Parliamo spesso di cinema italiano morto, parliamo spesso di cinema italiano scarso, eppure non ci rendiamo conto di come la politica e le Major di distribuzione siano corresponsabili di tutto ciò
Sono d’accordo che molte pellicole siano proprio scarse: fatte di corsa, senza senso e con poco o addirittura senza appeal.
È appena uscito nelle sale un film italiano che non solo è stato sovvenzionato con i soldi dello stato e del ministero della cultura, ma è stato sovvenzionato anche l’improbabile sequel.
Poi arriva la notizia: Lucky Red distribuisce Vermiglio il film di Maura Delpero con Tommaso Ragno tra gli altri attori.
Fresco vincitore del Gran premio della giuria alla mostra internazionale del cinema di Venezia di quest’anno.
Ma qual è il problema? Il film distribuito in tutta Italia in 25 copie (di cui poco meno di una decina nel Triveneto).
Questo perché il film è ambientato in provincia di Trento ma è evidente che è una fesseria.
Lucky Red ha già detto che la settimana prossima aumenterà probabilmente il numero di sale ma non saranno mai tantissime per forza di cose.
Allora qui il problema cambia non è più un problema di scarsità del cinema italiano ma di poca convinzione nella distribuzione di titoli che potrebbero suscitare comunque l’interesse di che il cinema lo ama.
VERMIGLIO PERCHE’ SOLO 25 COPIE?
Parlo da persona che ancora non ha avuto modo di vederlo, e probabilmente non lo vedrà in sala, in quanto seppur io vivo nell’altissimo veneto (quasi ai confini con l’Austria) questo film non è in programmazione.
Il problema va oltre alla bellezza o bruttezza della pellicola: ma piuttosto al fatto che film importanti come Vermiglio che vengono oltretutto inseriti nella lista dei film candidabili agli Oscar per l’Italia, abbiano una distribuzione così terribile e inconsistente.
Un po’ come era successo con “chimera”, film molto interessante ma praticamente quasi non distribuito.
Probabilmente dobbiamo cambiare la nostra mentalità, il nostro pensiero sulla cultura e sull’arte e per farlo dobbiamo essere noi stessi ad arrabbiarci, e a gridare la nostra insofferenza verso una società che va a premiare i “me contro te”, bocciando film impegnati e che possono dar adito a discussioni interessanti e intelligenti.
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