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I Fuori Campo di Anna: Su Rai 3, un documento imperdibile su un capolavoro italiano
di PC1979
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Rai 3 trasmette sabato 22 febbraio all’interno di Fuori Orario la prima visione tv di Fuori campo di Anna. I Fuori Campo di Anna sono circa 30 cassette contenenti i girati video da cui è stato montato il film Anna di Alberto Grifi e Massimo Sarchielli. Grazie al lavoro di Annamaria Licciardello, la Cineteca Nazionale con la A.P.S. Grifi e il laboratorio La camera ottica di Gorizia, queste quasi 13 ore di materiali sono state restaurate e rese accessibile.

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Anna (1972-1975): scena

Anna, un documento radicale tra realtà, cinema e rivoluzione

Quando si parla di cinema sperimentale e di testimonianze viscerali di un'epoca, il film Anna di Alberto Grifi e Massimo Sarchielli emerge come un'opera senza pari. Girato nel 1972 e presentato per la prima volta nel 1975, questo film di 225 minuti, realizzato con il trasferimento di video su pellicola 16 mm in bianco e nero, non è solo una pellicola: è un documento vivente dell'Italia proletaria degli anni '70, un'istantanea di un tempo segnato da repressione, lotte sociali e un profondo senso di alienazione.

La storia di Anna: soggetto o oggetto?

Al centro del monumentale film Anna e di Fuori campo di Anna, troviamo Anna (Azzorri, come rivelato dalla regista Constanze Ruhm in un suo documentario), una ragazza sedicenne, incinta, tossicodipendente e senza fissa dimora. Viene accolta dall'attore Massimo Sarchielli, che, colpito dalla sua vicenda, decide di trasformarla nel soggetto di un film-documentario. Insieme ad Alberto Grifi, figura di spicco del cinema underground italiano, Sarchielli tenta di raccontare la storia di Anna, mescolando realtà e messa in scena, intervistando le persone che popolano la Piazza Navona di Roma e lasciando che la cinepresa registri senza filtri la sua esistenza quotidiana.

Anna è al contempo protagonista e prigioniera di questo esperimento cinematografico. La sua bellezza magnetica, paragonata a quella di una Madonna rinascimentale, diventa oggetto di un'ossessione filmica che la trasforma in un'icona, ma anche in una cavia. Il film non cerca di emanciparla, né di offrirle un'opportunità di riscatto: piuttosto, la esibisce nella sua fragilità, nella sua apatia, nella sua marginalità assoluta.

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Anna (1972-1975): scena

Il contesto storico e politico: l'Italia degli anni '70

Il film Anna e i suoi Fuori Campo si collocano in un'Italia scossa dai movimenti operai del "caldo autunno" 1969-70, dalle proteste studentesche e dalle tensioni sociali che sfociarono nella nascita di gruppi estremisti come le Brigate Rosse. Anna e i personaggi che la circondano incarnano una generazione senza prospettive, lontana sia dalle fabbriche del Nord sia dall'attivismo strutturato del Partito Comunista. Il film documenta la transizione da una lotta di classe tradizionale a una ribellione più caotica e disperata, fatta di rifiuto delle istituzioni, disoccupazione, tossicodipendenza e anarchia esistenziale.

Tra i tanti momenti significativi della pellicola, spicca l'intervento di Vincenzo Mazza, un ex operaio della Pirelli, che analizza con lucidità il sistema repressivo italiano, paragonando ospedali, carceri e caserme come simboli di una società che schiaccia gli emarginati. Vincenzo diventerà il compagno di Anna e il padre della sua bambina, ma il loro destino sarà tragico: quattro anni dopo la fine delle riprese, Mazza verrà assassinato in Piazza Campo de' Fiori mentre cercava di difendere una donna da un'aggressione.

Cinema e sfruttamento: chi racconta chi?

Anna, i cui Fuori Campo rappresentano un evento, è un film che sfida le convenzioni del cinema diretto e del cinema verité. Se in opere come Chronique d'un été (1961) di Jean Rouch o Le Joli Mai (1963) di Chris Marker la camera diventa uno strumento di riflessione e di empowerment per i soggetti ripresi, qui si avverte una tensione costante tra osservazione e manipolazione. Grifi e Sarchielli non si limitano a documentare la vita di Anna, ma la plasmano, la dirigono, talvolta la costringono in situazioni umilianti, come nella scena in cui Sarchielli la obbliga a spogliarsi per una doccia forzata.

Il film stesso riconosce questa problematica: verso la fine, gli stessi registi e altri membri del cast discutono apertamente se abbiano sfruttato Anna per il loro progetto. Lei, intanto, compie il suo ultimo atto di ribellione: dopo aver partorito in un ospedale durante uno sciopero generale, rifiuta di farsi filmare e sparisce. Il film si chiude con un'intervista a Vincenzo un anno dopo, solo con la bambina, abbandonato da Anna. La sua riflessione sul rifiuto della ragazza di aderire a qualsiasi forma di struttura sociale è amara: il suo "no" non è un atto rivoluzionario, ma una rinuncia alla vita stessa.

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Anna (1972-1975): scena

La scomparsa di Anna e il mistero irrisolto

Dopo la realizzazione del film, di Anna si perdono le tracce. L'ultima volta che contattò i registi, si trovava in un ospedale psichiatrico, implorando aiuto e minacciando di denunciarli. Poi, il nulla. Anche il bambino nato fuori campo non lascia alcuna impronta nella storia. La sua sparizione, tuttavia, diventa il suo atto finale di ribellione: un'uscita definitiva dal sistema di controllo, di spettacolarizzazione, di sfruttamento.

Il film Anna (Fuori Campo annessi) resta un'opera unica e disturbante, un viaggio in un'Italia sotterranea che raramente ha trovato spazio nel cinema mainstream. La sua recente restaurazione e riproposizione nei festival di Rotterdam, Venezia e alla Tate Modern segnala un rinnovato interesse per questo documento crudo e radicale. Ma, soprattutto, riapre interrogativi mai risolti: chi era davvero Anna? E dove è finita?

Gli appunti di Anna Azzori: un dialogo con il passato

A distanza di decenni, il film Anna continua a generare nuove interpretazioni e riflessioni. Un esempio è il lavoro della regista Constanze Ruhm, Gli appunti di Anna Azzori - Uno specchio che viaggia nel tempo, che riprende le tracce di Anna attraverso materiali d'archivio e nuove forme narrative. Originato dal progetto LIVING ARCHIVE dell'Arsenal Cinema di Berlino, il film esplora l'intersezione tra memoria e finzione, utilizzando riprese non montate e trascrizioni per dare voce a un passato mai del tutto archiviato. In questo modo, Gli appunti di Anna Azzori si configura come un omaggio e una risposta femminista al film di Grifi e Sarchielli, interrogandosi sul destino di Anna e sul modo in cui il cinema può catturare e trasformare la realtà.

 

 

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Ultimi commenti

  1. ezio
    di ezio

    L'ho visto questa notte a Fuori Orario...cinema verità difficile da trovare in pellicole simili.

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