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Il vocabolario dei sentimenti - Indifferenza (8)
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Nathalie era in quel lussuoso appartamento. Un salotto arredato di tutto punto. Seduta su un divano con le cuffie alle orecchie. Davanti a lei un mega schermo televisivo. Video musicali a ripetizione e ad altissimo volume. La ragazza si era isolata da quanto accadeva intorno a lei. Non sentiva le grida provenienti dalla stanza accanto. I suoi due sciocchi amici stavano massacrando di botte il proprietario dell’appartamento, un avvocato, per rubargli tutto ciò che potevano, illudendosi in questo modo di poter realizzare il loro sogno di sfondare, magari in America.

Nathalie era stata l’esca perfetta. Era stata lei, con i suoi comportamenti seducenti e provocanti, ad avvicinare in un locale quell’uomo facoltoso, facendolo immediatamente cadere nella sua ingannevole rete tentatrice. In questo modo, con un piano all’apparenza studiato nei minimi dettagli, lasciando socchiusa la porta di ingresso, aveva permesso ai suoi due compagni di rapine, di entrare nell’appartamento. Niente di più facile ed innocuo. Perfino divertente, oltre che eccitante.

Ora qualcosa però era andato storto. Non si era trovata la cassaforte. L’avvocato non collaborava. I due avevano finto di avere ucciso Nathalie per spingerlo a parlare. Invano.

La situazione era tragicamente e rapidamente degenerata. I ragazzi avevano perso il controllo. La rabbia, l’impaccio e il nervosismo di quei momenti avevano fatto smarrire la necessaria lucidità e razionalità, portando a gesti inconsulti e violenti.

Non per Nathalie, però. Lei doveva essere morta per l’avvocato, vittima dei suoi amici, e si comportava da morta. Si era estraniata dal contesto in cui si trovava con una calma inimmaginabile, un’apatia incomprensibile. D’altronde il suo compito lo aveva già portato a termine, pensava. Aveva aperto la borsa: toccava ai ragazzi riempirla.

Indifferente, impassibile, assente, ascoltava la sua musica. Come se stesse facendo uno dei consueti e monotoni percorsi quotidiani in metropolitana. Nessuna differenza. Il suo bel visino, sfacciato ed impertinente, non lasciava trasparire la benché minima emozione o turbamento. Non sentiva l’esigenza di andare da quei due pazzi per fermarli, per tentare almeno di farli ragionare impedendo l’irreparabile. Non voleva capire la gravità della situazione. Non aveva un impulso di dignità, uno scatto di umanità.

Come era potuta arrivare a una tale insensibilità e freddezza?

E’ Natale.

La polizia mi ha fatto venire a Parigi da Marsiglia.

Mia figlia, dopo essere stata arrestata, ha chiesto loro se poteva raggiungermi per le feste. Con un’ingenuità disarmante.

Per lei era stato tutto un gioco, nulla più. Ora era finito, aveva perso, poteva tornare a casa. Sembrava non capire le conseguenze gravissime del suo agire.

Non ho ancora incontrato Nathalie. Sono estremamente nervoso. Ho paura di guardarla negli occhi.

Forse perché so che vedrei in quegli occhi quella stessa indifferenza che io ho sempre avuto nei suoi confronti.

 

 

 

 

 

 

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