Martedì 2 marzo Rai 5 propone il film Acqua e anice, opera prima di Corrado Ceron che si distingue come un delicato affresco sulla vita, la memoria e l’amicizia femminile. Non è solo un film on the road, ma un viaggio interiore che esplora le pieghe dell’esistenza attraverso lo sguardo di due donne apparentemente opposte: Olimpia, ex cantante da balera interpretata da una straordinaria Stefania Sandrelli, e Maria, giovane e inesperta, portata sullo schermo con sensibilità dall’eccelsa Silvia D’Amico.

Acqua e anice (2022): Stefania Sandrelli, Silvia D'Amico
Un viaggio tra passato e presente
La storia del film di Rai 5 Acqua e anice si apre con un’inquadratura dall’alto: un pulmino che avanza su una landa senza orizzonti, simbolo dello spaesamento che accompagna le protagoniste. Olimpia, un tempo celebre cantante da balera, oggi anziana e affetta da demenza, decide di intraprendere il suo ultimo viaggio per salutare i luoghi e le persone che hanno segnato la sua vita. Per farlo, assume Maria come autista, una ragazza timida e priva di esperienze.
Il viaggio si dipana tra incontri significativi, come quello con Jimmy (Paolo Rossi), amico di vecchia data, e luoghi che risvegliano ricordi: la casa dei pescatori, la balera dove Olimpia si esibiva, il mare che fa da sfondo al loro legame. Ma dietro questa apparente leggerezza si cela una verità più profonda: Olimpia non ha rivelato a nessuno che questo sarà il suo ultimo viaggio, una scelta consapevole per congedarsi dalla vita con dignità e stile.
Personaggi complementari
Il cuore pulsante del film di Rai 5 Acqua e anice è il rapporto tra Olimpia e Maria, due anime che si incontrano e si trasformano a vicenda. Il titolo stesso rimanda alla loro complementarità: Maria è l’acqua, trasparente e insapore, ancora in attesa di assaporare la vita; Olimpia è l’anice, forte, pungente, che dà carattere alla miscela. Solo insieme riescono a creare qualcosa di unico.
Olimpia, con la sua vitalità hemingwayana, affronta la fine non come una resa, ma come l'ultimo atto di una vita vissuta con passione. Nonostante la malattia, conserva un atteggiamento aristocratico, mantenendo le distanze dal mondo pur avendolo sempre frequentato come cantante amata dal pubblico. Maria, invece, all'inizio appare impacciata, ma il viaggio la trasforma: da spettatrice della propria esistenza diventa protagonista, pronta a spiccare il volo. La scena finale, in cui si spoglia e avanza verso il mare, simboleggia il passaggio di testimone tra le due donne, suggellato da un gesto iconico che Olimpia ripeteva abitualmente.

Acqua e anice (2022): Stefania Sandrelli
Vita, memoria e scelte
Acqua e anice è molto più di un racconto di viaggio: è un percorso psicologico che affronta tematiche universali come la memoria, la libertà di scelta e la capacità di vivere pienamente. La decisione di Olimpia di porre fine al suo cammino non è un atto di resa, ma un inno alla vita. Come sottolinea lo stesso Ceron, “per farlo ci vuole molto attaccamento alla vita, che poi è quello che ha Olimpia nel film”.
Il film è strutturato su una circolarità narrativa ed emotiva: la voce fuori campo che apre la pellicola appartiene a un personaggio che rivedremo alla fine, mentre la spiaggia, luogo di confine tra terra e mare, diventa metafora della condizione esistenziale delle protagoniste. Olimpia, sdraiata a metà tra lo stabilimento e il mare, rappresenta una vita sospesa tra passato e presente, mentre Maria, immergendosi nell’acqua, abbraccia il proprio futuro.
Un buddy movie al femminile
Se il genere del buddy movie è tradizionalmente associato a dinamiche maschili, il film di Rai 5 Acqua e anice lo reinterpreta in chiave femminile. La convivenza forzata tra due caratteri opposti si trasforma in un’amicizia profonda, una "famiglia alternativa" che, pur temporanea, si rivela più autentica di molte relazioni biologiche. In soli tre giorni, Olimpia e Maria condividono le emozioni di un’intera vita, arricchendosi reciprocamente.
La riuscita del film si deve anche alle straordinarie interpretazioni delle protagoniste. Stefania Sandrelli offre una performance intensa e sfaccettata, incarnando un personaggio che sembra quasi un omaggio alla sua carriera. Non a caso, l’attrice ha accettato il ruolo perché le ricordava aspetti della propria vita, associando Olimpia al personaggio di Io la conoscevo bene di Pietrangeli.
Silvia D’Amico, dal canto suo, riesce a tenere testa al carisma della Sandrelli, conquistando un ruolo da coprotagonista che in sceneggiatura era inizialmente meno marcato. La sua evoluzione sullo schermo riflette perfettamente quella del personaggio: da giovane timorosa a donna consapevole, pronta a prendere in mano il proprio destino.
Anche il contributo di Paolo Rossi nei panni di Jimmy aggiunge un tocco di surreale leggerezza, grazie a una recitazione spontanea e improvvisata, in linea con il carattere del personaggio.
La regia di Ceron
Corrado Ceron affronta il suo debutto cinematografico con uno stile che bilancia sapientemente commedia e dramma. La regia si concentra sulle protagoniste, con la camera che non abbandona mai Olimpia, facendoci vivere le sue allucinazioni, i suoi ricordi confusi, il suo presente frammentato. Le scelte stilistiche, come l’uso di ottiche particolari per sfocare i bordi delle inquadrature e le riprese a volo d’uccello, contribuiscono a creare un senso di spaesamento che rispecchia lo stato d'animo delle protagoniste.
La fotografia è al servizio delle emozioni: i campi coltivati, le strade deserte, il mare infinito diventano specchi dell’inconscio. Il montaggio, che alterna momenti di intimità a squarci di leggerezza, sottolinea la natura frammentata ma coerente del viaggio.
Un inno alla vita e alla libertà
Acqua e anice è un film che lascia il segno, non solo per la delicatezza con cui affronta temi difficili, ma anche per la vitalità che trasmette. La scelta finale di Olimpia, lungi dall’essere tragica, diventa un atto di libertà e consapevolezza, mentre Maria eredita non solo il pulmino, ma anche il coraggio di vivere pienamente.
Corrado Ceron firma così un'opera rara, capace di far ridere e commuovere, di esplorare la fragilità umana senza mai cadere nel patetismo. Acqua e anice non è solo un film, ma un promemoria sulla bellezza della vita e sull'importanza di scegliere il proprio destino, fino alla fine.
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