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Quando non erano famosi (26) - Theodoros Angelopoulos
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Quando il giovane Theo si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Atene non immaginava quale sarebbe stato il suo vero destino. E quando, all'età di trentadue anni, girò il suo primo cortometraggio, non sapeva ancora quale sarebbe stata  la sua futura Arte. Questa è, perlomeno, l'impressione che si ricava guardando la sua curiosa opera d'esordio:  si tratta di The Broadcast (1968), un filmato di venti minuti dedicato ad una trasmissione radiofonica greca, intitolata  Discodisc, all'interno della quale si svolge un banale sondaggio d'opinione. Un intervistatore ferma, per strada, donne di tutte le età, chiedendo loro di indicare quelle che, a loro avviso, sono le caratteristiche dell'uomo ideale. Alla fine viene scelto, tra i passanti, un uomo che, secondo la troupe della trasmissione, incarna al meglio il profilo emergente dalle risposte raccolte. A lui spetterà, come premio, un pomeriggio in compagnia di una giovane ed avvenente stella del cinema. In realtà, il tutto si esaurirà in un paio di pose fotografiche, seguite da una breve dichiarazione letta dall'uomo alla radio.  

Per il video (in lingua originale greca), cliccare qui.

Il video è inteso come una feroce critica rivolta al mondo fatuo ed artificiale dei mass media; ed anticipa alcuni dei motivi ricorrenti della filmografia di Angelopoulos: il treno, la spiaggia, la musica, il gusto per le simmetrie. Tuttavia - inutile dirlo -  non contiene proprio nulla della poesia, del rigore formale, dell'estetica pittorica, né dell'impegno politico che contraddistingueranno le sue opere successive.  A dire il vero, questo cortometraggio fa pensare più a un debito contratto col passato che a una promessa rivolta al futuro. Il brano rock dell'introduzione sembra voler richiamare quel film sui Forminx, una band greca dell'epoca, che Angelopoulos, tre anni prima, aveva iniziato e poi lasciato incompiuto. E, del resto, è difficile non collegare il grezzo realismo di questo cortometraggio al cinéma vérité fondato da Jean Rouch, il regista francese ispiratore della nouvelle vague, di cui Theo era stato allievo all'Institut des Hautes Études Cinématographiques  di Parigi.

Eppure, a ben guardare, forse in questo singolare cortometraggio qualcosa del suo futuro stile si intravvede: sarà quel senso di smarrimento che circonda il protagonista quando, in un lungo e lento viaggio solitario, attraversa la città per raggiungere il luogo dell'appuntamento con la diva. Sarà quell'aspettativa che lo anima, ma in fondo lo lascia freddo, immobile nella sua incredulità di uomo medio, che, di fronte ad una vita anonima e sempre uguale, è diventato refrattario alle illusioni. E sarà anche solo, semplicemente, quel movimento casuale, quel vagare senza meta dei personaggi e della stessa narrazione, che, rassegnati, si affidano stancamente al caso: quello che, nelle storie di esilio, di emigrazione, di abbandono e di ricongiungimento si sostituisce, spesso impietosamente, alla ragione umana.

 

La precedente puntata di Quando non erano famosi:

(25) Sam Raimi

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