La nostalgia è un sentimento palindromico, è la stessa osservandola da qualunque prospettiva, sia se si trova all'interno del film che stai guardando, sia se la stai provando perchè quello che sta passando sullo schermo fa volare il tuo pensiero altrove. Di film che parlano di nostalgia ce ne sono tanti: dagli amarcords felliniani a quelli tornatoriani per poi approdare agli American graffiti o ai tanti film, un genere a parte, sulle riflessioni intrise di malinconia su un' infanzia che se n'è andata via e che non ritornerà più. Ma non mi va di parlare di questo: diciamo che quando penso al vocabolo nostalgia la prima figura che mi viene in mente è un tipino come John Ford soprattutto quando si mette a parlare della sua vecchia alma mater, la verde Irlanda. Penso ad Un uomo tranquillo, ai suoi prati così verdi che sembrano colorati con un acquerello ma poi il pensiero non si ferma , va oltre perchè comincio a pensare alla mia di nostalgia, al mio Irish Graffiti, vissuto dieci anni fa lungo le strade di questa bellissima terra, a cavallo di un destriero un pò ridicolo, una Punto bianca con guida a destra, lungo un itinerario che ripercorresse i luoghi in cui erano stati girati film in Irlanda. Un viaggio di nozze che ci siamo voluti regalare mia moglie ed io in ossequio al nostro amore per il cinema. Mi piace ricordarne soprattutto due di questi luoghi da noi visitati che sono rimasti sempre a metà tra la realtà e la finzione cinematografica: il primo è la nostra escursione alla maggiore delle isole Aran, Inis Mor. L'aria frizzante di una comunque soleggiata domenica ci ha accolto nel migliore dei modi in quello che è sembrato subito un mondo a parte. Pensando al film di Flaherty, L'uomo di Aran, ho provato a guardarmi intorno per riconoscere quella lotta primigenia tra l'uomo e gli elementi naturali. Il borgo intorno al porto lasciava intravedere solo a tratti la durezza del paesaggio: non un albero, strade piccole, al di fuori del paesino pochissime case, tanti ma proprio tanti muretti a secco. Ma ancora non ero riuscito a capire che cosa aveva visto Flaherty in questo posto bellissimo. Poi abbiamo visitato Dun Aengus, installazione militare(o religiosa, la questione è ancora aperta) preromana, una serie di mura concentriche con un lato che si affaccia a picco sul mare. E allora ho capito. Ho visto la furia delle acque dell'Oceano Atlantico infrangersi sulle rocce a strapiombo sul mare. Mi sono messo quasi sul ciglio per poter apprezzare quello spettacolo che ti entra sottopelle, qualcosa di assoluta bellezza che è impossibile dimenticare. Così come tante altre cose viste su quell'isola. Ultimamente vedendo un piccolo film intitolato Nothing Personal ho riscoperto il paesaggio incredibile del Connemara, i suoi incredibili colori autunnali che abbiamo visto dal vero con la nostra Punto bianca a noleggio con una colonna sonora, ironia della sorte, fornita da Branduardi che parlava delle strade per Galway o dei mercatini di Sligo. E noi eravamo là. Mi vengono ancora i brividi. Nostalgia? Meglio non pensarci. C'è un altro luogo che veramente mi ha lasciato senza fiato sia per la sua bellezza sia perchè per la prima volta l'ho conosciuto in un film che ho visto e rivisto e che amo di più ogni volta che lo vedo.Il film è La figlia di Ryan di David Lean, ambientato nella penisola di Dingle.La scena chiave di tutto il film è su una spiaggia, un lembo sabbioso contornato da rocce e sterpaglie. Tra sogno e realtà Charles( Mitchum), vede sua moglie Rose( Sarah Miles) che si strugge al braccio del maggiore Doryan( Christopher Jones) mentre passeggiano sulla spiaggia , lui in alta uniforme, lei in elegante abito giallo con un vezzoso ombrellino. Ma forse non li vede neanche, forse vede solo le loro orme sulla sabbia e da lì la suggestione, il sospetto. Una spiaggia con una vista che toglie il fiato. Mia moglie ed io ci siamo stati su quella spiaggia. L'abbiamo respirata fino in fondo. E' parte di noi.
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