Nel cuore della sezione Forum della Berlinale 2025, Canone Effimero, il nuovo film documentario dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, si impone come un'opera di radicale poesia visiva e sonora. Un viaggio denso di suggestioni, che attraversa le voci e i gesti di una cultura marginale, celata agli occhi della contemporaneità, ma ancora pulsante nei suoi rituali più intimi.
Con una durata di 120 minuti, il film Canone Effimero si struttura come un mosaico di frammenti che compongono un ipotetico codice di sopravvivenza. Non si tratta di una narrazione classica, ma di un'opera che vive della tensione tra memoria, performance e oralità, alla ricerca di un'identità collettiva in continuo mutamento. Il documentario è un atto di resistenza culturale, un tentativo di restituire dignità a esistenze e tradizioni che rischiano l'oblio.

Canone effimero (2025): scena
Un affresco sonoro e visivo: la forza della tradizione orale
Canone Effimero, prodotto da La Sarraz Pictures, si distingue per il suo approccio immersivo alla tradizione orale e musicale dell'entroterra italiano. L'opera esplora il canto polivocale delle donne Arbëreshë del Pollino lucano, le litanie ipnotiche dei Monti Nebrodi in Sicilia, la straordinaria tecnica polifonica di Ceriana, nell'entroterra ligure, e le solitarie schegge di canto d’amore e di lotta delle Marche. In questo percorso sonoro, ogni voce si fa eco di una storia più ampia, una storia di resistenza e trasformazione.
La musica non è mai semplice accompagnamento, ma cuore pulsante del film: un linguaggio che attraversa il tempo, veicolando saperi ancestrali e raccontando un'Italia sconosciuta, inafferrabile eppure ancora viva. A questa dimensione sonora si affianca l'arte della costruzione degli strumenti musicali tradizionali, testimoni di un Mediterraneo che si fa crocevia di culture, tra influssi africani e orientali.
Una ricerca estetica tra cinema, pittura e scultura
Se il suono è il tessuto emotivo del film Canone Effimero, l'immagine ne è il corpo vibrante. La fotografia di Piero Basso costruisce un universo di volti scolpiti nel tempo, ritratti che evocano icone bizantine e miniature medievali. Il formato 1:1, scelto dai registi, rafforza questa sensazione di astrazione e atemporalità, trasformando i protagonisti in figure sospese tra passato e presente.
La messa in scena rifiuta il naturalismo tradizionale del documentario per avvicinarsi a un’estetica che ricorda la statuaria e la pittura, dando vita a un film che è al tempo stesso ritratto e installazione. Il montaggio di Diana Giromini asseconda questa tensione, componendo il film come un diario collettivo fatto di immagini scolpite, reperti riportati alla luce.
Il cinema dei De Serio: una poetica della memoria e dell’invisibile
I fratelli De Serio non sono nuovi a esplorazioni cinematografiche che intrecciano identità marginali, memoria e performance. La loro carriera, iniziata alla fine degli anni '90, si è sempre contraddistinta per una ricerca formale e tematica rigorosa. Dopo il successo dei film Sette opere di misericordia (2011) e Spaccapietre (2020), Canone Effimero si inserisce come un ulteriore tassello di un percorso votato a restituire voce agli esclusi.
La loro arte è un atto politico e poetico insieme: il cinema diventa un dispositivo per sottrarre all’invisibilità storie e corpi dimenticati, trasformandoli in segni indelebili di un’esistenza che resiste. Anche in questo nuovo lavoro, i registi torinesi confermano la loro capacità di fondere documentario, performance e installazione in un'opera che sfida le convenzioni del genere, aprendo lo sguardo a nuove possibilità espressive.
Un’opera di radicale bellezza
Canone Effimero è molto più di un film documentario: è un esperimento visivo e sonoro che si muove tra cinema, arte e antropologia. Un’opera che invita a riconsiderare il concetto stesso di identità culturale, sfidando le logiche dell’omologazione e della cancellazione delle tradizioni.
Nel panorama della Berlinale 2025, il film dei De Serio si impone come un'opera necessaria, un inno alla resistenza della memoria e alla vitalità delle culture invisibili. Con radicale bellezza e ricerca formale.

Canone effimero (2025): scena
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