L'eterno dilemma che circonda il lavoro dell'infaticabile regista scozzese forse si risolve includendo, tra le caratteristiche peculiari del celebre ed infaticabile cineasta, entrambe le caratteristiche sopra menzionate.
Appena varcate le soglie delle sue prime 87 primavere, Ridley Scott infatti non pare demordere e la propria agenda impegni non sembra lasciare spazio a periodi di riposo, grazie ad una fucina di progetti, sulla carta anche assai impegnativi, tutti in procinto di partire o di essere portati a termine.
Come Steven Spielberg, il tenace regista è solito affrontare i suoi spesso sontuosi progetti anche contemporaneamente, spaziando da un film storico a uno di fantascienza, o a uno di costume che ritrae la scintillante falsità e il vuoto morale degli anni ’80, gli anni “da bere”.
Dopo le gesta del suo Napoleon grandioso in rappresentazioni belliche e minimalista nella mimica, è stata la vta del tanto rimuginato sequel de Il Gladiatore, che rimane uno dei film assieme a I duellanti, Alien, Blade Runner, Thelma e Louise, con cui il regista verrà ricordato in eterno.
Quel Gladiatore che nel 2000 ebbe il merito di dare un colpo d’ala non indifferente alla carriera di Scott, arenata tra un biopic su Cristoforo Colombo dalla lavorazione assai travagliata, e film di cadetti marinai come Albatross, che scade in una retorica piuttosto insopportabile.
Fu un successo stratosferico quel fenomeno de Il Gladiatore che ha contribuito più di ogni altro a far rinascere la moda del genere “peplum”.
Non meno rischioso e azzardato pare il progetto che riporterebbe Scott in zona “aliena” dopo i suoi intriganti, ma non sempre completamente convincenti film Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017).
Ma i progetti che vedono impegnato in modo febbrile il tenace ottantasettenne cineasta britannico non sono finiti.
Da anni si parla del coinvolgimento di Scott nella trasposizione del comic di Greg Rucka, Queen & Country, incentrato su una dinamica agente dell’intelligence britannico, che potrebbe costituire il definitivo contraltare femminile di un Bond che non osa ancora apparire in vesti femminili.
Attendiamo pazienti.
Nel contempo, in occasione della imminente uscita in sala de Il Gladiatore II, potrebbe risultare utile procedere con un ripasso e ripercorrere le tappe cronologiche che hanno caratterizzato una carriera concitata, iniziata alla non più tenera età di quarant’anni nel 1977, dopo un lungo periodo trascorso a dedicarsi con successo, e a farsi tecnicamente le ossa, nel comparto pubblicitario e dei videoclip.
Scott è senza dubbio un talento dell’immagine e della ripresa, un perfezionista della rappresentazione.
Ma è pure, e lo ha dimostrato ampiamente in svariate occasioni, un uomo per nulla indifferente al business e al ritorno economico, al punto da farsi portavoce di iniziative emblematiche. Come quella sfociata nel 2017 nello scandalo “Kevin Spacey”, che indusse il regista a cacciare dal set il celebre attore, impegnato come co-protagonista del film Tutti i soldi del mondo, sostituito con più anziano Christopher Plummer, e per questo costretto a rigirare gran parte delle scene madri del film, piuttosto che rischiare che lo scandalo sessuale, in cui è stato implicato Spacey, rischiasse di tradursi in un boicottaggio del suo film, girato con un budget di tutto rispetto.
Le polemiche, in quella occasione, non tardarono a farsi sentire, costituendo per il film una pubblicità gratuita e spontanea che non fece male alle sorti economiche del prodotto.
Polemiche a parte, Ridley Scott è senz’altro un regista che ha esordito col botto: un film in costume del tenore e della maestria visiva de I duellanti, e che alla prova del nove del secondo film si ripropone, solo due anni dopo, con il cult fantascientifico/horror/splatter Alien, e poi, nel 1982, con la fantascienza più matura, nostalgica e pure romantica di quello che diventerà, dopo 2001 Odissea nello spazio di Kubrick (e Stalker tra i cinefili più esigenti), il più importante film di fantascienza della storia del cinema ovvero Blade Runner, non può certo essere un cineasta come tanti.
Ma ricominciamo davvero dall’inizio, ripercorrendo tutta la carriera cinematografica di Ridley Scott, dal corto intimista Boy and Bicycle in cui chi racconta è il pensiero della mente, allo sfarzoso House of Gucci in cui a parlare troviamo il lusso sfrenato e il kitsch più ostentato, per finire al secondo capitolo de Il Gladiatore, in uscita in sala.
In mezzo ci sta il cinema in tutte le sue sfaccettature, e la carriera di un autore magari un po’ discontinuo, ma coraggioso, tenace e instancabile.
Uno che, meglio di molti altri, sa muovere la macchina da presa, cogliere al meglio il senso di un’azione, manovrare e dirigere scene di massa, senza peraltro omettere di percepire l’intimità di una singola espressione minimale nella quale si racchiude la fase cruciale di una sua storia.
Ambientato nella natia cittadina inglese di Hartlepool, nel nord-est dell'Inghilterra, questo cortometraggio di poco meno di mezz'ora racconta la giornata del compimento dei primi sedici anni di un ragazzo un po' pigro, che, al raggiungimento di quella fatidica età, un tempo indicativa del raggiungimento della maggiore età, si sveglia nella sua camera a seguito del trambusto casalingo degli altri componenti che si preparano ad affrontare una nuova giornata.
Le azioni sono commentate da una voce fuori campo dello stesso Tony, che suona come un pensiero che si palesa sullo spettatore.
La musica gradevole la firma di John Barry.
Riprese ardite che denotano una vocazione marcata per la ripresa ad effetto e la capacità di cogliere il senso dell'azione e del movimento.
Tutte doti che permetteranno a Scott, dopo un decennio dedicato a "farsi le ossa" nel marketing pubblicitario, di esordire già un po' maturo ma col botto, con le sue prime tre opere indimenticabili e tutte cult assoluti. 7/10
Due sfidanti e un duello perenne, che ferirà entrambi i contendenti lasciando segni indelebili sui loro corpi più di quelli del campo di battaglia, non sarà la soluzione definitiva di una spifa che si risolverà del tutto solo con una sconfitta morale.
E l'onore, l'orgoglio, si rivelano già da subito la vera causa dello scontro, nonché, a livello universale, l'origine del male e di tutte le guerre che hanno travolto il corso della storia umana sul pianeta.
Dopo una lunga esperienza in campo pubblicitario assieme ad altri nomi che diventeranno famosi come Ala Parker, Hugh Hudson, ed il fratello Tony, Ridley Scott esordisce quarantenne, dunque relativamente tardi come regista di un film a soggetto.
Ma l'esperienza maturata sul set degli spot pubblicitari anche assai famosi di cui fu autore, gli serv^ assai come scuola e I duellanti sembra, a tutti gli effetti, il film riuscito e perfetto che sta al culmine dell'esperienza artistica di un regista. 8/10
Alla sua seconda avventura cinematografica, Ridley Scott dà vita, coadiuvato in sceneggiatura dal valido e noto sceneggiatore sci-fi Dan O'Bannon, ad un grandissimo cult, nonché il capitolo d'esordio di una delle più importanti e fondamentali saghe di fantascienza della storia del cinema.
Tensione alle stelle, che saprà riproporre solo John Carpenter pochi anni dopo con La cosa, effetti speciali all'epoca da urlo a cura del nostro abilissimo artigiano Carlo Rambaldi, fututo papà di ET, all'interno di un film che ha segnato un'epoca ed è ancora una pietra miliare della fantascienza.
Sette anni dopo un certo James Cameron sceglierà di tornare in argomento e con Aliens riuscirà a fare probabilmente ancora di meglio. Ma il primo capitolo, per forza di cose, rimane un oggetto di culto per definizione, oltre che un film di fantascienza ancora assai galvanizzante. 9/10
Accolto in modo assai tiepido alla sua prima uscita, ma divenuto, anche grazie alle sue molteplici versioni tra Director's cut e Final cut più o meno ufficiali, un film culto già a partire dai primi anni '90, Blade runner è ambientato in un futuro prossimo che rappresenta ormai un nostro recente passato: nel 2019 infatti, in una Los Angeles immersa in una pioggia perenne, ove nelle vie celesti contrassegnate da molteplici grattacieli illuminati da enormi pannelli pubblicitari, viaggiano astronavi e veicoli volanti in grado di creare un traffico superficiale più caotico che quello nelle normali arterie stradali, un compassato agente facente parte della squadra speciale dei "blade runner", di nome Rick Deckard, va alla ricerca di un gruppo di replicanti ribelli che, fuggiti dalla colonia ove erano adibiti a lavori pesanti e ripetitivi, intendono confondersi tra la folla cittadina, con l'ambizione di aspirare pure loro ad una vita "imperfetta" e soggetta a scadenza, propria degli esseri umani.
E' Blade Runner un film che, passato inosservato alla sua uscita, si appresta ogni decennio a tornare in sala, spesso con nuove versioni, con o senza unicorni (pare ne esistano addirittura sette!), con o senza voce fuori campo, con nuovi finali, e ancora con la leggenda magnifica delle scene iniziali di Shining generosamente fornite da Kubrick a Scott, e dallo stesso utilizzate per il suo finale all'insegna della speranza.
Tutto vero? Tutto falso? la solita lungimirante verità che sta a metà? Poco importa: Blade runner resta un cult che, a differenza della maggior parte dei film, occorre e fa piacere riguardare senza mai stancarsi, ogni volta riuscendo a percepire nuove sensazioni...andate perdute irrimediabilmente le volte precedenti…."come lacrime nella pioggia". 10/10
In un'epoca senza tempo, il malvagio Tenebra, che vive coerentemente in una valle oscura, odiando la luce e la positività che si associa a tale fenomeno, desidera impadronirsi anche della superficie illuminata e pullulante di vita e natura incontaminata.
