"Lo spirito dei morti ci sovrasta inquieto perché è già sapiente di tutto quello che noi cerchiamo giorno dopo giorno." (Ezechiele)
Si trovava una volta, in tutte le edicole, una delle più celebri e popolari serie di fumetti per adulti, destinata a fare scuola e diventare di culto. Con il crepuscolare nome di Oltretomba, i lettori si ritrovavano tra le mani alcuni dei migliori pocket mai scritti e pubblicati (non solo) in Italia. Frutto del talento editoriale di Giorgio Cavedon (saltuariamente anche regista, piuttosto decadente e cupo come dimostrato dirigendo, nel 1980, il misconosciuto Ombre), questa collana sarebbe poi stata destinata a triplicare l'offerta in diversi formati (prima con Oltretomba colore, quindi con Oltretomba gigante). Non solo, avrebbe dato corso a una lunga serie di imitazioni spesso frutto dell'editore rivale (Renzo Barbieri) con serie tipo Il vampiro, Vampirissimo, Lo scheletro, I notturni, Mezzanotte, ecc. E non sarebbe nemmeno sfuggita agli omaggi cinematografici opera di Domiziano Cristopharo (Bloody Sin, 2011) e Lorenzo Lepori (Catacomba, 2016).
Oggi questa realtà editoriale ormai "trapassata" potrebbe apparire impossibile per chi non l'ha vissuta: la libertà creativa ed espressiva dei gloriosi e indimenticabili anni '70 avrebbe permesso a brillanti autori di realizzare piccoli gioielli in diversi settori artistici, primi tra tutti il cinema e il fumetto. È importante soprattutto in questo momento storico, in un periodo di annichilente conformismo e appiattimento della fantasia, ricordare quell'epoca che ci ha reso nazione famosa, per capacità artistica, a livello internazionale. Tempo fa su Film TV avevamo glorificato l'opera editoriale di Davide Barzi, autore di un bellissimo libro sul fumetto per adulti (Colpo d'osceno), al quale ha fatto seguito Luca Laca Montagliani, rieditando l'imprescindibile Vintagerotika - Sexy pocket all'italiana. E proprio a Montagliani, fondatore dell'Associazione Culturale Annexia, dobbiamo dire grazie per il coraggio di avere ripreso, con un enorme sforzo editoriale, a pubblicare inedite storie di alcuni dei più famosi antieroi a fumetti dell'epoca (per citarne solo qualcuno: Sukia, Zora, Cimiteria, Yra, Jacula, Lucifera e Ulula), riuscendo a coinvolgere alcuni dei copertinisti più significativi del settore (Emanuele Taglietti). Montagliani, tentando l'impossibile in un momento di crisi editoriale senza precedenti in Italia (è sempre più in calo il pubblico che apprezza il cartaceo, ormai abituato a fruire di film, libri e fumetti in formato digitale), lancia in edicola a cadenza trimestrale la ristampa di Oltretomba, rispettandone l'originale impostazione grafica, pur se strutturata come "compilation tematica poker": il primo numero (Gli occhi dei morti), contiene quattro storie: I morti viventi (n. 1), Tre zombi per una vergine (n. 33), Tam tam per uno schiavista (n. 57) e Polvere sei, zombi diventerai (n. 63). Il tutto corredato da una prefazione di Gianni Bono (massimo conoscitore e catalogatore di fumetti in Italia) e una serie di approfonditi articoli tra un una storia e l'altra. Un'iniziativa che va sostenuta, capace di riportare alla luce - dopo oltre 40 anni - una indimenticabile serie a fumetti che farà la gioia di vecchi e nuovi lettori, portando una ventata di salutare "aria fresca" in tutte le edicole.
Parola di Gianni Bono
"Non ci posso credere. Sono passati più di cinquant'anni da quando ho presentato a Giorgio Cavedon il primo soggetto per Oltretomba. Soggetto che, dopo varie revisioni e aggiustamenti, qualche settimana più tardi si è trasformato in una sceneggiatura. Non mi chiedete il titolo della storia perché non me lo ricordo. Invece ricordo benissimo la prima volta che incontrai Giorgio. Eravamo a Lucca ed era novembre del 1969. La Lucca di quegli anni era ben diversa da quella odierna. Tutto si svolgeva all'interno del Teatro del Giglio, sede di incontri e convegni sul fumetto. E niente di più. Non c'era ancora la tensostruttura in piazza Napoleone. Non c'era neppure la mostra mercato. Nel foyer del teatro, a piano terra, erano allocati dei tavoli a disposizione di collezionisti e mercanti d'antiquariato. Al piano superiore, invece, quell'anno gli organizzatori avevano riservato uno spazio agli editori e alle nuove iniziative editoriali. Fu lì che nella penombra vidi Umberto Eco seduto a un tavolo. Mi avvicinai e lo trovai assorto nella lettura di un corposo fascicolo a fumetti. Era il primo numero di Terror, che sarebbe uscito dopo qualche giorno in tutte le edicole. Prima di allora io e il Professore non ci eravamo ancora incontrati di persona. Ma la sua fisicità e la sua folta barba, il suo abbigliamento elegante seppur casual, erano inconfondibili. Iniziammo a discutere della manifestazione, del particolare momento del fumetto e di quell'albo di Terror di cui il mio interlocutore continuava a vantare le qualità dei contenuti. Dialoghi intriganti, disegni molto curati, oltre a un grande formato: una vera e propria novità nel settore del fumetto per adulti. Io avrei voluto rispondere che tutto, ma proprio tutto, non lo condividevo. Ma di fronte al parere di Eco come potevo controbattere? Andammo avanti per una ventina di minuti, restando ciascuno sulle proprie posizioni, senza troppo manifestarle, per reciproco rispetto dei ruoli. Finalmente fui tolto dal totale imbarazzo, quando l'uomo mi tese la mano dicendo: 'Non ci siamo ancora presentati: piacere: sono Giorgio Cavedon!'. Scoppiai in una fragorosa risata. Lui, non capendo, ci rimase piuttosto male. Ma quando ebbi il modo di spiegare l'equivoco pure lui si mise a ridere di gusto. Chi ci stava intorno non capiva perché continuavamo a ridere. Uscimmo dal teatro che era quasi buio. Andando verso la piazza principale ironizzavamo su Eco e le sue teorie sul fumetto e continuavamo a ridere. La gente ci guardava incuriosita. Uscirono due tizi da un negozio e uno ci indicò col dito. Poi uno disse all'altro. 'Ora ho capito cosa c'è scritto sulla locandina che ci ha dato il Comune da mettere sulla vetrina: 'Comics... perché questi qua sono 'omici!'. È passato oltre mezzo secolo." (Estratto dall'articolo "Piacere, sono Umberto Eco", posto a prefazione di Oltretomba pocker n. 1)
"Il fumetto è qualcosa che non può essere cancellato, che non sparirà nel nulla e che esisterà sempre per gli appassionati. Per le persone che avranno ancora voglia di seguirlo, ma anche di creare nuove pubblicazioni, materiale originale. Ma il successo, quello vasto, quello in cui tu puoi pensare di avere un pubblico di migliaia o milioni di persone, è una prospettiva totalmente irrealistica. Primaria ragione è che un fumetto bisogna leggerlo, ma leggere oggi costa sempre più fatica. Io stesso, che sono del mestiere, a volte mi devo imporre di farlo dicendo: 'Devo leggerlo! Mamma mia, non posso accendere la televisione?'" (Antonio Serra)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta