Nel contesto vibrante e impegnato della sezione Perspektive del Festival di Berlino 2025, il film We Believe You emerge come un'opera di sconvolgente potenza narrativa e profonda rilevanza sociale. Diretto dalla coppia Charlotte Devillers e Arnaud Dufeys, il film affronta il delicato e complesso tema della violenza domestica e delle sue ripercussioni legali ed emotive, offrendo al pubblico una riflessione intensa e necessaria sulla credibilità delle vittime, soprattutto quando si tratta di bambini.
Una narrazione ispirata dalla realtà
L'idea alla base del film We Believe You nasce dall'esperienza di Charlotte Devillers come infermiera e madre, una prospettiva che ha permesso di infondere autenticità e sensibilità nella scrittura. Pur mantenendo una forte componente narrativa, il lungometraggio si basa su testimonianze reali raccolte dagli autori, costruendo una struttura che ricorda una pièce teatrale, con il culmine rappresentato da una scena cruciale: un'udienza giudiziaria girata in tempo reale. La scelta non solo amplifica il senso di urgenza e tensione drammatica, ma conferisce una veridicità unica all'opera.

We Believe You (2025): Myriem Akheddiou, Ulysse Goffin, Adèle Pinckaers
Una giustizia che ferisce
Al centro della storia del film We Believe You troviamo Alice, interpretata con intensità da Myriem Akheddiou, una madre che lotta disperatamente per proteggere i suoi figli dal padre. I due registi esplorano il trauma non solo dell'abuso, ma anche del sistema giudiziario che spesso perpetua il dolore invece di sanarlo. I bambini coinvolti in procedimenti legali di questo tipo vengono costretti a ripetere le proprie testimonianze, mettendo a rischio il loro benessere emotivo. We Believe You solleva quindi una domanda cruciale: in questi casi, non dovrebbe prevalere il principio di precauzione per proteggere i più vulnerabili?
Una scelta stilistica audace
Girare la scena centrale dell'udienza in un unico piano sequenza di 55 minuti è stata una decisione audace, ma necessaria. Gli attori, tra cui veri avvocati, hanno vissuto l'intensità della situazione senza interruzioni, creando un'esperienza immersiva per lo spettatore. La tecnica ha inoltre permesso di contenere i costi di produzione, realizzando il film in soli 13 giorni grazie al sostegno del Belgian Film and Audiovisual Centre. L'uso della luce naturale e la combinazione di attori professionisti e non-professionisti hanno aggiunto un ulteriore livello di autenticità.
Il dilemma etico
Una delle forze del film We Believe You risiede nella sua capacità di affrontare con equilibrio il principio di presunzione di innocenza in un contesto delicato come quello della violenza domestica. Il personaggio del padre, interpretato da Laurent Capelluto, è costruito in modo da rendere visibili le contraddizioni e i meccanismi di auto-giustificazione tipici di chi perpetra tali abusi. La scelta di fargli credere nella propria innocenza aggiunge ulteriore complessità alla sua interpretazione, rendendolo un antagonista disturbante ma mai caricaturale.
La giudice, interpretata da Natali Broods, offre un'altra performance di grande spessore. Il suo lavoro di ricerca, che include la lettura del libro Défendre les enfants del giudice Édouard Durand, ha reso il suo personaggio un esempio di equilibrio tra empatia e rigore istituzionale.
I bambini: voci da ascoltare
Lavorare con attori bambini su un tema tanto delicato ha richiesto una preparazione meticolosa. Adèle Pinckaers e Ulysse Goffin, che interpretano i figli di Alice, sono stati guidati con sensibilità, creando un ambiente protetto che ha permesso loro di affrontare le scene con naturalezza. La loro interpretazione aggiunge un livello emotivo straordinario, spingendo il pubblico a riflettere su quanto spesso le voci dei bambini vengano messe in dubbio.
Un titolo “manifesto”
Il titolo We Believe You è un'affermazione potente che risuona per tutta la durata del film. In una società dove solo il 10% delle vittime di abuso minorile sporge denuncia e solo il 2% ottiene giustizia, il film si fa portavoce di una necessità urgente: credere alle vittime, sostenerle e riformare il sistema affinché non diventi un'ulteriore fonte di dolore.
Charlotte Devillers e Arnaud Dufeys dimostrano come il cinema possa e debba essere uno strumento di sensibilizzazione e cambiamento sociale. Con la loro opera, non solo raccontano una storia, ma lanciano un appello: ascoltare, proteggere, credere. In un’epoca in cui la voce delle vittime fatica ancora a essere ascoltata, We Believe You non è solo un film. È un grido di giustizia.

We Believe You (2025): Myriem Akheddiou, Laurent Capelluto
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