
Bella ciao (2021): scena
Fiorenza dentro da la cerchia antica ... Si stava in pace, sobria e pudica (Dante)
E se lo dice Dante!
Ma la storia va e viene e pure le lingue.
Sull’aggettivo incriminato e pure un po’ obsoleto (lo sentite il barista che invita il cliente in buoni modi: “Signore, la prego di restar sobrio) facciamo qualche ricerca.
Treccani cita il latino sobrius derivante da ebrius, il prefisso -se- indica separazione, quindi so-brius è non ebbro.
Esempi:
I Giapponesi sono un popolo molto sobrio (oddio, il saké scorre a fiumi pure in Ozu)
Una persona veramente sobria in tutto
Seguire un’alimentazione sobria, contentarsi di un sobrio pasto, fare una sobria colazione
Condurre una vita sobria; una famiglia di sobrie abitudini contadine.
Una prosa sobria, uno stile sobrio, un’ornamentazione, una decorazione sobria, una sobria messinscena (per andare sul genere colto)
Se è vero che la lingua è il sonoro dei suoi tempi, quando diciamo “sobrio” cosa sentiamo e vediamo?
Pallide fanciulle in crinolina in compagnia di cavalieri con cilindro e bastone, frac e orologio nel taschino, un ventaglio nelle delicate manine per coprire rossori e tremori, un “sobrio” bicchierino di rosolio sul tavolinetto in ferro battuto al parco a sentire languide arie d’ opera e romanze.

Le Baccanti (2021): scena
Andiamo più indietro, quando di “sobrio” c’era ben poco.
Un rituale dionisiaco.
Cortei di Menadi e Satiri, il Dio dell’ebbrezza incoronato di grappoli d’uva , il dolce nettare che scorre a fiumi, l’inebriamento (contrario di sobrietà) è l’investitura divina concessa dal Dio della vita che torna a nascere, in primavera, dopo il letargo invernale. Sobrio fu quell’imbecille di Penteo (un re di allora, sorvoliamo) che osò sfidare il Dio, (lui sobrio ) e mal gliene incolse.
Cò detto, l’aggettivo che oggi, 25 Aprile, va per la maggiore, qualcosa di buono l’otterrà.
Andrà ad aggiungersi allo sparuto vocabolario delle nuove generazioni fra cui solo una minima percentuale l’avrà mai incontrato. Chi ha una certa età ricorderà invece i bei tempi andati, bei tempi di baldoria, cantava Signorinella, quando tornando a casa tardi mamme premurose raccomandavano: “ No te far vedar dal teo paròn, ca te si ciocco!” dove paròn stava per padre e ciocco per non sobrio.
Tutto qua, se quando si parla si sa cosa si dice.
Ma se si vuol far morire dal ridere un intero Paese, se cantare Bella ciao è sinonimo di non sobrietà, se sindaci proni fino a terra vietano cortei pacifici di un povero Paese ridotto in mutande da decenni di malgoverno, allora, signori miei, auguriamogli di finire come Penteo.
Prima ho glissato, ma ore ve lo dico che fine fece, un po’ di sana tragedia attica non fa male, ci mantiene sobri.
Dunque, siamo nelle Baccanti di Euripide.
Penteo, re di Tebe, era uno sobrio. Non voleva a nessun patto riconoscere che la madre era una Menade (Baccante per chi non lo sa), che Dioniso era un suo parente stretto, e che guai non riconoscerne il potere divino. Volle andare a vedere cosa succedeva sul monte vicino, il Citerone, e si travestì da Menade, mettendosi a spiare dalla cima di un albero.
Le Menadi lo videro, lo tirarono giù (scena di comicità assoluta perché i tragici sapevano anche ridere) e la madre (sì, la madre, ebbra) non lo riconobbe e, credendolo un leone, lo fece aa pezzi.
E allora viva la (non)sobrietà, in caso contrario finiremo a pezzi cantando Bella ciao!
Ma… mi sovviene da lontano una frase scritta sul muro della Diaz (ricordiamo, vero?)
Don’t clean up this blood
Chi era ebbro, quel giorno?

Bella ciao - Per la libertà (2022): locandina
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