Ho amato fin da subito Heat la sfida di Michael Mann, un film epocale dal mio punto di vista anche per il fatto di avere creato quella sequenza di rapina magistrale, cinematograficamente parlando che riguardandola mi chiedo come sia stato possibile creare tutto ciò. 12 minuti di pura sequenza action, aperta con due donne che sanno dei rischi che corrono i loro compagni ma che nella calma delle scene non traspare nulla, e si chiude con altre due che vengono a sapere nel peggiore modo quello che 12 minuti prima era solo percepito ma non immaginabile.

Una sequenza che riguardo certe volte anche solo e semplicemente quella, come se fosse un unico pezzo di un’opera rock che andiamo ad ascoltare e riascoltare, esclusa dall’intero album, soprattutto per il ritmo sincopato della musica a corredo Force Marker di Brian Eno, per arrivare poi a quel sorriso di Val Kilmer che ho sempre voluto essere il mio e gli ho invidiato tanto e tanto.

Quel sorriso che segna l’inizio della fase più intensa della sequenza e lo fa con una leggerezza inaudita naturale come se realmente stesse compiendo la rapina in questione, notevole in tutto e per tutto da essere una grande spalla dei due istrioni, Robert De Niro e Al Pacino che aprono e chiudono la sequenza,

ma lui rispetto a loro ha la bellezza che Mann cerca di nascondere rendendolo trasandato, vulnerabile, ma innamorato perso della sua compagna che non lascerebbe 30 secondi dopo avere visto gli sbirri, ma non “gliela fa” perché quel sorriso prima della tempesta stende tutti, come il secondo bellissimo sorriso che stende quelli e quelle che non se ne erano accorti/e prima.

Ed è cosi che voglio ricordare Val, duro e vulnerabile come lo è stato in questo film oltre al sempre iconico personaggio “Iceman” di Top Gun.

Top Gun (1986): Val Kilmer, Tom Cruise, Whip Hubley