Drammaturgo, manager e direttore di scena oltre che attore americano, è stato uno dei primi interpreti del detective a teatro, portandolo in scena per ben 1300 volte, e in una pellicola muto del 1916 intitolato semplicemente Sherlock Holmes, prodotto dalla Essanay Film, diretta da Arthur Berthelet e tratta alla sua omonima opera teatrale.
Sherlock Holmes (1916) Arthur Berthelet
Le avventure di Sherlock Holmes, seconda pellicola con protagonista Basil Rathbone prodotta dalla 20th Century Fox, infatti, non è nient’altro che un remake di tale pellicola. Inoltre Gillette fu anche il primo attore a interpretare Holmes in un dramma radiofonico.
Si potrebbe quindi dire che William Gillette rappresenti l’anello di congiunzione tra la rappresentazione letterario e quella cinematografica di Holmes, avendo lavorato a teatro sul personaggio per più di quindici anni ed essere stato tra i primi, se non il primo, a interpretarlo anche sul grande schermo.
Gillette indossò i panni del Holmes per la prima volta nel 1899 allo Star Theatre di Buffalo in New York, nello spettacolo teatrale da lui scritto, prodotto e interpretato, come già detto un patchwork di alcuni racconti pubblicati da Arthur Conan Doyle.
Ed è proprio sul palcoscenico, proprio grazie soprattutto al contributo di Gillette, che nasce l’iconografia, erroneamente attribuito principalmente a Rathbone, dell’arrogante detective con pipa e cappello da caccia che tutti noi conosciamo.
Infatti, i romanzi di Doyle si limitarono a tratteggiare i lineamenti del protagonista sorvolando sugli indumenti indossati e ad altri riferimenti scenici.
Riprendendo tale portamento e l’eleganza del personaggio, Gillette decise invece che il “suo” Sherlock Holmes avrebbe sempre indossato il dee stalker, il cappellino da caccia con la doppia visiera, e l’ulster, una mantellina tipica del periodo vittoriano.
Questi due indumenti erano già stati introdotti da Sidney Paget, illustratore delle avventure di Holmes sulle pagine dello Strand Magazine, ma erano per lo più usati saltuariamente, quando Holmes conduceva le indagini fuori città o in campagna e che Gillette rese invece canonici.
A questo si aggiunge anche la vestaglia damascata a sostituire il consunto soprabito dal colore grigio dei racconti di Doyle e la Calabash, la classica pipa ricurva che però è differente da quella descritta da Conan Doyle nei romanzi, dal bocchino lungo e dritto.
Infine, la celeberrima affermazione “Elementare Watson!”, mai presente all’interno del canone narrativo di Doyle e diventata nel tempo l’espressione più nota del detective, è un’altra delle invenzioni di Gillette, l’uomo che più di ogni altro rese la figura di Holmes una “maschera” facilmente riconoscibile dal pubblico di tutto il mondo.
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