Le serie tv sono uno strano oggetto. Schienate, salvo poche eccezioni, dagli appassionati di cinema duri e puri, dominano il mercato dello streaming in termini di investimenti e ore di visione da parte degli spettatori.
Per quanto i grandi player che sfornano Original (Netflix, Apple Tv+, Prime Video, Disney+) si sforzino di renderle sempre più "cinematografiche" c'è una grande fetta di pubblico tradizionale che non le prende neanche in considerazione come alternativa ad un film, considerandole semplicemente un'altra cosa. E forse, in effetti, nonostante tutto, lo sono quell'altra cosa.
Sebbene questo luogo non possa essere preso come riferimento assoluto, nel senso che ha un'audience che si è formata attorno al settimanale Film Tv e nel solco del servizio che più di ogni altro attrae visitatori (la programmazione dei film in tv), mi colpisce sempre vedere la differenza che esiste tra i voti che ricevono le serie tv e quelli che ricevono i film ogni mese: per ogni voto dato ad una serie ce ne sono quindici dati ai film. Lo stesso rapporto, anzi molto più accentuato, vale ovviamente anche per le recensioni pubblicate sul sito (1/50).
Certo, le serie tv su questo sito sono relativamente giovani. E certo, il database è più contenuto. Ma non basta a spiegare questa differenza perché le serie importanti - i classici potremmo dire - ci sono, l'attualità è coperta e di traffico, in termini di pagine viste e visitatori, ne fanno parecchio. Sembra che tutti guardino le serie ma sono relativamente pochi quelli che si prendono la briga di dargli un voto e - molta ammirazione per loro - quelli che gli dedicano una recensione.
Dopo essere arrivato - un po' faticosamente ammetto - alla fine di Fleishman a pezzi, serie Disney+ con un monumentale Jesse Eisenberg (The Social Network ma anche Night Moves) ho pensato che, forse, la durata di una serie tv, l'impegno necessario per terminarla e anche il bisogno di "cambiare un po' aria" giocano un ruolo fondamentale. Lo so, lo so, "cambiare aria" è un'espressione un po' brutale ma non ne trovo di migliori e più calzanti per definire il sentimento che mi ha colto, ad esempio, il mese scorso, dopo aver finito Succession.
Per quanto possa essermi piaciuta, per quanto possa riconoscerle moltissimo valore, alla fine non vedevo l'ora di evadere dalle spire letali e soffocanti di quella dannata famiglia. E l'ultima cosa che avevo voglia di fare, dopo 4 stagioni, era dedicarci dell'altro tempo per tirare fuori i miei sentimenti e le mie impressioni in una maniera ordinata, analitica, possibilmente utile. Almeno a me.
Quando finisco un film che mi piace, invece, scriverne mi pare un modo per allungargli la vita, per prolungarne la durata. Quando finisce un film che ho amato, resto sui titoli di coda fino a quando non sono stati ringraziati anche i catering che hanno fornito i tramezzini. A volte fisso lo schermo nero, in religioso silenzio, per diversi minuti. Quando finisco una serie, a parte pochissime eccezioni (Bojack Horseman, Better Call Saul, Better Things, Detectorists, Slow Horses) scivolo via con grande leggerezza.
In questo si vede, forse, che sono uno spettatore di serie tv "prestato" dal cinema, non un professionista. Perché per scrivere di serie ci vuole un'altra testa. Ho per le mani, ad esempio, l'annuario Serial Minds 2024, un nuovo libro di Film Tv che raccoglie le recensioni pubblicate sul settimanale nell'ultimo anno, che replica, nel formato e nella formula, la fortunata esperienza dell'Annuario del cinema arrivato, con quella di quest'anno, alla sua ventiduesima edizione.
Si tratta di una nuova iniziativa che è, da anni, molto richiesta dai lettori e mi sembra perfettamente comprensibile. Proprio perché, prendendo spunto da questa premessa, penso che prima di iniziare una serie, prima di dedicargli del tempo, in considerazione dell'energia che la visione di una serie richiede, è estremamente salutare sapere cosa aspettarsi. Meglio spendere cinque minuti a leggere una recensione ben scritta che buttarsi a corpo morto in una serie e arrivare sfibrato alla fine o abbandonarla dopo qualche episodio.
Perché per me abbandonare una serie - un film, poi, neanche parlarne - è comunque un'onta difficile da elaborare, ma ci sto lavorando. Anche se uno dei miei personali e indigeribili crucci è ancora quello di avere abbandonato per ben tre volte Infinite Jest di David Foster Wallace (di cui l'ultima dopo essere arrivato oltre la metà, cioè 600 pagine!). Probabilmente non ho mai pensato di farlo letteralmente a pezzi come racconta una redattrice de Il Post che "per leggerlo e portarlo in giro più comodamente ha deciso di dividerlo in parti più piccole, ma per non rovinare le pagine più esposte ha pensato di proteggerle ricoprendole con delle pellicole adesive trasparenti." Forse dovrei riprovare così. Oppure tradire quei tre chili di bellissima carta per un leggerissimo ebook.
Comunque, tornando alle recensioni delle serie, la differenza risiede anche nel fatto che la serie, per struttura, è qualcosa che puoi cominciare a elaborare e a veder sedimentare anche mentre la stai guardando. Con il film questo processo di solito avviene dopo, dal momento in cui finisce. Per scrivere una recensione di una serie devi rimetterti lì a fare il punto preciso con lo scalpello e a riprendere in mano i momenti salienti, rispettando la struttura a stagioni e a episodi, ci vuole una mente seriale. I momenti salienti di un film, invece, sono già lì, sono più semplicemente quelli che ti sono rimasti dentro e devi solo lavorare di cesello con le parole per rendergli giustizia.
Qui trovate una selezione di recensioni di serie tv arrivate dalla community nell'ultimo mese. Chi è arrivato alla fine di Succession con leggiadria, chi ha mollato Bojack Horseman, chi non conosce Detectorists e chi ha terminato Infinite Jest senza neanche farlo a pezzi e vuole farmi del male, può sfottermi tranquillamente qui sotto.
In copertina, di questo articolo e dell'Annuario Serial Minds, una che no, non mi ha sfibrato.
La fantastica signora Maisel è finita l'anno scorso e mi mancherà.
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