Espandi menu
cerca
Smentirsi clamorosamente su un film - La prima notte di quiete
di yume ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

yume

yume

Iscritto dal 19 settembre 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 121
  • Post 119
  • Recensioni 637
  • Playlist 47
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

 

Bisogna ammetterlo, mi ero sbagliata e sono qui a confessarlo. Chi vuole legga la mia prima recensione e capirà, è tutto documentato e mi cospargo il capo di cenere.

E adesso a noi.

 

Su questo film sono state scritte pagine bellissime, basta fare un giro sul web per trovarne.

Se ho deciso di dire la mia è per una sorta di riparazione dovuta a tanto capolavoro, pietra miliare del cinema italiano, e non solo.

Perché riparazione: perché la prima volta che lo vidi, anni fa, non mi piacque. La giovane età e l’inesperienza decisero per me. Poi l’avevo rimosso e l’unica cosa che ricordavo era il cappotto cammello di Alain Delon. Indimenticabile, un’icona, proprietà di Zurlini che, con il maglione verde, l’aveva prestato all’attore per cui aveva un affetto paterno, o fraterno, cosa che fa capire il perché di tante liti fra i due in fase di creazione del film.

Quel cappotto Alain non lo toglie neppure in discoteca, sembra la sua copertina di Linus.

E proprio da quel cappotto, indelebile nella memoria e forse non abbastanza messo in primo piano da tanti esegeti, voglio partire.

Chi è Daniele Dominici, lo splendido Delon che ha nello sguardo tutta la fragilità dell’uomo che sa, conosce e non ha speranze?

E’ un uomo venuto dal nulla e al nulla ritorna, la sua prima notte di quiete è la morte, quando il sonno non ha più sogni.

Ma, come tutti, finchè vive ha bisogno della sua confort zone, e cosa meglio di una copertina di Linus da cui non staccarsi mai? Assurdo? Certo, non sarà quella a salvarlo, se neppure l’amore ci riesce.

E’ quella saggia metafora,  a blind man who leads a blind man, che da Katha Upanishad al Nuovo testamento (Se un cieco guida un altro cieco, entrambi cadranno in una fossa) fino a Sesto Empirico passando per Orazio e Erasmo da Rotterdam finisce proprio nei Peanuts.

Quel cappotto Daniele inevitabilmente lo toglierà la prima e ultima notte che passa con Vanina, illudendosi che la sua vita abbia trovato la svolta che cercava.

Nulla di più falso, la sua macchina farà una bella inversione a U invece di andare avanti e un camion che sbuca dalla nebbia gli offrirà  la sua prima notte di quiete.

 

Daniele Dominici, il supplente di Lettere che fa fumare in classe, che mette sull’avviso i liceali sbruffoncelli senza giri di parole (Io sono qui solo per spiegare perché è bello un verso del Petrarca; e presumo di saperlo fare. Tutto il resto mi è estraneo, mi annoia, tanto vale che lo sappiate da subito. Per me rossi o neri siete tutti uguali. I neri solo più stupidi), che conosce Dante a memoria e descrive la Madonna del Parto di Piero della Francesca a Monterchi come nessun critico d’arte ha mai fatto (…ecco il miracolo di questa dolce contadina adolescente, altera come la figlia d’un re. Il silenzio della campagna intorno a lei è così compiuto; finora probabilmente si è divertita a confidarsi con le sue bestie, le chiama per nome e… e ride. Poi a un tratto è tutto finito poiché attraverso i secoli, il destino ha scelto proprio la sua purezza. Lei ne sembra compresa ma non felice, forse già sente oscuramente che la vita misteriosa che giorno per giorno cresce in lei, finirà su una croce romana come quella d’un malfattore), Dominici che ama la vita ma ancora di più la morte, su cui le parole di Goethe che danno il titolo al film pesano come una profezia che si autoavvera, è l’eroe bello e triste, un uomo che troppo sa e troppo ha vissuto, sempre al limite di sé stesso, capace di amore e pietà, troppo diverso per vivere in un mondo di persone normali.

