Espandi menu
cerca
In Serie (108) - "Good Cop" (2012) – Find Some Joy.
di mck
post
creato il

L'autore

mck

mck

Iscritto dal 15 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 207
  • Post 139
  • Recensioni 1193
  • Playlist 330
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Il crimine cinematografico supremo l’ha commesso Netflix non rinnovando “GLOW” per una quarta e ultima stagione (ma per me sarebbe stato ok farne anche una decina) di degna chiusura, però la cancellazione di “Good Cop” (il cui “finale” monco/sospeso, reso tale per forza di cause superiori, potrebbe comunque in un certo senso risultare accettabile nella sua irredimibile/irrimediabile inaccettabilità tronca/irrisolta) da parte di BBC in quanto a follia meschina e ottusa gli si avvicina assai.

 

 

Correva il 2012 (contestualizzando il periodo: si compiva la parabola di “Breaking Bad” mentre quella di “Mad Men” era nel pieno del suo fulgore) e questo scarto temporale di una dozzina abbondante d’anni con l’oggi dell’anno 2025 nel quale ho recuperato i 4 ep. di “Good Cop”…

(in verità per una sola ragione: nel primo episodio vi è il primo incontro professionale tra un già affermato Stephen Graham e una semi-esordiente Jodie Comer: il primo comprese d’emblée le capacità della seconda, presentandola/raccomandandola immantinente al proprio agente, e 10 anni dopo saranno di nuovo insieme, entrambi da protagonisti, sul set di “Help”)

…in un certo senso si percepisce, se pure per piccole sfumature: basti confrontare la serie creata e scritta da Stephen Butchard

(che proveniva da “Vincent”, con Ray Winstone, “House of Saddam” e “Five Daughters” e sarebbe approdato a “the Child in Time”, da Ian McEwan, “the Last Kingdom”, dalle Saxon Stories di Bernard Cornwell, “Baghdad Central”, da Elliott Colla, “the Good Mothers”, da Alex Perry su Lea Garofalo e Denise Cosco, dopo Marco Tullio Giordana e Monica Zapelli, “Shardlake”, da C. J. Sansome, e “This City Is Ours”, con Sean Bean che non muore subito)

…con una sua omologa odierna, ad esempio “the Responder” (nella quale ritroveremo in un ruolo secondario il qui mattatore assoluto Warren Brown di “Luther”): alcuni passaggi naïf di “allora” non sono gli stessi di oggi, anche s’entrambe sono per un verso compiutamente iperrealiste e per l’altro contengono elementi narrativamente “esagerati” (ambedue non aspirano certo ad emulare e men che meno ad essere “the Wire”, ma nemmeno s’accontentano di occupare una comfort zone di fascia media e prime-time accomodante).

 

 

Accanto al protagonista Warren Brown (l’agente di polizia John Paul Rocksavage: nome per cazzutaggine secondo solo a Khal Drogo e Mance Rayder) e ai già citati Stephen Graham (Noel Finch, piccolo delinquesnte/malavitoso; compare per pochi minuti, ma come al solito, pochi o tanti, indelebili) e Jodie Comer (cameriera; ha una piccola scena madre: nel senso che genererà una carriera) vi sono, a completare un bel cast, Michael Angelis (il padre di John Paul; gran caratterista), Kerrie Hayes (la nuova collega di John Paul; “the Responder”, in cui interpreta la moglie del qui protagonista), Stephen Walters (sgherro - con quella faccia lì - di Noel Finch; poi Zeppo in “Slow Horses”), Mark Womack (l’ispettore capo detective: anch’esso in “the Responder”, ma dall’altro lato della barricata), Christine Tremarco (l’infermiera del padre di John Paul; anch’essa in “the Responder”, e poi in “Adolescence”), Aisling ♥ Loftus (l’ex di John Paul, col quale ha avuto una figlia; “the Midwich Cuckoos”), Shaun Mason (piccolo ladruncolo, anch’esso con “quella faccia lì”; “Time” e, indovinate un po’, “the Responder”) e poi Kevin Harvey [il superiore (sergente) di John Paul], Joe Macaulay (un altro sgherro di Noel Finch) e Johann Myers,Philip Hill-Pearson eTom Hopper (tutti colleghi di John Paul), mentre Liverpool interpreta Liverpool.

Il primo paio di episodi è diretto da Sam Miller (“I May Destroy You”) e l’ultimo paio da Susan Tully (“MaryLand”). Fotografia di Tony Slater Ling, montaggio di David Head e Trevor Waite e musiche di Paul Englishby.

Una classica scatola di latta che in origine era destinata a contenere dolciumi ed ora è piena zeppa di fotografie: “Almeno... è la prova che [lei] era veramente qui, e non è stato solo un sogno.”

* * * ¾ 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati