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I bambini li guardano: Jurassic Park
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I bambini li guardano è una rubrica settimanale di Cinerepublic in cui gli autori raccontano, in forma di cronaca dal salotto di casa, la visione di un film per grandi ad altri genitori audaci desiderosi di allargare gli orizzonti cinematografici dei propri figli.

 

                                                                                                                    

 

 

Jurassic Park (1992)

di Steven Spielberg con Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum, Richard Attenborough, Ariana Richards, Joseph Mazzello

 

 

 

Ovvero dell’incontro più “vero” tra Niccolò e il T-Rex.

 

Sono molti i bambini innamorati dei dinosauri e in genere il T-Rex è quello che colpisce e affascina più di tutti, per la grandezza e la ferocia. Io me lo immaginavo sempre vittorioso nelle battaglie coi triceratopi, come fosse un eroe da ammirare.

 

Una cosa è certa: il T-Rex piace molto anche a Niccolò e anche lui, come me, ne ha subito perdutamente il fascino. Sarà la posizione eretta, sarà che viene sempre presentato in immagini a colori molto cruente, sarà per la sua maestosità o per la leggenda che rappresenta, per Niccolò il T-Rex è sempre stato un mito.

 

Tutto è cominciato da Toy Story. Lì Rex è un bamboccione che si mischia agli altri giocattoli e non si distingue per delle particolari doti di coraggio o sovranità.

Dopodiché l'interesse per T-Rex si è alimentato di altri cartoni e ancor di più dai parchi tematici dove i dinosauri ci sono, anche se sono finti. Al parco di Pombia, di fronte ai dinosauri di plastica, Niccolò mi dice: "ma questi non sono veri!" e io giù a spiegargli che i dinosauri non esistono più, ma sono esistiti... insomma le solite storie tra genitori e bambini.

 

Così una sera, preso dai miei ricordi giovanili e dalle mie nostalgie adolescenziali, decido di invitare Niccolò a vedere Jurassic Park. Che titolo scontato, si potrebbe pensare! Dire Jurassic Park, nella mia mente, era come dire Disney, ma avevo sottovalutato l'impatto visivo di Spielberg. Erano praticamente 20 anni che non vedevo quel film e non mi ricordavo molto bene la storia, a parte i velociraptor e gli inseguimenti finali.

 

Un bel film d'avventura non può che piacergli, penso. E infatti è così, anche se il risultato all'inizio non era così scontato, né prevedibile. Nella parte iniziale il film è molto didascalico, ripercorre e soffre troppo del libro di Crichton e anche Niccolò soffre tremendamente della non azione. La genesi del parco, della clonazione, questi sono dettagli che appassionano molto di più gli adulti che i bambini e infatti, mentre ascolto con l'orecchio sinistro il film, col destro ascolto Niccolò che continua a chiedermi: "quando arriva il T-Rex?" perdendosi i dialoghi e le spiegazioni iniziali.

 

Finalmente arriva un elicottero che promette di movimentare la storia. Gli archeologi vengono portati sull'isola e la storia comincia ad attirare l'attenzione di Niccolò che guarda con stupore il tour e ripete i nomi dei dinosauri. All'improvviso commenta: "perché non si vede nessun dinosauro?" e nel film i bambini fanno lo stesso commento. Sembra che Spielperg sapesse che a quel punto un bambino avrebbe fatto quella domanda. Ed ecco che l'attesa, ben preparata, finalmente viene ripagata: bellissimi brachiosauri pascolano vicino a un'oasi bellissima. Lo spettacolo è per gli occhi di tutta la famiglia.

 

Niccolò è rapito, segue e non fa quasi più domande; ne conserva solo una: "quando arriva il T-Rex?". Pazienza, pazienza. Nel frattempo si gode lo spettacolo della nascita con la schiusa delle uova. Non l'aveva mai visto, per lui è tutto una novità incredibile e dentro di me rivaluto anche il valore divulgativo dell'opera di Spielberg.

 

Finalmente inizia l'azione. Arriva il ciclone, salta la corrente e il T-Rex si mostra, spaventoso, rapido, più aggressivo che mai. E' un attimo e si mangia in un boccone un uomo, cerca di ribaltare le auto per mangiarsi i bambini che ci sono dentro. Niccolò è immobilizzato, gli occhi fissi sullo schermo, potrei dire il terrore nei suoi occhi, ma a dire il vero non li ho visti perché si era completamente sporto in avanti, seduto sulla punta del divano. Il film l'ha conquistato, anche la violenza del T-Rex.

 

Passa il tempo velocemente, gli effetti sonori, la storia, tutto ci attira nello schermo e siamo tutti lì a tifare per i bambini che se la vedono coi velociraptor, per gli archeologi che troveranno una soluzione. Alla fine arriva il T-Rex a salvare tutti e Niccolò dice: "perché il T-Rex li vuole aiutare?". Gli spiego che il T-Rex non li vuole assolutamente aiutare, ma per caso e fortuna arriva nel momento giusto a mangiarsi un velociraptor.

 

Insomma il film si chiude e io chiedo a Niccolò se gli è piaciuto. Ovviamente dice di no, ma nella sua testa ci sono ancora tutti quei dinosauri e la violenza della natura.

Andiamo a dormire, commento con mia moglie che non l'abbiamo mai visto così preso da un film: inchiodato alla schermo, letteralmente. Per la prima volta non ha voluto sdraiarsi a vedere un film, ma l'ha visto in punta di divano con tutta la sua attenzione.

 

Ma col sonno viene svelato tutto l'orrore che Niccolò ha percepito e non ha confessato: si sveglia nel cuore della notte e piangendo mi chiama dalla sua stanza, terrorizzato e immobilizzato, tutto sudato, perché deve andare in bagno e ha paura che un T-Rex possa aggredirlo! In quel momento ho avuto la certezza che avevo sottovalutato il film, l'impatto che aveva avuto su di me, a 15 anni, fu fantastico, per Niccolò, a 4 anni e mezzo, deve essere stato un mezzo trauma. Non più dinosauri mitici e buoni, ma crudeli e senza scrupoli. Il T-Rex, terrore dei dinosauri, è anche il terrore degli uomini. Il suo mito si è accresciuto.

Affronto subito la paura di Niccolò spiegandogli che un T-Rex in casa nostra non riesce a entrare perché abbiamo i muri troppo piccoli. Lui non pensa che i muri possono essere facilmente abbattuti e mi crede. Per fugare ogni dubbio gli spiego il trucco del cinema: è fantasia, è una storia, gli dico, come Alice nel paese delle meraviglie, raccontata per far divertire le persone. I dinosauri si sono estinti, non esistono più e quelli usati nel film erano giocattoloni radiocomandati. Lui capisce, si rilassa e torna a dormire.

 

Ha superato bene la paura, perché non ha più manifestato quel terrore. Però ho pensato: anche i titoli che do per scontato dovrei analizzarli meglio, soprattutto sul momento del giorno in cui mostrarglieli. Probabilmente lo stesso film visto di pomeriggio avrebbe sortito un effetto diverso, perché avrebbe lasciato a Niccolò il tempo di metabolizzare il terrore accumulato. Invece andando subito a dormire credo che l'influenza del film sia stata accentuata.

Sono rimasto un po' sconcertato e ho cercato nella mia infanzia emozioni simili, per capire, ma anche per consolarmi. Pazienza, se penso a quante volte mi sono svegliato io nel cuore della notte, bloccato dalla paura, sudando freddo, sentendo ogni rumore come fosse una minaccia, e tacevo pure, non avevo neanche il coraggio di chiedere soccorso! Lui per lo meno quel coraggio l'ha avuto... è decisamente più temerario di me! E poi in fin dei conti anche queste sensazioni fanno parte della crescita!

 

 

 

Per approfondire:

 

 

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* Si qualifichi! 

 

 

I temi che possiamo proporre ai nostri figli sono tantissimi, il cinema è una fonte infinita di immagini, suggestioni, sogni più o meno resi reali, almeno nello spazio di un film.

 

Scegliere un film di facile successo per un bambino come mio figlio è abbastanza facile: basta individuare un soggetto che lo attragga, anticipargli qualcosa su quel film e poi sedersi di fianco a lui e proporgli una serata in casa con popcorn e film.

 

La voglia di condividere questa esperienza nasce più dal dopo visione, nell’effetto che la violenza può avere sui bambini, nelle emozioni che il cinema sollecita e trasmette a tutti gli spettatori. In questo caso la natura viene mostrata per quello che è, ci si può fare poco e forse fa meno terrore perché è una natura non comune. Ma anche nella vita reale la natura non risparmia e non aiuta. Dona e in quanto donatrice di vita si prende la vita per creare altra vita.

 

Dopo la visione del film, per diversi giorni ho chiesto ai miei amici se secondo loro Jurassic Park fosse un film adatto ai bambini. Molti di loro, conoscendo l’età di Niccolò, mi dicevano di sì, ma per bambini intorno agli 8 anni, almeno. Io non ci avevo pensato e ho provato e anche se ero mortificato con mio figlio per la paura che aveva provato, ero comunque contento di avere condiviso con lui quell’emozione e di avere arricchito, anche in quell’occasione, il mio rapporto con lui.

 

Sebbene ritenga Jurassic Park un film carino, ma non un riferimento nel mio ideale di cinema, non posso negare che è stata per Crichton e Spielberg (e anche per me) una buona occasione per interrogarsi sulla vanità dell’uomo che crede di dominare il mondo, di potere controllare qualsiasi cosa, come se non fosse un ingranaggio della natura, ma come se lui stesso fosse la Natura e la Natura una sua creazione o una sua preda. E questa riflessione è più che mai attuale, dai terremoti agli tsunami, il delirio onnipotente dell’uomo è semplicemente un nulla di cui bisognerà, prima o poi, prendere coscienza: siamo predatori della nostra stessa vita.

 

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  2. Neve Che Vola
    di Neve Che Vola

    Heinrich Neuhaus, Bach: Preludio e fuga in sol minore, dal primo libro del "Clavicembalo ben temperato"

    http://www.youtube.com/watch?v=_UwQqePIpRA

    Skrjabin Sonata n.10 op.70

    http://www.youtube.com/watch?v=WGP4EjPW-Rw

  3. Neve Che Vola
    di Neve Che Vola

    Avevo originariamente avuto intenzione di riflettere su questa storiella, che lo psicologo James Hillman racconta all'inizio del suo libretto "Puer Aeternus", ma siccome temevo mi mettesse in difficoltà costringendomi a rileggerlo - potrei ricordare male - non l'ho fatto. Tuttavia la storiella può essere adatta alla discussione, anche se non proprio direttamente.
    Il tema centrale del libro è la domanda "quali sono gli effetti psicologici del tradimento"?
    Ecco di seguito, dal libro (Ed.Adelphi).


    C'è una storiella ebraica, una delle solite barzellette degli ebrei sugli ebrei, che dice:

    "Un padre, volendo insegnare al figlio ad essere meno pauroso, ad avere più coraggio, lo fa saltare dai gradini di una scala. Lo mette in piedi sul secondo gradino e gli dice:

    "Salta, che ti prendo".

    Il bambino salta. Poi lo piazza sul terzo gradino, dicendo:

    "Salta, che ti prendo".

    Il bambino ha paura ma, poichè si fida del padre, fa come questo gli dice e salta tra le sue braccia. Quindi il padre lo sistema sul quarto gradino, e poi sul quinto, dicendo ogni volta:

    "Salta, che ti prendo",

    e ogni volta il bambino salta e il padre lo afferra prontamente. Continuano così per un pò. A un certo punto il bambino è su un gradino molto in alto, ma salta ugualmente, come in precedenza; questa volta però il padre si tira indietro, e il bambino cade lungo e disteso. Mentre tutto sanguinante e piangente si rimette in piedi, il padre gli dice:

    "Così impari: mai fidarti di un ebreo, neanche se è tuo padre".

    Questa storiella contiene qualcosa che va al di là del suo apparente antisemitismo - tanto più che si tratta con ogni probabilità di unastoriella ebraica. Io credo che abbia ualcosa da dire riguardo al nostro tema: il tradimento. Per esempio: perchè bisogna insegnare a un ragazzino a non fidarsi? e a non fidarsi di un ebreo? A non fidarsi del suo stesso padre? Che cosa significa essere traditi dal proprio padre, o da una persona che ci è vicina? E per un padre, per un uomo, che cosa significa tradire qualcuno che si fida di lui? Che senso ha il tradimento nella vita psicologica? Queste saranno le nostre domande.


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    C'è un telefilm inarrivabile, sul tema, della serie "Alfred Hitchcock presenta", che si intitola "Il giorno del destino", l'hai visto?

  4. cantautoredelnulla
    di cantautoredelnulla

    Sublime interpretazione quella di Neuhaus, era quello che mi ci voleva dopo una giornata deprimente come questa: mi ha fatto tornare il sorriso! Io credo che un genitore non debba tradire un figlio, ma che un figlio si fidi di un genitore mettendone in dubbio le certezze perché un genitore, in quanto uomo, ha delle certezze che non sono mai tali, ma risultano vane speranze! L'incertezza è scomoda, ma è la relatività della nostra percezione della vita che non può darci altro. Non conosco il telefilm che citi, o meglio magari l'ho visto, ma non lo ricordo. Per caso hai la serie? :D

  5. Neve Che Vola
    di Neve Che Vola

    Sì, ne ho una parte. In Italia non è mai stata pubblicata intera, e forse neanche trasmessa (mi pare siano circa trecento episodi).

    Il giorno del destino (Day of the Bullet), coglie alcuni aspetti con estrema finezza. Inizia con un uomo che, passeggiando al mattino per le vie di New York, si ferma di colpo, leggendo la notizia di un giornale.
    Pensa, guardando il titolo e la foto che mostra un uomo colpito a morte e con la testa riversa all'indietro nella sua auto:

    "Ecco quale è stata la sua fine: è stata ucciso al volante della sua grossa macchina, il re dei racket! E' morto la scorsa notte, ma il destino aveva premuto il grilletto di quell'arma trentacinque anni fa. Accadde esattamente trentacinque anni fa, a Brooklyn. Io ero ancora un ragazzo..."

    Un altro episodio clamoroso, questo però della durata di 50 minuti, è "Vicino pericoloso", su un bambino feroce.

  6. Neve Che Vola
    di Neve Che Vola

    Per trascrivere le esatte parole del telefilm, ho messo su il dvd.
    Come al solito, ho dovuto rivedere gli ultimi due minuti almeno quindici volte.
    Lo trovo così perfetto, parole e musica...

    Se fossimo in un pazzo universo da me architettato, a scuola ci sarebbe "L'ora di Hitchcock" al posto dell'ora di latino.

    Sono incredulo quando vedo che in soli 24 minuti si possano dire - con tale ineguagliabile finezza - cose così vere in forma di un breve telefilm.
    In ventiquattro minuti è stato detto tutto quello che doveva essere detto.
    La prima volta che l'ho visto, sono andato a dormire che fremevo dalla gioia. Ed anche stasera, non è cambiato niente...

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