tema del disadattamento di un ragazzo obeso e alienato dal mondo, che il vicepreside della scuola prova a portare su una dimensione più terrena e integrata. Lo si è intravisto al Sundance Festival, ora sarà proiettato integralmente per la prima volta.
Ultimo titolo proveniente dagli Usa, in coproduzione con la Germania, è The Loneliest Planet di Julia Loktev: due fidanzati in escursione sulle montagne caucasiche, in un luogo ostile e deserto in cui si è combattuto lo scontro armato tra Russia e Cecenia, alle prese con sospetti e tradimenti in un ambiente aperto che si rivela sempre più claustrofobico. Spunto abbastanza visto ma occorre vedere come la regista ha risolto i dubbi sull'originalità.
Come al solito, le vere sorprese potrebbero venire dal Medioriente e dai paesi del Maghreb. In gara dalla Libia troviamo Beirut Hotel di Danielle Arbid, una storia d'amore e di tensioni, fughe e spionaggio che si dipana per dieci giorni nell'attuale Libano tra una giovane cantante e un avvocato francese. Da Israele, invece, troviamo Policeman di Nadav Lapid: un poliziotto della sezione antiterrorismo entra in contatto con un gruppo di radicalisti, aprendo lo scenario a una serie di conflitti interiori che in un crescendo di violenza raggiungono lo stesso livello dei conflitti sociomilitari che divampano nella martoriata nazione. E, sempre da Israele, dopo 4 anni di preparazione arriva Last Days in Jerusalem di Tawfik Abu Wael, il racconto intimo di una coppia in crisi che prova ad evitare la separazione riportando su un palco teatrale i dolori vissuti nella loro relazione, ricercando una via d'espiazione pubblica per le colpe commesse.
Il corpus maggiore, ovviamente, arriva dall'Europa. Dalla Romania, grande interesse suscita il film d'animazione Crulic – The Path to Beyond di Anca Damian: tratto da una storia vera, miseria e ingiustizia carceraria si incontrano con l'indifferenza generale che porta alla morte il giovane Crulic, accusato di un banalissimo furto. Così, come dalla Romania arriva anche la commedia drammatica Best Intentions di Adrian Sitaru: un trentacinquenne di successo deve scontrarsi con le ataviche convinzioni del padre sulle cure da prestare alla madre, colpita da un ictus.
Dalla Francia arrivano, invece, ben cinque titoli, tra produzioni e coproduzioni. Si parte con Last Screening di Laurent Achard, un mix di elementi drammatici, horror e sul filo della tensione: il proprietario di un piccolo cinema d'essai si sente responsabile del suicidio della madre e in suo onore commette atroci omicidi in giro per la città, raccogliendo parti anatomiche o oggetti delle vittime come ex voto. Smugglers’ Songs di Rabah Ameur-Zaïmeche ci riporta indietro nel tempo, tra briganti e aristocratici di Francia, raccontando le traversie del contrabbandiere Mandrin e la diffusione delle chanson de geste da lui ispirate. Attenzione particolare, invece, su Low Life di Nicolas Klotz e Elisabeth Perceval: sguardo di denucia sulla vita degli immigrati a Parigi e sui rapporti con le forze di polizia, in piena epoca di Sarkozy e sullo sfondo dei movimenti politici studenteschi. Film intimistico e contrassegnato dalla forza di una natura ostile, capace di generare indifferenza in un piccolo villaggio di pescatori, è Mangrove di Frédéric Choffat e Julie Gilbert: una donna ritorna al paese natale per chiudere i conti con un passato doloroso e per perdonare coloro che ne ritiene i responsabili indiretti. Dopo Tutto è perdonato e Il padre dei miei figli, grande fermento vi è anche per la terza opera di Mia Hansen-Løve, Un amour de jeunesse, storia di un amore adolescenziale che tra allontanamenti e riavvicinamenti si dipana per 8 anni e segna per sempre la vita dei protagonisti.
Dall'Olanda sarà in gara Among Us di Marco van Geffen: immigrazione, integrazione e diffidenza verso il nuovo arrivato sono al centro della storia della polacca Ewa, arrivata in Olanda come ragazza alla pari e non creduta da nessuno quando scopre l'identità di uno stupratore, un borghese lontano da ogni sospetto.
Dalla Svizzera, tematica simile ma affrontata in chiave documentaristica è al centro di Vol Spécial di Fernand Melgar, il racconto di esistenze il cui sogno si scontra con la rigidità delle burocrazie europee: i voli speciali sono infatti quelli che le nazioni organizzano per rimpatriare tutti gli immigrati senza documenti in regola o a cui viene negato il visto. Si attendono polemiche dopo che lo scorso anno il governo e la polizia elvetica furono al centro di uno scandalo nato dopo la morte di un extracomunitario ventinovenne sulla pista dell'aeroporto di Zurigo per le conseguenze delle percosse ricevute da chi, contro il suo volere, voleva costringerlo a partire.
Per chiudere, andiamo in Estremo Oriente, in Giappone. Nonostante quanto ci si aspettasse solo due titoli arrivano in gara: Tokyo Park di Shinji Aoyama, che racconta le vicende di un tardoadolescente alle prese con la revisione dei suoi rapporti con l'altro sesso dopo aver rivisto in una donna spiata per lavoro l'ombra della madre, e Saudade del giovane Katsuya Komita, un lungo film che mischia toni drammatici ad esagerazioni grottesche nel raccontare le difficoltà di un gruppo di giovani, figli di immigrati, in una piccola città come Kofu.
Nei prossimi giorni, appuntamento con le sezioni collaterali che hanno molte sorprese in serbo per il cinema italiano, a partire da Inconscio italiano di Luca Guadagnino fino ad arrivare al progetto collettivo Milano 55,1.
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