Per fare ciò, deve uccidere gli ultimi due esemplari di unicorni, ovvero due bellissimi destrieri bianchi con un corno sulla fronte, a cui si deve il beneficio della luce.
Pertanto ingaggia una banda di mostri capitanati dal perfido Blix per compiere tale laida missione.
In superficie, tra boschi ameni e creature pacifiche, l'amore tra i giovani Jack e Lili si celebra come coronamento di una perfetta armonia di vita.
Legend, opera quarta di Ridley Scott dopo tre film eccezionali uno di seguito all'altro (I duellanti, Alien e Blade Runner) è un fantasy dalla gestazione piuttosto tribolata, e dalle ambizioni innegabili, che tuttavia non si traducono, a livello di storia e di narrazione, in un film galvanizzante o di semplice approccio.
Una volta acclimatatosi nelle splendide scenografie che illuminano la vicenda ad inizio film, lo spettatore si avvia a rendersi vittima di una storiella piuttosto banale, che mai e poi mai risulta in grado di farsi seguire con vero interesse.
La presenza di creature fantastiche tipo nani ed elfi anticipa l'avventura, di ben altra qualità tecnico narrativa, de Il Signore degli Anelli, per il quale occorrerà aspettare quasi un ventennio.
Ma in Legend è proprio la struttura narrativa a difettare di interesse, non avendo come base un romanzo della potenza di quello di Tolkien. 4/10
CHI PROTEGGE IL TESTIMONE - 1987
Una bella e ricca donna di Manhattan (Mimi Rogers) è l'unica testimone oculare di un efferato omicidio occorso durante un party in una location esclusiva.
Per la polizia diviene importante proteggere la testimone dalla minaccia di un assassino di cui si conosce già praticamente il nome, ovvero l'ex socio e da poco tempo acerrimo rivale del defunto, e che si è dato alla macchia dopo l'assassinio. Pertanto l'esperto detective Mike Keegan (Tom Berenger) viene incaricato di proteggere la donna, vivendo praticamente a casa della donna.
Chi protegge il testimone, titolo italiano un po' pedante che sostituisce lo splendido originale Someone to watch over me, che a sua volta prende spunto da una bella canzone di George e Ira Gershwin in una versione riadattata da Sting, è un thriller efficace per quanto stilisticamente un po' laccato, scritto dal bravo sceneggiatore Howard Franklin (quello di Occhio indiscreto e dello script de Il nome della rosa).
L'incastro funziona, ben congeniato e tenendo anche conto che il colpevole si smaschera sin troppo facilmente già ad inizio film.
Scott dirige con la abituale padronanza di stile, ed il film, dalle atmosfere cupe e galvanizzanti, che di fatto resta un capitolo minore della sontuosa carriera del celebre regista, risulta oggi valido soprattutto come testimone di costume di un'epoca che sembra già uno scintillante passato remoto. 7/10
BLACK RAIN - PIOGGIA SPORCA - 1989
Nick Conklin (Michael Douglas) è uno degli ex grandi poliziotti di New York, da tempo messo un po' in disparte per sospetta concussione, che spiegherebbe il suo vivere al di sopra delle proprie possibilità, e far fronte ad un divorzio che altrimenti lo avrebbe dissanguato.
Mentre si trova col suo fidato collaboratore Charlie Vincent (Andy Garcia) a pranzare in un locale, ha luogo una sanguinosa faida tra un gruppo di gangster giapponesi ed un clan italiano, con un morto sgozzato.
I due poliziotti si mettono all'inseguimento dell'assassino, fino a riuscire a catturarlo.
Ingaggiato da Michael Douglas, nel cast anche tra i produttori esecutivi del film, Ridley Scott infonde al robusto thriller d'azione quel tocco hi-teck che appare molto pertinente nel contesto futuristico della affascinante città di Osaka, che ospita gran parte dell'ambientazione della pellicola.
Di contro la produzione è costretta ad affrontare vicissitudini burocratiche piuttosto complicate che tardano la conclusione del film, e lo stesso Scott, allontanato dal paese per mancanza di visti in regola, si risolverà a girare alcune scene di esterni in località della campagna americana.
Nonostante ciò, il film, candidato agli Oscar in due categorie tecniche (Miglior sonoro e Miglior montaggio sonoro), riscosse un buon successo di pubblico, sia negli Usa, sia nel resto del mondo, irrobustendo la posizione di Scott, decisamente ridimensionatasi dopo i fasti dei suoi primi splendidi tre film. 8/10
In fuga per la libertà. Quello che nasce come un piccolo viaggio fuori porta per evadere dalla banale routine quotidiana, trasforma una cameriera quarantenne di nome Louise (Susan Sarandon), e la casalinga spilungona trentenne di nome Thelma (Geena Davis), in due fuggiasche classificate come pericolose criminali.
