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Anima e corpo
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C’è questa cosa nuova. I più attenti tra voi se ne saranno già accorti, qualcuno sarà anche scocciato, sicuro. Perché così funziona ormai il mondo che siamo diventati. Tutto ci passa attraverso lasciando solo qualche strascico, qualche traccia ma il metro di valutazione di qualsiasi cosa è il successo, l’incasso, i numeri (o i like, i follower e via discorrendo). Se mancano quelli sembra manchino le fondamenta per stabilire l'importanza di una cosa. La nostra intelligenza, come dice il filosofo Umberto Galimberti, è ormai solo capace di inserire il mondo in categorie legate al denaro, alla sua presenza, abbondanza, mancanza.

Infatti, i soldi
Lo sappiamo bene anche noi che ci occupiamo di cinema e nella nostra rubrica settimanale dedicata agli incassi dobbiamo sempre parlare di soldi. Persino la lista con cui tutte le settimane illustriamo i nuovi film (che trovate come sempre qui), oltre a presentarli, deve per forza prendere in considerazione gli schermi che hanno a disposizione. Perché qualsiasi ragionamento in astratto sulla qualità di un film, che prescinda dalla sua reale disponibilità e visibilità e quindi incasso, è destinato a generare frustrazione prima e indifferenza poi. Nell’epoca dell’abbondanza (per quanto illusoria possa essere) non ci sono grandi spazi per la curiosità, la ricerca, la fatica.

Animare stanca
Lo dice Simone Massi, il regista, il creatore, l’animatore (dunque il poeta) di Invelle - abbiate pazienza, la consultazione di questo link ha bisogno della vostra semplice registrazione al sito della rivista Film Tv,  ma poi ne vale la pena - il primo film che abbiamo deciso di sostenere con Anima e corpo. Film scelti dal settimanale Film Tv e portati alla vostra attenzione per cercare di rompere, o almeno incrinare, l’indifferenza verso ciò che ha bisogno di cura, prima che diventi avversione. Del film hanno già scritto in tanti, anche qui su filmtv.it, l'ultima arrivata è questa e ve la propongo perché mi piace pensare che quando un film produce questo genere di pensieri debba essere protetto, rilanciato, promosso. Con l’anima e con il corpo, appunto.

Andarsene
Invelle
parla di un momento cruciale della storia del paese: il momento in cui abbiamo lasciato i campi per le città. Il momento in cui abbiamo iniziato a sognare il mare. Una trasformazione del genere non avviene in un batter d’occhio e per raccontarla serviva la giusta lentezza e la capacità di sintesi. Per questo i testimoni di questo cambiamento, gli sguardi attraverso cui Simone Massi sceglie di raccontarlo, sono quelli di tre bambini. Perché solo i bambini sono capaci di quella lentezza, di quella sintesi. Solo i bambini che guardano al mondo degli adulti e a quello che vi accade, sanno porsi le giuste domande, tagliando certe frequenze e sovrastrutture, salvando l’essenziale. Lasciando sospese le ambiguità, in attesa di momenti migliori, anche correndo il rischio che non si sciolgano mai.

Allontanare la fame
Il passaggio dalla società contadina a quella metropolitana inizia nel dopoguerra e termina, per Massi, negli anni `70. Tre/quattro decenni cruciali che Massi illustra con il suo tratto unico usando il piano sequenza come strategia per annullare le distanze, per evitare di annegare nel troppo grande, di perdersi nella serpentina maiuscola della Storia, usando invece il dettaglio come collegamento spazio temporale e salvando i suoi testimoni (e noi spettatori) da sociologismi sterili, da risposte scontate, da idealizzazioni inutili.

Come dice infatti Genga009 nella sua ottima recensione, “La vita dei contadini è relegata e povera, sofferente in tempo di guerra e perseguitata da chi segue il progresso. Nella visione di Massi, inoltre, non traspare alcuna dignità nell'umiltà. Si vive per morire e si lavora per allontanare la fame.” E questo sguardo sulla vita dei campi, sulla vita della "provincia della provincia della provincia", così onesto e ripulito dalla tentazione di idealizzarlo è uno dei tratti che rende Invelle un'opera unica nel panorama cinematografico italiano.

Il segno pesa, il segno resta
La tecnica del disegno di Massi è molto particolare, il film è stato realizzato interamente a mano e se il piano sequenza continuo garantisce fluidità ai passaggi più azzardati tra epoche, scenari e memoria, come dice Giulio Sangiorgio nella sua recensione ispiratissima, c'è nello scorrere del film una certa durezza, perché "I graffi nel nero sono scavi nell’oblio, il b/n è duro perché lo erano il tempo e il suo pensiero, il colore è forte come solo in un ricordo: Invelle è un prelievo, una riserva, un museo, l’archivio di una sensibilità, di un modo di guardare il mondo. Per non perderlo. Non perdetelo."

Da questo fine settimana, grazie allo sforzo congiunto di Lucky Red e di Film Tv, Invelle di Simone Massi si può vedere in quasi cinquanta sale (se vi trovate a Torino, Firenze, Roma, ci sono anche delle proiezioni in presenza del regista).

Noi, anche se animare è faticoso, ci stiamo provando Anima e corpo.
Voi se ce l'avete vicino, non perdetelo. È uno di quei film che vorrete tenervi stretti.

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