Con Dreams, il regista norvegese Dag Johan Haugerud conclude la sua acclamata trilogia sul desiderio e l’identità, dopo i film Love e Sex. In concorso al Festival di Berlino 2025, il film Dreams si presenta come un'opera densa e stratificata, capace di esplorare con profondità e sensibilità il tumulto emotivo del primo amore.
Un viaggio nell’ossessione adolescenziale
Johanne, la protagonista del film Dreams interpretata da una straordinaria Ella Øverbye, è un’adolescente che conosce l’amore solo attraverso le pagine dei romanzi che divora con passione. Quando nella sua scuola arriva la nuova insegnante Johanna (Selome Emnetu), la giovane ragazza viene travolta da un’attrazione irrefrenabile. La sua cotta si trasforma rapidamente in ossessione: Johanne scrive pagine e pagine di pensieri, desideri e fantasie, in un vortice di parole che mescola sogno e realtà. Il desiderio si fa azione quando la ragazza segue la sua insegnante fino a casa e, in un atto di incosciente coraggio, suona il campanello.
Un anno dopo, Johanna è scomparsa nel nulla. Johanne, ancora ferita e confusa, condivide i suoi scritti con la nonna Karin (Anne Marit Jacobsen), un’ex scrittrice di successo che vede in quei testi una potenza letteraria unica. Nonostante la promessa di segretezza, Karin fa leggere gli scritti alla madre di Johanne, Kristin (Ane Dahl Torp), scatenando un inevitabile confronto generazionale sulle esperienze amorose e sessuali.

Dreams (2024): locandina
Il primo amore e le sue contraddizioni
Haugerud, attraverso una regia delicata ma incisiva, sonda nel film Dreams il primo amore come un evento dirompente, capace di ridefinire la percezione del mondo e di scontrarsi con la realtà. Il regista sottolinea come il desiderio mentale e quello fisico non sempre procedano allo stesso ritmo, creando una tensione che può essere tanto esaltante quanto traumatica. Johanne è intrappolata in questa dicotomia, e le sue parole, esplicite e senza filtri, diventano lo specchio di un sentimento totalizzante e fatale.
Ma Dreams non è solo la storia di un’ossessione adolescenziale. Il film si espande in una riflessione più ampia sulle scelte e i rimpianti legati all’amore e alla sessualità. La madre e la nonna di Johanne, leggendo i suoi scritti, riconsiderano le loro stesse esperienze, in un gioco di specchi tra generazioni. Haugerud mette in scena tre donne di età diverse, ciascuna con una visione differente su desiderio, libertà e responsabilità, dimostrando come il primo amore non sia solo un momento di scoperta per chi lo vive, ma anche una lente attraverso cui gli adulti rivedono il proprio passato.
Una trilogia che sfida le convenzioni
Come i precedenti Love e Sex, anche il film Dreams porta avanti la riflessione di Haugerud sulla sessualità come esperienza individuale e slegata dalle definizioni convenzionali. La protagonista non cerca di incasellare la sua attrazione in un’identità precisa, né di conformarsi alle aspettative della società. Il film mette in discussione il confine tra amore e desiderio, tra autodeterminazione e condizionamenti sociali, lasciando aperte domande che sfidano lo spettatore.
La sceneggiatura, raffinata e priva di inutili moralismi, conferma la capacità di Haugerud di affrontare tematiche complesse con grande finezza tanto che, con Dreams, il regista norvegese firma uno dei titoli più incisivi di questa Berlinale 2025, confermandosi un autore capace di esplorare con profondità e originalità le dinamiche del desiderio umano. Nelle sale italiane dal 6 marzo grazie a Wanted Cinema.

Dreams (2024): Anne Marit Jacobsen
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