L'escalation di quella loro fuga dagli esiti imprevedibili, ha inizio a seguito di una tentata violenza ai danni della bella di quel duo di amiche, ovvero Thelma. Ma è Louise a reagire e a difendere la compagna, sparando ed uccidendo il verme che ha tentato la violenza.
"Tu (Thelma) sei sempre stata matta. E' che non sei mai riuscita a tirar fuori la tua pazzia."
E' un capolavoro questo Thelma e Louise, scandalosamente premiato con l'Oscar solo per la migliore sceneggiatura (a cura della brillante Callie Khouri): un film che allarma, che si fa seguire trattenendo sulle spine un pubblico che non ha dubbi da che parte stare, quando i dubbi vengono pure al saggio poliziotto che cerca di farle ragionare (Harvey Keitel).
Un film che commuove e descrive due personaggi unici nella loro diversità, seguendo ognuno di loro e delineando di ognuna le mille sfaccettature che descrivono due personalità opposte, ma pure altamente compatibili.
Scott affronta il viaggio delle due donne nel deserto americano, prodigandosi in riprese che valorizzano lo splendido paesaggio brullo da western che comunica grandiosità e qualcosa che si avvicina all'eternità.
Con Thelma Louise, Ridley Scott ritorna alle vette qualitative della sua trilogia d'esordio tra fine Settanta ed inizio Ottanta, offre alle due star Sarandon e Davis la parte più significativa delle loro tutt'altro che trascurabili carriere, e fa esordire (o quasi) al cinema la futura star Brad Pitt, impegnato qui nel ruolo di un gigolò cowboy ladro ed irresistibile che scosse e creò fermento in un gran numero di spettatrici. 10/10
1492 - LA CONQUISTA DEL PARADISO - 1992
"Le ricchezze non rendono l'uomo libero; lo rendono solo più occupato."
L'epopea del gran viaggio che condusse l'indomito marinaio genovese Cristoforo Colombo ad intraprendere un viaggio, finanziato dalla regina di Spagna, lungo un tratto di mare ignoto come era in quei tempi l'Oceano Atlantico, che si diceva popolato da mostri e antistante un abisso in linea con la comune corrente terrapiattista dell'epoca, alla ricerca di una congiunzione con le Indie scoperte da Marco Polo, permise al coraggioso navigante di scoprire la attuale terra d'America.
Nel 1992, in occasione del cinquecentenario della scoperta delle Americhe da parte di Colombo, Ridley Scott decide di accettare di girare su commissione uno dei due progetti all'epoca promossi per omaggiare il grande navigatore.
Il film di Ridley Scott può vantare la scelta di un interprete fisicamente perfetto come Gerard Depardieu, che tuttavia non appare nel film completamente a suo agio e non si produce certo in una delle sue interpretazioni memorabili.
Nel cast, piuttosto sontuoso, citiamo anche Sigourney Weaver, nel ruolo della regina Isabella, che torna a lavorare con il regista che la lanciò e rese diva grazie ad Alien. 6/10
L'ALBATROSS - OLTRE LA TEMPESTA - 1996
"A volte non ci si può sottrarre al vento, si possono sol omettere a segno le vele e tirare dritto."
Ad inizio anni '60, tredici liceali volonterosi accettano di imbarcarsi in un grande veliero-scuola chiamato Albatross, ove formarsi alla scuola di mare e maturare esperienze per il curriculum che li introdurrà nel mondo del lavoro.
Durante le 6000 miglia di un viaggio che parte dal Golfo del Messico per giungere sino in mezzo all'immenso Oceano Pacifico, dopo aver imparato ad affrontare uno skipper esigente e spigoloso come il carismatico Christopher Sheldon (Jeff Bridges) sulla via del ritorno si imbatteranno in una anomala bufera che farà naufragare l'imbarcazione provocando anche alcune morti (la tempesta White Squall del titolo originale).
Colpa della struttura narrativa, più che del regista Ridley Scott, che filma con la solita verve indiscutibile, ma si trova ad affrontare il secondo flop consecutivo della sua carriera, subito dopo l'altrettanto marinaro 1492 - La conquista del paradiso, ed il terzo includendo anche il clamoroso flop di Legend.
Nel cast assai variegato, appaiono anche John Savage e i promettenti (a quei tempi) Ryan Philippe, Balthazar Getty, Jeremy Sisto, che tuttavia, pur ancor pienamente in attività, non risultano mai aver sfondato fino allo status di veri e propri divi. 6/10
"Mai mi fu dato di vedere un animale in cordoglio di sé. Un uccelletto cadrà morto di gelo giù dal ramo senza aver provato mai pena per sé stesso..."
La ambiziosa senatrice del Texas Lillian Dehaven (la grande Anne Bancroft), decide di usare come baluardo della sua ambizione politica, l'integrazione della figura femminile ai vertici di un'arma specializzata e tutta tradizionalmente al maschile come è quella dei Navy Seals.
Come pioniera della introduzione delle donne in questo comparto, una rigida selezione individua la tosta tenente della marina militare, Jordan O'Neill (Demi Moore), che non solo accetta, ma si sottopone senza tentennamenti ad un durissimo corso di ammissione lungo tre mesi.
Infarcito di retorica ed enfatico in modo sin fastidioso e puerile, Soldato Jane, frutto di una sceneggiatura triviale che utilizza l'argomento della parità di genere solo per aizzare istinti testosteronici ed istinti primari, che derivano da una scrittura sommaria e provocatoria a cura dell'altrove assai più ispirato e brillante sceneggiatore e regista David Twohy (quello della saga Pitch Black), riporta il cinema made in Usa ai livelli del puerile e guerrafondaio Top Gun di dodici anni prima, diretto dal fratelo di Ridley, Tony Scott.
Certo Demi Moore ci mette corpo (e che fisico!!) ed anima, e Anne Bancroft è assai godibile nel suo ruolo di maliarda di vertici del potere, mentre bravi attori come Viggo Mortensen e Jim Caviezel si accontentano del ruolo non proprio stimolante di spalla di cotanto spiccato orgoglio femminile.
Ridley Scott dirige con il solito tocco grandioso e proteso ad esaltare l'action, ma stavolta il suo tocco risulta sin troppo patinato e artificiale. 4/10
"A nessuno arriva mai qualcosa che non sia in grado di sopportare."
Nell'antica Roma dell'imperatore marco Aurelio, il generale Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe) finisce per essere vittima di una congiura ordita dal figlio del re, il perfido e folle Commodo (Joaquin Phoenix), che assassina il padre, fa scempio della famiglia del nostro soldato, e riduce il schivitù lo stesso per liberarsene. Ma Massimo ricompare nell'arena romana nel ruolo di gladiatore, costretto ad esibirsi assieme ad altri schiavi in sfide mortali per allietare lo spettacolo della corte del nuovo folle imperatore. Il guerriero saprà trovare proprio dal punto più basso raggiunto nel suo tribolato excursus vitae, la via della coerente vendetta.
Russel Crowe e Joaquim Phoenix diventano star indiscusse, il film entusiasma, Scott ci stupisce con tecniche di ripresa ardite che, coadiuvate dalla grafica compurterizzata ,si rivelano in grado di ricreare un'Antica Roma dell'opulenza dalle ardite costruzioni e dagli avveniristici monumenti.
Nonostante la minuziosa cura dei dettagli, il film non manca di incongruenze storiche ed ingenuità evidenti, e difetta non meno di frequenti dialoghi che attualizzano eccessivamente i modi di fare dei personaggi, restando quest'ultimo particolare una delle pecche più evidenti di tutta la filmografia di Scott, ogni qualvolta il regista si dedichi a produzioni in costume (successe ancora almeno con Robin Hood e con il recentissimo The Last Duel. 7/10
Nell'ottobre del 1993 la Somalia appariva devastata ed affamata dalla dittatura del folle Aidid, un uomo che arrivava al punto da distrarre gli aiuti umanitari occidentali destinati al suo popolo, per arricchirsi.
Le forze speciali internazionali, con a capo i marines americani, decidono di intervenire, ma quella che nasce come una operazione di routine, diviene un'impresa epica che ha come fulcro l'abbattimento di un elicottero da guerra, che viene a schiantarsi nella piazza centrale di Mogadiscio.
Il film, lungo oltre due ore e trenta, segue la resistenza dei soldati sopravvissuti e di quelli che giungono in capo per cercare di metterli in salvo, lungo quella sanguinosa e pericolosissima missione conosciuta come "Restore Hope", e portata avanti in particolare sotto l'egida delle Nazioni Unite, che ha coinvolto, in particolare, truppe statunitensi, pakistane, malesi.
Ridley Scott, completamente a suo agio nel filmare la dinamica ininterrotta di uno scontro sanguinoso e senza precedenti, riesce quasi a catapultare il suo pubblico in quella piazza, i mezzo al fragore del fuoco incrociato che oppone le due parti in combattimento.
La tecnica di regia è mirabile, ed il film merita pienamente i due premi Oscar ottenuti per il Miglior montaggio (al nostro Pietro Scalia), e per il Miglior sonoro.
Il realismo del campo di battaglia, il fragore degli effetti sonori, l'incessante senso di assedio che si prolunga lungo tutto il corso della vicenda, rendono il film un percorso negli inferi di una battaglia che difficilmente si riesce a scordare. 7/10
"Devo confessarle che sto pensando seriamente di mangiare sua moglie…."
Dopo circa un decennio dai fatti occorsi ne Il silenzio degli innocenti, e la tosta Clarice Starling (stavolta la staffetta passa da Jodie Foster a Julianne Moore)viene coinvolta in un concitata operazione volta a sgominare una banda di narcotrafficanti capitanati da una criminale che la stessa agente, per legittima difesa,
finirà per uccidere. Nonostante le attenuanti del caso, per la Sterling quel gesto le comporta un periodo di inchieste, polemiche e difficoltà che incidono non poco sulla sua carriera, adombrandola; almeno fino al giorno in cui il suo capo, per cercare di riscattarla, offre all'agente l'opportunità di rimettersi sulle tracce del diabolico Dottor Hannibal Lecter (sempre un perfetto e pertinente Anthony Hopkins), sparito dalla circolazione da oltre dieci anni dopo aver a suo modo contribuito all'arresto del maniaco "Buffalo Bill".
Dall'omonimo romanzo di Thomas Harris, barocco e pulp, ma non certo all'altezza dei primi due libri da cui furono tratti sia Il silenzio degli innocenti, sia l'altrettanto esemplare Manhunter di Michael Mann, Ridley Scott dirige un film sontuoso e a largo budget, trasposto sullo schermo da nomi celebri come David Mamet e Steven Zaillian.
Lo sforzo produttivo è notevole, e Scott gira con la solita potenza di immagini, immortalando, particolare, una Firenze insieme sontuosa ed inquietante.
Cast robusto, con Julianne Moore che non sfigura nei panni della nuova Clarice, e con un buon supporto di secondi ruoli italiani (impegnati nei vari ruoli ricordiamo Francesca Neri e Enrico Lo Verso).
Ma il film, così come il libro, non convince completamente, affossato sin troppo dal grottesco grandguignol che trapela già dalle pagine del romanzo. 6/10
Storia di truffe e di imbroglioni, oltre che di sane fobie e nevrosi.
Il fobico e nevrotico è il ladro di professione Roy Waller (Nicolas Cage), geniale organizzatore di truffe che gli consentono un tenore di vita elevato, che tuttavia non riesce a godersi appieno proprio a causa del disagio che l'uomo vive nell'affrontare la folla e le situazioni che lo costringano a rapportarsi con l'esterno.
Lo coadiuva il suo non meno esperto complice Frank Mercer (Sam Rockwell), e tuto procede bene sino al giorno in cui si presenta dinanzi a Roy la giovane Angela, che lo informa di essere sua figlia.
Pur con una struttura concitata da thriller, Matchstick Men (questo il titolo originale dell'opera), è in realtà una commedia scatenata, che permette a Ridley Scott di confrontarsi alla grande con questo genere per la prima vera volta in tutta la sua carriera.
La sceneggiatura, ad opera dei fratelli Nicholas e Ted Griffin, fila liscia alla perfezione e Scott dirige con la consueta e mirabile tecnica grintosa che riesce a eliminare ogni tempo morto e a conferire al film ritmo e verve in grado di assicurare uno spettacolo davvero godibile.
Grande coppia contribuiscono a formare Nicolas Cage e Sam Rockwell, auentico valore aggiunto di questa riuscita commedia d'azione, nonché attori ottimi, se non perfetti, a rendere palpabile il nervosismo che anima i personaggi che spesso entrambi vengono chiamati ad interpretare.
Carina e ben scelta la "piccola" Alison Lohman, con quella sua fisionomia esile che comunica tenerezza e cela quella tostaggine che si rivela poi il celato valore aggiunto del suo personaggio di ingannatrice. 8/10
ALL THE INVISIBLE CHILDREN . EP. JONATHAN - 2005
"Non avere timore innanzi ai tuoi nemici, sii impavido e retto cosicché Dio possa amarti, dì sempre il vero, anche se ti conduce alla morte; salvaguarda gli indifesi e non fare torti. E' il tuo giuramento."
Nella Francia di fine 1100, un giovane maniscalco francese, Baliano (Orlando Bloom) devastato dopo la morte della giovane moglie, viene accusato di aver ucciso il prete del suo borgo, e per discolparsi e non finire sulla forca, è costretto alla fuga.
Riesce a trovare il suo vero genitore, ovvero il cavaliere Goffredo (Liam Neeson), diretto in Terra Santa per gestire i suoi possedimenti, e si convince a seguirlo. Ma poi, quando quest'ultimo viene ucciso dai francesi che danno la caccia al figlio, e prima di morire fa pronunciare al suo erede il giuramento dei cavalieri, ecco che Baliano si trova anche moralmente impegnato a proseguire il viaggio verso Gerusalemme.
Cinque anni dopo il grande successo del film in costume Il gladiatore, che ebbe il merito, fra gli altri, di resuscitare un genere che si pensava decaduto come quello del "peplum", Ridley Scott torna al film "di cappa e spada" ripercorrendo un periodo storico successivo di diversi secoli, in pieno Medioevo, all'epoca appunto delle fantomatiche Crociate, e di cui gli episodi narrati costituiscono solo una parte delle stesse.
Per chi si fosse aspettato qualcosa di più forte in grado di far luce complessiva su uno dei momenti più discutibili e bui della Chiesa romana nella sua spregiudicata opera di evangelizzazione atta a celare una vera e propria missione di conquista materiale, tutt'altro che spirituale, rimarrà un po' deluso da questo Le crociate.