 Dominici s’innamora di Vanina e Vanina di lui, anche lei ha un passato che l’ha segnata e il loro incontro è quello di due naufraghi.

Lo sconforto che hai dentro, la tua malinconia senza rimedio, non riesco a sopportarla....

La vede seduta al banco fra i compagni, in quello sconforto riflette sé stesso, è il legame che nasce fra chi si riconosce e per un po’ si tende la mano.

Vanina è bella, invidiata dalle donne e cercata dagli uomini, sta col ricco Gerardo che sgomma con la sua Ferrari davanti a scuola, ha il passato che la provincia bigotta e ipocrita sussurra, una madre che vuole il buon partito e scaccia a male parole Daniele, gli ingredienti della provincia becera ci sono tutti, come i vitelloni ben pasciuti che si trascinano tra feste alcoliche e volgarità varie in attesa della prossima estate folle di vacanzieri spensierati.

Quel respiro che si sente nell’aria e dovrebbe essere vita per giovani nel fiore degli anni, Sehnsucht, nostàlghia, è invece  mélancolie, cupio dissolvi, anni dissipati in vuote liturgie, discorsi vanesi,  baruffe di piccoli provinciali imbottiti di soldi e pregiudizi.

Storia impossibile quella di Daniele e Vanina, la vita è stretta, costringe a fare retromarce forzate e la morte regalerà a uno dei due la prima notte di quiete.

Rimini d’inverno è la cornice perfetta.

Sul mare grigio la schiuma delle onde traccia righe che sembrano brividi, la foschia avvolge strade e case, piccoli uomini  e donne oggetto del desiderio si aggirano come fantasmi, nulla conta che altrove il mondo stia cambiando, solo un breve riflesso in classe dei moti giovanili cade nel nulla, la provincia addormentata dorme lunghi sonni senza risveglio.

Daniele Dominici è un’anima persa, spicca nel gruppo che pure lo accoglie, forse per il suo carisma, forse, e più, per il suo mistero. Gioca a carte, vince, non ha grandi mezzi e il ricco Gerardo con rombante Ferrari rossa fidanzato di Vanina non gli risparmia insulti velenosi.

Monica è la donna con cui vive da anni un amore stanco, al capolinea, li unisce la disperazione muta di una convivenza senza sogni né progetti. Il loro è un appartamento spartano, da stipendiati statali, nelle ville dei ricchi vitelloni di paese Daniele arriva come un corpo estraneo, c’è in lui un’aura che cattura, magnetizza. Lo odiano e lo amano, a lui nulla importa, si lascia vivere fino al momento in cui Vanina sembra restituirgli uno slancio vitale perso negli anni.

Zurlini fa di Daniele l’eroe che precorre i tempi, il suo tedium vitae e lo sconforto di Vanina prefigurano con vari decenni di distanza l’uomo contemporaneo, consapevole di aver perduto la sicurezza degli antichi vincoli sociali e ideali, senza averne stabiliti di nuovi. Senza radici non sa più come determinare gli scopi della sua esistenza e l’atteggiamento verso la vita.

La colonna sonora di Mario Nascimbene semina fredde sonorità jazz che s’impennano all’ingresso della tromba di Maynard Ferguson e del sassofono di Gianni Basso, mentre  Domani è un altro giorno della Vanoni è il tappeto sonoro perfetto per lo scambio di sguardi nel ballo in discoteca.

Autore colto e raffinato, Zurlini  muove gli attori con la consapevolezza di chi conosce quel mondo, la Rimini delle sue estati e degli inverni malinconici, dove non arriva nessun transatlantico Rex carico di luci, piuttosto una vela sperduta di due anziani turisti inglesi che chiedono informazioni a Dominici che avanza solo, mani in tasca, sul molo nebbioso.

Sono qui da poco, dice ai due, quindi sparisce sulla sinistra dello schermo mentre la macchina punta a lungo sugli scogli battuti dalle onde.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. richardgriffin77
    di richardgriffin77

    Sull’onda della nostalgia, motivato soprattutto da questo thread al quale ho partecipato con affetto, ho deciso di guardare nuovamente, dopo anni,“La prima notte di quiete”. Ed è vero che la maturità ti fa apprezzare cose che, quando avevi 16 o 18 anni, ti sfuggivano. Ed anche quando ho raggiunto i 50 mi sono accorto che molti più particolari mi si chiarivano; tuttavia non come oggi, che ne ho dieci di più.
    Mentre mi immergevo nella atmosfera aspra e struggente del film, ogni scena, ogni battuta, ogni sfumatura acquisiva una nuova prospettiva, rivelandosi pienamente.
    C’è una situazione chiave, molto significativa, che vede quasi tutti i caratteri principali radunati nel casale dove Vanina e Daniele hanno trascorso la loro prima ed unica notte di amore.
    A Vanina viene rivelata una parte del passato oscuro e turbolento di lui; a Daniele, d’altro canto, viene sbattuta, impietosamente, sul viso la verità sulla vita priva di amore per se stessa che Vanina ha condotto fino ad allora. Ma Daniele, se anche ignorava i dettagli, in cuor suo, sapeva già tutto: e ciò non cambierà mai il suo sentimento per colei che ama.
    Quando lei resta in piedi, tremante, incerta e lo vede sdraiarsi sul giaciglio improvvisato, sul pavimento, che li ha visti avvinti fino a poco prima, chiede a lui: “Vuoi che me ne vada?”
    Daniele indica solo il posto libero accanto e le dice: “Vieni qui. Vicino a me…” È la più bella, la più profonda dichiarazione di amore del mondo, una cosa che lei capisce e che la fa sciogliere.
    Perché so bene come l’amore, o la passione, o entrambe le cose, possano renderti cieco e sordo a tutte le altre immagini e tutte le altre voci: solo la creatura amata esiste, perché solo la sua immagine e la sua voce contano.
    E la differenza di età può avere il suo peso, ma anche no, dal momento che ciò che ha davvero valore è il sentimento forte, sconvolgente che provi e che ti riempie.
    Si può anche essere cosciente di chi sia colei che ti ha preso l’anima, ma lo stesso non ti importa; sei sicuro che, nei momenti in cui ti dirà: “Oggi sono occupata e non ci vedremo” lei starà con qualcuno che non sei tu. E arriva anche il momento della consapevolezza, piena e devastante, durante il quale lei ammette che sta per incontrare uno dei suoi amanti: lei ti dice proprio che sarà sua, e che non sarà né il primo né l’ultimo. Ma, come accade al maturo protagonista del lavoro teatrale “Nel mezzo della notte”, tu sei pronto ad ogni sacrificio e a sopportare ogni dolore pur di averla vicino. “L’amore ti rende vivo!” esclama Jerry Kingsley nell’ultima scena dell’ultimo atto di questo dramma statunitense, dal quale si ricavò anche un film interpretato da Fredric March e Kim Novak.
    Se ami davvero, sei disposto ad annullarti per colei che ami: sei disposto a farti calpestare il cuore pur di non perderla.
    Lei potrà dirti un giorno: “Oggi mi vedrò col mio amante…” come dice, semplicemente, Emanuelle al suo compagno, chiedendogli perfino di accompagnarla. Ma per quell'incantesimo inspiegabile del tuo sentimento per lei, tu sarai sempre pronto ad aspettarla, ad accoglierla, per godere di quei momenti di gioia e di estasi che lei sola sa darti.

  3. richardgriffin77
    di richardgriffin77

    Un altro testo importante che enuclea proprio questo approccio all'amore è il libro "La notte di Lisbona" dell'indimenticabile autore di "Niente di nuovo sul fronte occidentale", Erich Maria Remarque.
    Una frase dal libro: "Lo vidi allontanarsi, misera, eterna figura del coniuge tradito e dell'eterno innamorato".

