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Allenamento con la morte: il film thriller di Tv8
di PC1979
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Il cinema di suspense ha sempre trovato nelle ossessioni umane un terreno fertile per costruire storie di tensione e paura: Allenamento con la morte, il film proposto da Tv8 il 5 marzo prodotto da Lifetime, segue questa tradizione con una narrazione incentrata sul confine sottile tra disciplina e follia. Un thriller che, nonostante i limiti di sceneggiatura e caratterizzazione, riesce a intrattenere grazie alla sua atmosfera claustrofobica e alla performance intensa del suo antagonista.

Adam Huber, Hannah Barefoot

Allenamento con la morte (2018): Adam Huber, Hannah Barefoot

Quando l’ossessione prende il sopravvento

La protagonista del film di Tv8 Allenamento con la morte, Melissa (interpretata da Hannah Barefoot), è una curatrice d’arte che, dopo la rottura con il fidanzato Carter, decide di dare una svolta alla propria vita dedicandosi all’attività fisica. Spinta dalla migliore amica Leslie, si iscrive a una palestra e incontra Trey (Adam Huber), un personal trainer affascinante e carismatico che inizia a seguirla con dedizione.

Ciò che inizialmente sembra un classico rapporto di allenamento si trasforma presto in un’ossessione malata: Trey impone a Melissa un regime sempre più rigido, controlla la sua alimentazione e la isola progressivamente dalle persone a lei care, incluso Adam, un uomo che la protagonista conosce nella sua galleria d’arte e con cui inizia una relazione romantica.

Quando Melissa decide di troncare il rapporto con Trey, la situazione precipita. L’allenatore si rivela per quello che è veramente: un uomo disturbato che non accetta il rifiuto e che nasconde un passato inquietante legato alla protagonista. Con l’aiuto di Leslie, Melissa scopre di essere stata spiata tramite un’app installata da Trey sul suo telefono, permettendogli di monitorare ogni suo movimento e persino il battito cardiaco.

Il climax si consuma nella palestra, luogo che diventa una vera e propria trappola per Melissa. Qui si confronta con Trey in un corpo a corpo disperato, utilizzando proprio le tecniche apprese durante gli allenamenti per avere la meglio su di lui. Alla fine, l’aggressore viene arrestato, ma il finale lascia un’ombra di inquietudine: dalla prigione, Trey continua a mandare messaggi criptici a Melissa, suggerendo che la sua ossessione non si è affatto spenta.

 

Il finale spiegato

Nel film di Tv8 Allenamento con la morte, nel confronto finale all’interno della palestra, Melissa usa la sua nuova forza fisica e la strategia appresa per avere la meglio su Trey, colpendolo con un manubrio e mettendolo fuori combattimento. La polizia arriva giusto in tempo per arrestarlo, e l’incubo sembra finito. In seguito, Melissa riapre la sua galleria d’arte e riprende la sua relazione con Adam, tentando di lasciarsi alle spalle il passato.

Tuttavia, l’ultima scena rivela che Trey, nonostante sia in prigione, continua a inviarle messaggi inquietanti e lettere con ritagli a forma di cuore, suggerendo che la sua ossessione sia tutt’altro che finita. Questo elemento lascia aperta la possibilità di una futura minaccia, mantenendo viva la tensione anche dopo la conclusione apparente della storia.

Hannah Barefoot

Allenamento con la morte (2018): Hannah Barefoot

 

Melissa: la vittima che si trasforma in combattente

Melissa si presenta inizialmente come una donna insicura, reduce da una relazione fallimentare e desiderosa di riscatto. Il suo percorso, tuttavia, la porta a diventare una figura più determinata, capace di affrontare il pericolo con coraggio. Sebbene il film tenda a relegarla spesso nel ruolo della "donna perseguitata", il finale le restituisce una certa agency, mostrandola capace di difendersi da sola.

Adam Huber offre una performance convincente nel ruolo dell’allenatore psicopatico. Trey è un uomo affascinante e manipolatore, che dietro un’apparenza rassicurante nasconde un passato segnato dall’insicurezza e da un’ossessione patologica per Melissa. Il film non esplora mai a fondo le ragioni della sua follia, limitandosi a suggerire un legame con la protagonista risalente ai tempi dell’università. Tuttavia, la sua presenza scenica e il controllo che esercita su Melissa sono gli elementi più riusciti della pellicola.

Il personaggio di Adam, interpretato da Matt Cedeño, è uno dei punti deboli del film di Tv8 Allenamento con la morte. Pur essendo il "rivale" di Trey e l’interesse amoroso di Melissa, manca di spessore e risulta poco memorabile. I suoi dialoghi e la sua interazione con la protagonista appaiono forzati e privi di vera chimica, riducendolo a una semplice figura di supporto.

Leslie (Briana Lane) rappresenta l’elemento comico e di supporto della storia. Con il suo atteggiamento diretto e le battute taglienti, offre un minimo di contrasto alla tensione crescente. Il film le assegna anche il ruolo di improbabile hacker, un escamotage narrativo che, pur essendo poco realistico, risulta funzionale alla trama.

 

L’ossessione per il controllo e la manipolazione

Uno dei temi centrali del film di Tv8 Allenamento con la morte è il controllo esercitato da Trey su Melissa. Il film mostra come un rapporto apparentemente innocuo possa trasformarsi in una prigione psicologica, con la vittima che si trova progressivamente isolata e privata della propria autonomia. L’utilizzo della tecnologia come strumento di sorveglianza amplifica questa sensazione di soffocamento.

Trey incarna un ideale estetico che la società spesso celebra: il personal trainer muscoloso, affascinante e motivante. Tuttavia, il film ribalta questo stereotipo, mostrando come la bellezza possa nascondere insidie e pericoli. La contrapposizione tra il suo aspetto impeccabile e la sua mente disturbata aggiunge un livello di inquietudine alla narrazione.

Come in molte produzioni di Lifetime, la protagonista femminile attraversa un percorso di vittimizzazione e riscatto. Tuttavia, il film non riesce a distaccarsi dai cliché del genere: Melissa, nonostante la sua intelligenza e il suo talento, impiega troppo tempo per accorgersi della pericolosità di Trey, mentre il personaggio di Adam si limita a essere il "principe azzurro" di turno senza particolare incisività.

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