Per chi predilige la narrazione avventurosa, le scene di combattimento e gli intrighi di corte, avrà pane per i suoi denti, e Ridley Scott, che si destreggia con il solito collaudato mestiere in grandi momenti action e scene di massa abilmente ricostruite con supporti di validi effetti scenici e computerizzati, si fa garante di un prodotto di valido intrattenimento, che forse non risulterà appassionante ed epidermico come Il gladiatore, ma che, a differenza di quest'ultimo, appare storicamente certo più compatibile e meno costellata di incongruità storiche, o di imprudenti attualizzazioni di gesti, modi di esprimersi e comportamenti. 7/10
"Un uomo dovrebbe riconoscere le proprie sconfitte garbatamente, così come festeggia le sue vittorie, max. Col tempo vedrai che un uomo non impara niente quando vince. Perdere invece può condurre a grande saggezza."
Max Skinner (Russell Crowe) è un astuto manager di borsa londinese, dal fiuto infallibile e dalla fama di cinico uomo senza scrupoli.
Essendo orfano dei genitori, ha come unico parente un vecchio zio di nome Henry (Albert Finney) che possiede una grande tenuta agricola adibita a vigna in Provenza, nel Sud Est francese. Costui lo ha sempre ospitato da ragazzo durante le estati e l'uomo serba ricordi fantastici della sua infanzia in quei luoghi. Il giorno in cui lo zio muore improvvisamente, l'uomo risulta quale unico erede del vecchio, e pertanto deve lasciare gli affari per tornare in Francia ad occuparsi di come alienare quella proprietà.
Nel raggiungere la villa, si imbatte in una bella ragazza francese (Marion Cotillard) che quasi investe, la quale, in seguito, avrà modo di vendicarsi dell'affronto subito, fino a fare amicizia con l'uomo.
Dall'omonimo romanzo di Peter Mayle, Ridley Scott torna in zona commedia, dopo il successo di critica ottenuto col brillante ed esilarante Il genio della truffa, ma la commedia, svenevole e melensa, si rivela un vero bluff ed uno dei punti più bassi e scontati della variegata carriera del celebre cineasta.
Il film, pur amato sconsideratamente da una buona parte del pubblico, non riscontrò particolare successo all'uscita in sala, ma ebbe il merito di lanciare nel jet set hollywoodiano la futura diva francese Marion Cotillard.
Russell Crowe torna a lavorare con Scott dopo Il gladiatore, con cui strinse un vero e proprio sodalizio per gli anni avvenire, grazie al quale i due vantano ben 5 film girati assieme. 4/10
"Puoi essere un uomo di successo e avere dei nemici, oppure puoi non essere un uomo di successo e avere degli amici. Devi scegliere."
Le vite del boss in ascesa Frank Lukas (Denzel Washington) e quelle del tenace detective Richie Roberts (Russell Crowe) si incrociano ad inizi anni '70, quando la fortuna del primo nella gestione del suo clan di trafficanti diviene plateale con lo smercio di una droga purissima e smerciata a prezzi relativamente bassi, proveniente dalla Thailandia e chiamata Blue magic, caricata in bare di militari e patrioti morti all'estero, soprattutto nella guerra del Vietnam, poi caricate su aerei per essere rimpatriate.
Alla fine, la vita già complicata a livello famigliare del poliziotto Roberts, tra divorzi ed amori difficili con una legale che conosce durante i suoi studi fuoricorso nella facoltà di legge, si concentra sulle attività del boss, che finirà per conoscere e per arrestare.
La storia di due acerrimi nemici-amici, tratta da una sceneggiatura che il valente Steven Zaillian, anche produttore assieme a Scott e Brian Grazer, trasse da un articolo di cronaca di Marc Jacobson intitolato The return of Superfly, è diretta con la solita verve da Ridley Scott che dà un tocco da maestro ad una pellicola che si concede alcune belle scene d'azione, in cui tutta la maestria del regista navigato viene a galla, e permette altresì a due star dal forte appeal come appaiono i singoli membri della inedita coppia Washington/Crowe, di trasmettere il meglio nel rendere ognuno il proprio personaggio pieno di contraddizioni, alti e bassi, carattere determinato ma mai a senso unico nel doversi confrontare tra bene e male. 7/10
NESSUNA VERITA' - 2008
“Devi decidere da quale parte della croce stai: o pianti i chiodi, o stai appeso”.
I differenti modi di intendere la caccia ai boss di Al Qaeda, da parte della CIA, si riassumono nelle figure contrastanti dell’agente sul campo tutto scrupoli e cuore pulsante, Roger Ferris (Leonardo Di Caprio), e in quello, freddo e spregiudicato, che opera on line e con utilizzo di droni spara missili mentre cura le faccende di famiglia, Ed Hoffman (un Russell Crowe visibilmente sovrappeso), che è pure il capo del primo.
Differenti metodi per un unico risultato: quello di reagire e trovare una soluzione agli attentati che dal Medioriente si prefiggono di minare la tranquillità e il quieto vivere di un Occidente nel quale tali paesi ritrovano l’essenza del male
che può sconvolgerne costumi e scelte di vita.