    1. yume
      di yume

      Grazie Richard di avermi ricordato La notte di Lisbona. Lo lessi da poco più che adolescente e lo ricordo come uno di quei libri che ti restano dentro, anche se col tempo dimentichi lo sviluppo. Tutto, ma l’atmosfera, quel buio… lo devo cercare e rileggere

  4. richardgriffin77
    di richardgriffin77

    Ero certo che una persona sensibile e profonda come te avesse letto "La notte di Lisbona". A me colpì la naturalezza di lei nel tradire, pur continuando ad amarlo. Dal canto suo lui aveva una resilienza incrollabile nell'accettare l'infedeltà di lei, coltivando un sentimento profondo e dolce per sua moglie, senza mai inasprirsi. Mi fece soffrire tanto la lettura di quel romanzo perché, ovviamente, mi riconoscevo molto in lui. Grazie, come sempre.

    1. yume
      di yume

      Ti dirò la mia dopo averlo riletto, di solito non provo tenerezza ma rabbia davanti a queste situazioni, vedremo, non lo ricordo affatto e chissà che stavolta scopra un lato buono di me :))

  5. maghella
    di maghella

    Faccio outing pure io: confesso che quando vidi questo film, molti anni fa non lo capii. Non è che non mi piacque, ma mi appariva troppo criptico...complicato. La depressione mi appariva distante, o forse era semplicemente addormentata dentro di me e non la volevo svegliare. Per molto tempo, quando mi chiedevano se avevo visto il film, mi appariva (come per te) solo l'immagine del volto triste di Delon e il suo cappotto. Quando ho rivisto il film, qualche anno fa, all'interno di un cineforum, mi è sembrato come vederlo per la prima volta, e mi sono commossa per la ragazza che ero e per le barriere che avevo messo nella prima visione. Mi è capitato anche con dei libri, meno con alcuni quadri. Noi si cambia, le grandi opere (per fortuna) no, e ci aspettano, in attesa che si riesca a comprenderle profondamente. Un caro saluto,

    1. yume
      di yume

      Ciao Alessandra bello risentirti dopo tanto tempo! Le grandi opere ci aspettano, dici una grande verità, e per fortuna qualche appuntamento non lo manchiamo. E capitano a volte cose, coincidenze, incontri inaspettati che ci aiutano a capire la nostra vita, il passato che abbiamo attraversato come in trance. Cresciamo, non è la vecchiaia, brutta parola che non uso mai, é il giusto completamento di un percorso, poeno di sorprese e di regali. Ciao cara, un abbraccio, ricordo sempre quell’anno a Venezia, bei ricordi

    2. maghella
      di maghella

      Davvero dei bellissimi ricordi da condividere, un abbraccio :)

  6. maurri 63
    di maurri 63

    E' sempre bello rivedere le proprie opinioni, Paola. Hai fatto un post da leggere (e rileggere) e che giustifica più di una visione del film. Io non vedo la pellicola da...anni. (talmente tanti che non li scrivo). Ma la rammento tutta: l'avevo su Super 8, e l'ho proiettata, da bambino intorno ai 14 anni, più di una volta. Anche se le bobine erano diverse e tra un pezzo e l'altro ci voleva il tempo necessario per arrotolare la prima, fare spazio alla seconda, ripetere l'operazione e...così via!. Ma forse è proprio per questo che lo ricordo ancora adesso. Ps magari, a breve, rivalutiamo anche "Anonimo veneziano"...

    1. yume
      di yume

      Ciao Maurizio, i ricordi di gioventù legati ad un film o a un libro sono i più belli, hanno il profumo di anni lontani. Anonimo veneziano lo vidi a Roma, anni universitari, e mi piacque subito, con quella musica quella storia su cui piansi calde lacrime. Rivisto da poco ha retto il tempo, il mio tempo, ma dopo aver visto le critiche negative non ho osato parlarne. Ma non è detto, magari in un post intitolato: Ecco un film su cui non devo smentirmi, mi piacque e mi piace ancora. La stessa cosa mi capitò con L’esorcista, la prima volta non lo sopportai, poi vidi che capolavori è lessi d’un fiato anche il libro. Insomma, viviamo tante vite, spesso diverse, mai dire l’ultima. Un caro saluto

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati