In medias res: la sospensione
2. La continuità: Senza traccia, Cold Case
Il procedural è una serie dall’andamento costante, dalla ripetitività riconoscibile, per lo più associata al genere investigativo, che ribadisce l’impianto di episodio in episodio, con poche concessioni alla linearità narrativa spesso presente solo in secondo piano. Cold Case (Id., Meredith Stiehm, Cbs, 2003-2010) e Senza traccia (Without a Trace, Hank Steinberg, Cbs, 2002-2009), sono due serie imparentate dalla struttura procedurale, dall’emittente di diffusione (Cbs in America, RaiDue in Italia), dall’impostazione produttiva (Bruckheimer per Warner Bros. Television) ma anche da una costruzione precisa che fa dell’investigazione poliziesca la rilettura del passato. Dolorose ed elegiache, le serie hanno una fotografia simile, con un’accentuazione della profondità dei neri, e la struttura ad intermittenza con la ricostruzione, fallace, del passato, dimenticato o sepolto, sino all’epifania della verità, spesso cruda e violenta, che fa trasparire le corruzioni della struttura sociale e familiare. Fortemente distinte dalla costrizione costruttiva, le due serie gestiscono differentemente i flash-back di ricapitolazione offerti dai testimoni, come spezzoni di passato inquadrato dalla cornice musicale, in Cold Case, o come ricostruzioni con punto di vista alterato di un evento da poco trascorso in Senza Traccia.
Entrambe interrotte alla settima stagione, le due produzioni di Bruckheimer hanno scelto un analogo approccio alla sospensione delle trasmissioni. Sia Senza traccia che Cold Case non hanno rinunciato alla narrazione episodica e hanno proceduto come di consueto con l’indagine sul caso della settimana; parallelamente hanno infittito le trame riguardanti i diversi protagonisti cercando di dipanarle progressivamente accompagnando l’andamento abituale.
Se Senza traccia ricerca la semplificazione, con una definizione (seppur parziale) dei destini individuali nell’accezione sentimentale, la stagione finale di Cold Case, al contrario, pare sempre rilanciare l’assunto, introduce personaggi nuovi, strutturati come variabili possibili di papabili spin-off (perché densi di passato drammaticamente evidente ma in parte oscuro), fa deviare storie accessorie e pare annunciare evoluzioni personali (l’ipotesi di passaggio all’FBI della protagonista) mentre continua la ricerca di soluzione ai casi irrisolti. Eppure le due serie terminano nella continuità, con una certa pacificazione emotiva in Senza traccia (di cui Cold Case rimane priva) ma senza cesura definitiva. La squadra dell’FBI dedita alla ricerca delle persone scomparse e la sezione casi irrisolti della omicidi di Philadelphia rimarranno a completare il proprio lavoro lontani dalle telecamere e dalla narrazione. La cesura interviene nel passaggio tra due casi, nell’intervallo tipico di secessione interepisodica, senza traumi o variazioni sensibili.
Il sipario cala, silenziosamente, le vicende private trovano una breve conclusione, alcuni affetti una corrispondenza o un ostacolo, ma il procedural rimane intatto nel fuoricampo, pronto ad essere riattivato se la produzione lo permettesse. L’impianto non è stato modificato e aspetta solo nuovi casi e personaggi passeggeri per riattivarsi e funzionare a pieno regime, senza soluzione di continuità della finzione. Le serie si estinguono nel loro stesso omissis, diventano un flash-back da rievocare come una canzone, o un ricordo da riordinare nel contesto, un episodio del passato e in esso concluso. E quelle influenze che le due serie investigavano, con le conseguenze, amplificate o ignorate, di un gesto o di una decisione si perdono nella distanza temporale.
A differenza di Senza traccia, che si spegne piano piano, Cold Case risulta volutamente irrisolta anche nel finale, aperto alle congetture degli spettatori privi di indizi definitivi su alcuni aspetti o casi raccontati, trame imponenti rimangono volutamente inestricate e alcuni dubbi vengono lasciati aleggiare senza risposta. Invitati a costruirsi il proprio flash-forward sulle avventure di quei personaggi sulla base degli elementi raccolti, vistosamente lacunosi, gli spettatori sono implicitamente spinti ad inventarsi una soluzione attendibile che riordini gli eventi e permei di logica la sceneggiatura. Saranno loro, nei panni di poliziotti, a dover scrivere la puntata finale, in cui la serie stessa, ripetendo il procedimento di edificazione degli episodi, diventa il racconto di un passato il cui senso rimane da decifrare.
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