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Sorda, il film che ha vinto il premio del pubblico a Berlino 2025
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Il Festival di Berlino 2025 ha consacrato Sorda, il nuovo film diretto da Eva Libertad, con il Premio del Pubblico nella sezione Panorama. Non una semplice vittoria, ma un riconoscimento che suggella l’urgenza e la delicatezza con cui il film affronta la complessità delle relazioni umane attraverso il prisma della sordità, senza mai cadere nel didascalico o nel pietismo. Prodotto da Distinto Films, Nexus CreaFilms e A Contracorriente Films, il film Sorda si distingue per la sua capacità di intrecciare la dimensione personale e quella sociale in un racconto intimo e universale.

Álvaro Cervantes, Miriam Garlo

Sorda (2025): Álvaro Cervantes, Miriam Garlo

La maternità come crocevia

Sorda segue la storia di Ángela (interpretata con straordinaria intensità da Miriam Garlo), una donna sorda che affronta il viaggio della maternità in un mondo prevalentemente udente. Al suo fianco c'è Héctor (Álvaro Cervantes), il compagno amorevole e devoto che, come la stessa Libertad racconta, è un’emanazione autobiografica della regista, ispirato dal suo stesso ruolo di sorella udente accanto a Miriam Garlo.

La loro vita di coppia, costruita su un equilibrio delicato, viene messa alla prova dalla nascita della figlia. La bolla protettiva che li isolava dalle tensioni del mondo esterno si infrange, portando alla luce differenze, incomprensioni e paure. Ángela si trova così a fronteggiare non solo le sfide quotidiane della maternità, ma anche il senso di inadeguatezza che scaturisce dal confronto costante con una società progettata per chi sente.

 

Introspezione e contraddizioni

Il cuore pulsante del film Sorda è indubbiamente Ángela, un personaggio che si discosta nettamente dalle tradizionali rappresentazioni della sordità nel cinema. Come sottolinea la stessa Garlo, la protagonista non è un’icona della comunità sorda, bensì una donna complessa, forte e fragile al tempo stesso, alle prese con le contraddizioni interiori che la maternità amplifica. La sua sordità non è l’elemento che la definisce, ma una delle tante sfaccettature della sua identità.

Héctor, interpretato da un intenso Álvaro Cervantes, incarna il punto di contatto tra il mondo udente e quello silenzioso. Pur amando profondamente Ángela, si scontra con i limiti della propria comprensione, un conflitto che si acuisce con l'arrivo della figlia. Cervantes stesso ha dichiarato come il ruolo gli abbia fatto comprendere quanto sia sempre la persona sorda a dover compiere uno sforzo maggiore per adattarsi alla realtà udente.

I genitori di Ángela, Elvira e Fede (Elena Irureta e Joaquín Notario), aggiungono un ulteriore strato di complessità. Pur desiderando il meglio per la figlia, non riescono a comprendere appieno la sua esperienza, rivelando le difficoltà di comunicazione che spesso separano i membri di una stessa famiglia quando la diversità non viene accolta come una ricchezza, ma come una barriera.

La regista Eva Libertad.

Oltre la sordità

Sorda è molto più di un film sulla sordità. È un'opera che esplora la maternità, le relazioni familiari e la ricerca di identità in un contesto che non sempre offre spazio alla diversità. Eva Libertad sottolinea come il film non voglia essere una tesi sulla sordità, ma un ritratto intimo di una donna che affronta le sfide della vita con determinazione, amore e vulnerabilità.

La narrazione si muove tra momenti di intensa intimità e scene che evidenziano l'isolamento che Ángela sperimenta in un ambiente prevalentemente udente. La regista, attingendo alla propria esperienza familiare e alle interviste condotte con donne sorde, riesce a restituire una rappresentazione autentica e sfaccettata della sordità, lontana dai cliché e ricca di sfumature.

Il tema della comunicazione è centrale: la Lingua dei Segni Spagnola (LSE) non è solo un mezzo espressivo, ma diventa un simbolo delle barriere e dei ponti che si possono creare tra mondi diversi. In questo contesto, la piccola figlia di Ángela e Héctor rappresenta una speranza, un ponte tra due universi che troppo spesso si ignorano reciprocamente.

 

Estetica e linguaggio cinematografico

La fotografia curata da Gina Ferrer García utilizza un formato 1:1,66, che crea un senso di intimità e di lieve claustrofobia, riflettendo la condizione di Ángela, spesso confinata in un mondo che non la comprende. L’uso della camera Arri Alexa 35 permette di catturare dettagli ricchi di significato, mentre il suono, curato da Urko Garai ed Enrique G. Bermejo, gioca un ruolo fondamentale: il passaggio tra momenti di silenzio totale e suoni ovattati trasporta lo spettatore nella percezione sensoriale della protagonista.

La colonna sonora di Aránzazu Calleja sottolinea le emozioni senza mai sovrastarle, contribuendo a creare un'atmosfera intima e contemplativa. Il montaggio di Marta Velasco mantiene un ritmo che rispecchia l'altalena emotiva vissuta dai personaggi, alternando scene di quotidianità a momenti di profonda introspezione.

 

Un film che ascolta il silenzio

Sorda non è solo un film da vedere, ma un'esperienza da vivere. Con sensibilità e intelligenza, Eva Libertad offre uno sguardo inedito sulla sordità, liberandola dalle narrazioni stereotipate per restituirla alla sua dimensione più autentica e umana. La vittoria al Festival di Berlino non è solo un riconoscimento artistico, ma un segnale che il cinema può e deve essere uno spazio inclusivo, capace di dare voce a chi, troppo spesso, viene lasciato ai margini.

In un panorama cinematografico che raramente riesce a trattare la diversità senza scadere nella retorica, Sorda si impone come un'opera necessaria, che non solo racconta una storia, ma invita lo spettatore a fermarsi, ascoltare e comprendere ciò che accade oltre il rumore del mondo.

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