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L’instant infini: Nel film Cielo, dolore e desiderio
di PC1979
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Cielo propone la sera del 7 marzo il film indipendente europeo L’instant infini, opera prima di Douglas Beer che esplora le profondità più oscure dell'animo umano con uno stile tanto essenziale quanto incisivo. Attraverso un intreccio intimo e claustrofobico, l’opera scava nei meandri della colpa, del lutto e delle dinamiche di potere all'interno di una relazione di coppia.

Jennifer Rihouey nel film Cielo L'instant infini.

Il lutto come prigione mentale

La storia del film Cielo L’instant infini si svolge quasi interamente in una remota fattoria della campagna francese, vicino al confine con la Svizzera. Marie (interpretata da Jennifer Rihouey) e Léo (Damien Dorsaz), una coppia segnata dalla tragedia, si trasferiscono in questo angolo isolato per ricostruire le loro vite. Tuttavia, il peso del dolore è troppo opprimente per essere lasciato alle spalle. La morte accidentale della loro figlia Emilie, avvenuta sotto gli occhi impotenti di Marie, ha scavato un solco profondo nella loro relazione.

Marie, schiacciata dalla colpa, trova un rifugio temporaneo nell'autoerotismo compulsivo, unico sollievo da un ricordo che la tormenta incessantemente. Léo, disoccupato e frustrato, suggerisce alla moglie di monetizzare questa sua dipendenza diventando una cam-girl. Una proposta che, inizialmente, suscita disgusto in Marie, ma che finisce per accettare nella speranza di ricucire il rapporto con il marito e finanziare l'acquisto di una nuova auto, necessaria per cercare lavoro in Svizzera.

Il fragile equilibrio che ne deriva viene ulteriormente scosso da una scoperta inquietante: mentre lavora nell'orto della fattoria, Marie trova un teschio umano sepolto sotto una pianta. La successiva indagine la porta a scoprire che il proprietario della casa, Philippe Miserez (Mathieu Chardet), è legato alla misteriosa scomparsa della moglie.

 

Ombre e fragilità

Il nucleo del film Cielo L’instant infini risiede nei suoi personaggi complessi e tormentati. Jennifer Rihouey offre un'interpretazione straordinaria nei panni di Marie, incarnando con intensità la lotta tra la disperazione e il bisogno di redenzione. La sua performance si muove con disinvoltura tra momenti di vulnerabilità estrema e improvvisi slanci di determinazione.

Damien Dorsaz, nel ruolo di Léo, dipinge un ritratto sfaccettato di un uomo schiacciato dal dolore e dalla rabbia repressa. Il suo comportamento è ambiguo: se da un lato la proposta di sfruttare la sessualità della moglie potrebbe sembrare pura crudeltà, dall'altro traspare il bisogno disperato di dare un senso al proprio fallimento.

Philippe Miserez, interpretato da Mathieu Chardet, aggiunge un ulteriore strato di tensione. La sua figura, inizialmente marginale, diventa sempre più centrale man mano che Marie scava nel passato della fattoria, portando alla luce segreti sepolti.

Jennifer Rihouey

L'instant infini (2017): Jennifer Rihouey

Tra metafora e realismo

Il film Cielo L’instant infini non si limita a raccontare una storia di lutto e sopravvivenza, ma affronta temi più ampi legati all'identità femminile e al modo in cui la società percepisce la sessualità delle donne. Il viaggio di Marie è assimilabile a quello di un'eroina delle fiabe, costretta ad affrontare prove difficili per trovare la pace interiore.

La sessualità, qui, è usata come metafora del potere e della vulnerabilità. Marie si muove tra tre archetipi femminili: la moglie, la madre e la prostituta. Ognuno di questi ruoli le viene imposto dalla società o dalle circostanze, ma nessuno riesce a definirla pienamente. La sua lotta consiste nel superare questi stereotipi per riscoprire la propria identità.

La scoperta del teschio rappresenta il confronto con la morte, non solo fisica ma anche simbolica: la fine di una fase della vita e la necessità di lasciarsi il passato alle spalle per poter andare avanti.

 

L’essenzialità come forza

Douglas Beer adotta uno stile sobrio ed essenziale, frutto anche del budget ridotto. Le inquadrature sono spesso strette, soffocanti, riflettendo il senso di prigionia mentale dei protagonisti. L'uso della luce naturale e delle tonalità fredde enfatizza l'atmosfera di isolamento e disagio.

La collaborazione con il direttore della fotografia Greg Pedat si rivela fondamentale per creare un'estetica che bilancia realismo e tensione psicologica. Il montaggio di Julien Rey, noto per il suo lavoro con Luc Besson, conferisce al film un ritmo serrato, mantenendo costante la tensione senza indulgere in eccessi.

 

Un viaggio nell’intimità del dolore

Il film Cielo L’instant infini non è solo un thriller psicologico, ma un'esplorazione intima delle ferite invisibili che il lutto e la colpa lasciano sull'anima. Douglas Beer riesce a trasformare una storia personale in una riflessione universale sul bisogno di affrontare i propri demoni interiori per poter riscoprire se stessi.

Grazie alle interpretazioni intense di Jennifer Rihouey e Damien Dorsaz, alla regia attenta e a una sceneggiatura che non teme di affrontare temi delicati, il film si impone come un'opera coraggiosa e forse necessaria.

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