I fiori dello Yorkshire sono come le donne dello Yorkshire: l’ultima fase è sempre la più radiosa.
Poi in un secondo appassiscono.
Perché un gruppo di donne della provincia inglese, dedite alla beneficenza e con l’orizzonte limitato alle colline della loro contea, si mette in testa di spogliarsi per un calendario? Innanzitutto perché c’è da ottemperare al dovere di raccogliere i fondi per l’ospedale. Luogo in cui ha lasciato questa terra il marito di Annie, appassionato botanico, e in cui manca un divano adatto alle esigenze delle persone in attesa. E poi anche per una ragione più nascosta, e magari egoistica: far capire che anche a cinquanta o sessant’anni hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la cellulite, le rughe e i seni cascanti. Sono pur sempre donne, queste signore che trascorrono le proprie vite tra torte e fiori, e la competizione femminile, seppur inconscia, c’è. E l’imbarazzo, dov’è l’imbarazzo?
L’imbarazzo si fa avanti quando alcune di loro si rifiutano di partecipare all’operazione. Oh, siamo madri di famiglia, siamo mogli adorate, per quale motivo dobbiamo mettere in ridicolo l’intera famiglia? È l’imbarazzo scaturito dalla proposta di Chris, la più esuberante delle signore, che la maggior parte delle componenti del circolo femminile considera una boutade. La solita Chris. E però l’imbarazzo si fa verbo nel momento in cui le varie Annie, Cora, Jessie, Celia, Ruth e compagnia accettano l’idea di spogliarsi di fronte ad un obiettivo, ma è un imbarazzo che quasi sparisce perché prevalgono le due motivazioni reali che le spingono: la matrice benefica (un calendario così eccentrico è ovviamente più allettante a livello commerciale) e la celata competizione femminile. E allora dov’è quest’imbarazzo?
L’imbarazzo sta negli uomini; perché, si sa, gli uomini fan tanto gli stoici, ma se si toccano certi argomenti cominciano a provar vergogna automaticamente. Sono imbarazzati quegli uomini che, a poco a poco, popolano i tavoli del pub cittadino, interrogandosi stupefatti sulle scelte delle loro mogli. Imbarazzati al punto tale da rivelarsi incapaci di agire e di far valere il proprio ruolo fino ad allora esercitato. È, nel microcosmo del paesello, che si mette in atto una specie di involontaria rivoluzione femminista fuori tempo, a cui gli uomini non sanno come rispondere. Così come non sa come comportarsi il fotografo alcolista che si occupa di immortalare le signore al naturale: si pone lontano, sbircia come fanno i bambini pudichi, mette l’occhio nello spioncino della serratura della porta per organizzare le scene. È come se guardasse la madre nuda, e deve proprio aspettare che la madre (in questo caso Chris funge da figura materna) si decida ad introdurlo nelle intimità per permettergli di compiere il proprio dovere al meglio, senza più spiare. Come sempre, i più duri a capire siamo sempre noi maschi, anche a costo di risultare teneramente ridicoli nel nostro imbarazzo infantile.
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