Nel 1995 esce Gli anni dei ricordi, un film diretto da Jocelyn Moorhouse e tratto dal romanzo di Whitney Otto. La pellicola racconta la storia di Finn Dodd (interpretata da Winona Ryder), una giovane donna che si rifugia nella casa della nonna per riflettere sul proprio futuro e sul matrimonio imminente. Qui si ritrova circondata da un gruppo di donne straordinarie che, mentre cuciono una coperta, le raccontano le loro storie d’amore, di passione, di sacrificio e di resilienza. Attraverso questi racconti, Finn inizia a mettere in discussione le sue certezze e a interrogarsi sul vero significato dell’amore e della vita.
L'intervista che segue immagina una chiacchierata con Winona Ryder durante la promozione del film. Attraverso le sue parole (o, meglio, quelle che avremmo voluto sentirci dire, basandoci su quanto dichiarato in passato dall’attrice), esploriamo i temi centrali della pellicola, il suo rapporto con il personaggio di Finn e le riflessioni che questa esperienza le ha lasciato.

Gli anni dei ricordi (1996): Winona Ryder
Intervista impossibile a Winona Ryder
Il film Gli anni dei ricordi non è solo la storia di Finn, ma un intreccio di racconti che esplorano il significato dell’amore, della perdita e della memoria. Cosa ti ha affascinato di più?
Credo che la cosa più bella del film sia il modo in cui esplora l’amore nelle sue molteplici forme: il primo amore, l’amore maturo, quello tradito, quello ritrovato. Spesso nei film romantici vediamo solo storie perfette, ma la realtà è molto più complessa. Qui vediamo che l’amore può essere doloroso, ma anche incredibilmente prezioso. È un racconto che ci insegna che, alla fine, le esperienze vissute – belle o difficili che siano – ci rendono ciò che siamo.
Nel film, la metafora della coperta rappresenta la vita e le storie delle donne che la cuciono. Cosa pensi di questo simbolo?
È una metafora potente. Ogni pezzo di stoffa racconta una storia, proprio come ogni esperienza lascia un segno in noi. Il fatto che siano donne di generazioni diverse a cucire insieme la coperta rappresenta perfettamente il modo in cui il passato influenza il presente e come possiamo imparare dalle esperienze di chi ci ha preceduto. È un po’ come se ogni donna lasciasse un’eredità alle altre attraverso il filo della vita.
Uno dei temi più forti del film Gli anni dei ricordi è la ricerca della propria strada, il dubbio tra la sicurezza e il rischio. Anche Finn si trova a dover scegliere tra due percorsi diversi. Ti sei mai sentita così nella tua vita?
Oh, continuamente! Credo che sia una delle domande più universali che ci poniamo: "Sto facendo la scelta giusta?", Finn ha davanti a sé un matrimonio sicuro, stabile, ma si chiede se sia davvero quello che vuole. È un conflitto che ho vissuto anch’io, non solo in amore, ma nella carriera e nella vita in generale. A volte ci aggrappiamo all’idea di ciò che dovremmo fare, invece di ascoltare davvero noi stessi. E penso che questo film suggerisca proprio questo: avere il coraggio di fare scelte autentiche, anche se spaventano.
Nel film ci sono storie di donne che hanno amato e sofferto, ma che hanno trovato la forza di andare avanti. Quale di queste storie ti ha colpito di più?
Sono tutte bellissime, ma quella di Glady Joe, interpretata da Anne Bancroft, mi ha particolarmente toccato. È una donna che ha vissuto una passione travolgente ma ha dovuto affrontare anche la disillusione. La sua storia mi ha fatto pensare a quanto sia difficile accettare che l’amore, a volte, non sia come lo immaginiamo. Ma è proprio questo il messaggio: anche le cicatrici fanno parte di noi e ci rendono più forti.
Gli anni dei ricordi è un film che parla anche del valore dell’amicizia femminile e della solidarietà tra donne. Quanto è importante per te questo aspetto?
È fondamentale! Credo che a volte la società metta le donne in competizione tra loro, ma in realtà la vera forza sta nella condivisione e nel sostegno reciproco. Nel film, Finn trova conforto e saggezza nelle donne che la circondano, ed è proprio grazie a loro che riesce a capire meglio se stessa. Anche nella mia vita ho avuto la fortuna di avere amiche straordinarie, che mi hanno aiutata nei momenti difficili e con cui ho condiviso esperienze bellissime.
In un’epoca in cui si parla sempre di più di identità e indipendenza, cosa pensi che Gli anni dei ricordi abbia ancora da dire al pubblico di oggi?
Tantissimo! Il film parla di scelte personali, di amore, di crescita, e sono temi senza tempo. Oggi più che mai le donne si interrogano su cosa significhi essere indipendenti, su come conciliare carriera e sentimenti, su cosa significhi davvero essere felici. Finn rappresenta quel momento di passaggio in cui devi capire chi sei, e penso che sia una domanda che ognuno di noi si pone prima o poi.
Se potessi cucire un pezzo della tua vita in una coperta come quella del film Gli anni dei ricordi, cosa rappresenterebbe?
Bella domanda! Probabilmente un pezzo di stoffa un po’ vintage, magari con una sfumatura nostalgica. Amo il passato, le storie delle persone, i ricordi. E penso che la mia vita sia stata proprio così: un mix di esperienze intense, di momenti di luce e ombra, ma tutti importanti nel creare chi sono oggi.

Gli anni dei ricordi (1996): Winona Ryder, Ellen Burstyn, Maya Angelou
Il film esplora il concetto di memoria e di esperienza attraverso le storie delle donne che cuciono la coperta. Quanto pensi che il passato influenzi le nostre scelte?
Tantissimo. Penso che tutti siamo il risultato delle nostre esperienze e di quelle delle persone che ci circondano. Finn si rende conto che ogni storia d’amore ha luci e ombre, e che non esiste una relazione perfetta, ma solo persone che scelgono di amarsi nonostante tutto. Crescendo ho capito che la vita è un mosaico di momenti, proprio come la coperta nel film.
In molti tuoi film interpreti donne giovani in cerca della propria identità (Reality Bites, Piccole donne, Edward mani di forbice). Ti rivedi in questi ruoli?
Assolutamente sì. Credo che la ragione per cui scelgo questi ruoli sia perché riflettono quello che provo nella vita reale. Sono sempre stata attratta da personaggi che hanno un’anima fragile ma anche una grande forza interiore. Penso che tutti, in un certo senso, passiamo la vita a cercare di capire chi siamo davvero.
Una curiosità: nel film c’è un momento in cui Finn si tuffa in piscina con i vestiti addosso. È una scena simbolica per il suo percorso?
Sì! Amo quella scena perché rappresenta un momento di liberazione. È come se Finn mettesse da parte per un attimo tutte le sue insicurezze e si lasciasse andare. Penso che tutti dovremmo fare qualcosa di simile nella vita ogni tanto: smettere di pensare troppo e semplicemente… tuffarci.
Se potessi dare un consiglio a Finn, quale sarebbe?
Le direi di non avere paura di sbagliare. L’amore, la vita, le scelte… nulla è definitivo. Il bello del viaggio è proprio questo: scoprire se stessi un pezzo alla volta.
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