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Il vocabolario dei sentimenti - Imbarazzo (8)
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In trasferta 

“Stelle, che colpo è questo! Dove trovar più fede se mentì quella bocca corallina! Vado a pianger tre mesi giù in cantina!”

“Vedete se ho ragion?...”

“Pur troppo! Io sono ripieno di rossor.”

 1999, 3° Distretto Scolastico, Secondigliano. Pasquale mi aspetta sbuffando. Ha ragione, cazzo: sono davvero in ritardo! Il primo giorno di riprese, un piccolo set, una scuola di ragazzini, una maestra che mi è già antipatica. Giriamo, mi chiede. E che cosa?, rispondo. Sono stato via da casa per una di quelle menate mie, ormai note. E ho mandato a fan culo pure mia mamma. Ah, se è per questo, ci metto poco a mandarci le persone, ma mia madre! Potrei fare un elenco di quelli che ho mandato a fan culo negli anni, magari cito i più importanti: il professore che mi ha laureato, quando ha deciso di pubblicare la mia tesi senza metterci il mio nome in testa, il direttore generale del bancodinapoli quando non ha voluto aumentarmi il fido, la commissione d’esame che non mi ha piazzato primo nella graduatoria dei dottorandi, il mio socio. Due camorristi, un cocainomane che pensava di farmi l’orologio che mi avevano regalato per la prima comunione, tutti gli attori che mi fanno incazzare, il dirigente dell’impresa che voleva farmi firmare il progetto per la linea sotterranea veloce senza curarsi dell’incontro degli strati cineritici e tufacei, quello stronzo di mio cugino che quella volta si fece una canna con l’erba mia (la gnosta ci dovevo dare!), quella puttana della vicina che si vendette la mia collezione originale (dal 1970!) dell’Uomo Ragno Editoriale Corno…Ma mò mica posso mandare a fan culo pure ‘sta saccente secchiona che si scoscia stufata sulla sedia dei bambini. No. Sarebbe imbarazzante. E poi, al ritorno, è l’unico lavoretto che ho trovato.  

La maggioranza dei ragazzini è di pelle scura: sono rom. Una cultura che non conosco. Ma l’ignoto, lo so, sono un incoscientepazzosquilibrato, non mi ha mai fatto paura.

Quando chiedo ad una bambina di 6 anni di farmi una parte con le treccine, con un po’ di trucco, il neo finto, mi manda a fan culo! Uà, a carna ‘a sotto e ‘e maccaruna ‘ncoppa! In effetti, mi dà un motivo, per spiegare il concetto di attore (e speriamo non si gridi al “crocifiggilo”, vero, Marco Masini?):

-         Vedete, se decido di mandare a fan culo una persona, posso farlo in vari modi.

Con odio: “Pasquale, maledetto, vai a fan culo!” . Attore drammatico, mi fa Eleonora, otto anni. E io penso a Maurizio Merli. Scusatemi, lo so, può sembrare strano: ma come lo avrebbe detto l’ispettore Betti non l’avrebbe mai detto più nessuno. (Ma poi, l’ha detto mai veramente…?). E dopo l’esclamazione, Merli sarebbe passato alle mazzate.

Oppure solo stizzito”E’ colpa tua, va a fan culo!”. E questo è un attore tragico,  dice Giuseppe, sette anni e un fisico enorme, con una pancia enorme. E con due occhi enormi. Ed io penso a Sergio Rubini. Oddio, con quel fisico lì, mi sembra poi difficile che Rubini passasse alle mani….

Per il terzo esempio, feci venire un attore vero. E’ quello più sfizioso: “Pasquale, ma per favore, vire ‘nu poco ‘e te ne ij ‘a fan culo.” Attore comico, dice Limone (è un soprannome, ma mò non me lo ricordo il nome originario…).

E qui l’attore vero ricorda che è stato in Toscana, poco fa. Ha interpretato il ruolo di un cuoco che viene scambiato per assessore.

I ragazzini lo guardano stupito:

-         Ma non ti mettevi vergogna?

-         E’ proprio quello che mi chiedeva il copione, risponde.

In effetti, a ben pensarci, dopo aver visto il film, si vergognava di tutte le attenzioni che riceveva. 

-         Maestro, dice Gianni, ma non è proprio vergogna…

-         Imbarazzo, aggiunsi io.

-         Però io lo dico in un’altra maniera, concluse Gianni.

Francesco Paolantoni sorride: era già un maestro. Paolo Virzì quell’anno lo paragonò addirittura a Mastroianni. Sbagliando. Ma anche lui, poteva dare molto di più al cinema italiano. Inutile rivangare ancora. Resta il film:  Baci e abbracci , omaggio dei napoletani ai toscani….

 

++++

 

Sono passati undici anni da quel corto girato con i piccoli rom in maniera approssimata. Ma la mia passione è intatta: voglio ancora scrivere, scrivere di cinema. Chissà la faccia di Database se sapesse che devo tutto a Spaggy: senza che lui mi scoprisse, me ne sarei stato per i fatti miei. Girovagando nel mondo. Magari curiosando nel sito, facendo qualche play ogni tanto. Ma è bello che grazie ad una persona che non hai mai visto prima, ti ritrovi di colpo tra amici cui senti di non poter più rinunciare….

Poco tempo fa, questa rubrica mi era sembrata un viaggio verso l’ignoto. Come nel 1999.

Allora bastarono tre settimane e l’ignoto fu mio. Ma il film rimase loro. Qualcuno magari lo troverà in rete: “Il buio e le sue paure”, mi pare di averlo chiamato così. Con quella saccente secchiona finì come nei migliori film d’amore (…). Ma, come tutte le mie storie, anche con Ina il viaggio durò poco. Avercela, oggi….Bè, come ha detto qualcuno prima di me, è stato bello finché è durata.

Il mio viaggio, però, prosegue: in alto, nei miei post sui sentimenti, ho trascritto delle citazioni, ma non ho rivelato gli autori. Alcuni sono facili, altri meno. Ma tutti, comunque, possono scoprirli.

Azz, oggi ho scritto assaje, meglio che sveli subito l’ignoto di Gianni, sennò mi menano come faceva una volta Merli con gli scagnozzi:

-         Maestro, voi ridete, perché lo sapete già…ma quale imbarazzo…Chesta è proprio ‘na figura ‘e merda!

 

 

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