Due prospettive, due sguardi: quello implacabile dall’alto di un uomo un po’ bolso (Crowe) che non ha nulla di marziale per raffigurare un micidiale combattente, come dimostrano i risultati che ottiene, e uno (Di Caprio) con il corpo insanguinato dei segni della lotta sul campo, e che vive la sua battaglia in balia di un pericolo più tattile ed epidermico.
Dal romanzo di un giornalista di guerra del Washington Post, David Ignatius, lo sceneggiatore William Monahan trae uno script teso e forse sin troppo complesso e caotico che, tuttavia, permette a Ridley Scott di dar sfogo a tutta la sua potenza visiva e di ripresa. Lasciando che le molteplici telecamere del suo set forniscano l’occasione per catturare al meglio quel senso di azione impellente e cruciale che il montaggio frenetico sa assemblare in modo opportuno. 6/10
"Ribellarsi e ribellarsi ancora, finché gli agnelli diverranno leoni!"
Anche Ridley Scott si cimenta nell'ennesima trasposizione dell'omonimo romanzo di Alexandre Dumas incentrato sul famosissimo ladro buono, ovvero quello che "rubava ai ricchi per dare ai poveri".
In questa versione l'arciere Robin Longstride (Russell Crowe) sta tornando dalla guerra in cui ha combattuto valorosamente a fianco del suo re Riccardo Cuor di Leone contro i francesi.
La sceneggiatura, scritta dal bravo sceneggiatore e regista Brian Hengeland, decide di stravolgere il romanzo originario facendo morire Re Riccardo ancora in battaglia, e creando la circostanza che induce Robin a tentare di far ritorno nella sua Inghilterra, ove, sotto le mentite spoglie del defunto cavaliere Sir Robert, ucciso dal perfido traditore Godfrey (Mark Strong), nobile inglese fedele al re di Francia, armerà uno squadrone di suoi fedeli per spodestare il nuovo perfido re, Giovanni (Oscar Isaac), innamorandosi della giovane vedova di Sir Robert, ovvero la bella e algida Lady Marion (Cate Blanchett).
Dopo svariati adattamenti di cui è piena la storia del cinema, la versione tecnicamente realistica, ma assai difforme rispetto al romanzo originale di Dumas, diretta da Scott, finisce per deludere e rivelarsi una storia poco avvincente e così poco romantica da non saper accontentare nessuna fascia di pubblico.
Quasi che il film, pur sontuoso e ben girato, si riducesse ad una dispendiosa ricostruzione storica, che tuttavia, nonostante il tocco grandioso a firma di Scott, poggia su aspetti e fatti decisamente travisati o non corrispondenti ai reali fatti storici documentati.
E, ammettiamolo, pure la coppia Crowe/Blanchett, perfetta sulla carta, non appare mai davvero in sintonia o in grado di aggiungere quel pizzico di pathos che manca decisamente lungo tutto il racconto solo formalmente impeccabile. 5/10
Un film che rappresenta una vera gioia per gli occhi ed è incentrato su una missione che alterna l'intento esplorativo/conoscitivo a quello piu' commerciale/lucrativo.
Circostanza che crea nell'equipaggio un'antitesi rappresentata dalla figura delle due donne protagoniste: oltre alla Shaw/Rapace. la cinica e razionale Meredith/Theron.
Scopriamo inoltre, dalle prime seducenti immagini del film che ci illustrano l'origine del nostro mondo, perche' "per creare una nuova civilta' bisogna distruggerne un'altra" e di come la misteriosa e fisicamente armoniosa razza definita in gergo degli "ingegneri" (cosi' almeno vengono tradotti nella versione francese), si immola alla causa determinando la nascita della specie umana vivente (altro che scimmie e primati!).
Attraverso la scoperta di quello che cela il misterioso pianeta, il film riesce a spiegarci, proprio alla fine nel suo rutilante epilogo, come ebbe origine la razza dei predatori assassini che ha popolato con successo ed ottimi esiti artistici (e commerciali) gli ultimi trent'anni della nostra fantascienza.
Riprese maestose ed emozionanti fanno da cornice ad una vicenda che Scott dirige con polso sicuro e collaudato, pur non rinunciando ai suoi vezzi, magari per il pubblico un po' superflui (fra cui quello di far apparire, come in ogni film, anche per pochi attimi, l'amata e seducente moglie italiana Giannina Facio), ad alcune convenzionali ed un po' abusate scene di intimita' da "vita in astronave"; piccole concessioni o banalita' che sono tuttavia riscattate da un montaggio serrato (a cura dell'italiano Piero Scalia) e da effetti speciali che il 3D esalta e rende (per una volta lo ammetto) ancora piu' suadenti e stupefacenti. 8/10
THE COUNSELOR - IL PROCURATORE - 2013
SOPRAVVISSUTO - THE MARTIAN - 2015
TUTTI I SOLDI DEL MONDO - 2017
Le puntate precedenti di "Registi che contano":
12)-BONG JOON-HO
13)-KAREL REISZ
14)-ARTHUR PENN
...IN CORSO DI STESURA....
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