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Top10: Film italiani con maggiori incassi vs i più visti
di cantautoredelnulla
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Dopo avere visto il film C'è ancora domani di Paola Cortellesi al cinema verso la fine di novembre, nostro figlio ci ha detto che quel film rientrava nella top 10 dei film italiani (ma anche di quelli italiani e stranieri) per ordine di incasso in Italia. L'informazione è facilmente reperibile su Wikipedia a questo link: https://it.wikipedia.org/wiki/Film_con_maggiori_incassi_in_Italia o su qualsiasi sito e ancora pochi giorni fa Panorama celebrava questo grande successo che era del tutto inaspettato. Visto che sono appena passate le classifiche degli Oscar mi sono detto: perchè non provare a guardare alle nostre classifiche nazionali e farci un ragionamento.

 

Ho provato a prendere i 10 film con i maggiori incassi in Italia con le relative date di uscita che avevo commentato con mio figlio quella sera:

 

1. "Quo Vado?": 1 gennaio 2016

 

locandina

Quo vado? (2015): locandina


2. "Sole a Catinelle": 31 ottobre 2013

 

locandina

Sole a catinelle (2013): locandina


3. "Tolo Tolo": 1 gennaio 2020

 

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Tolo Tolo (2020): locandina


4. "Che Bella Giornata"5 gennaio 2011

 

locandina

Che bella giornata (2010): locandina


5. "C'è Ancora Domani": 26 ottobre 2023

 

locandina

C'è ancora domani (2023): locandina


6. "La Vita è Bella": 20 dicembre 1997

 

locandina

La vita è bella (1997): locandina


7. "Benvenuti al Sud": 1 ottobre 2010

 

locandina

Benvenuti al Sud (2010): locandina


8. "Chiedimi se Sono Felice": 17 dicembre 2000

 

locandina

Chiedimi se sono felice (2000): locandina


9. "Natale sul Nilo": 19 dicembre 2002

 

locandina

Natale sul Nilo (2002): locandina


10. "Il Ciclone": 15 gennaio 1996

 

locandina

Il ciclone (1996): locandina

 

e devo dire che questa classifica mi riempie di interrogativi: quali valori esprime? Il pubblico italiano è così disinteressato al cinema da cercare soltanto distrazione, leggerezza, disimpegno? Se togliamo la Cortellesi e Benigni che hanno un impianto di base diverso, davvero questi film possono rappresentare il gusto degli italiani? E se fosse così, da cosa questo gusto è influenzato? E soprattutto possibile che solo dagli anni '90 in poi gli italiani sono andati al cinema? Quest'ultima domanda mi fa veramente ridere!

 

Direi di primo acchito che la cultura cinematografica italiana è medio bassa, che vengono scelti i film in base al marketing e non al contenuto, non c'è altro che un gusto melenso in questa top ten. Del resto questa classifica riflette una serie di valori e tendenze che non si può negare appartengono alla società italiana.

 

Per esempio prendiamo il tema della leggerezza e del divertimento: il fatto che siano le commedie e i film leggeri a spopolare nei primi posti fa pensare che il pubblico italiano guardi al cinema principalmente come a una forma di svago e intrattenimento. Film disimpegnati o con un impegno edulcorato buoni per tutti i palati come Quo Vado, Sole a catinelle, Tolo tolo, Che bella giornata offrono distrazione dalla quotidianità e consentono al pubblico di ridere e rilassarsi. Non solo, i film di Zalone si sono alimentati di anno in anno del mito, del fenomeno a cui tutta la collettività sentiva di dovere prendere parte. Ricordo i cinema multisala con 14 sale di cui 10 dedicate ai suoi film: quando la proposta è univoca e unidirezionale, quale possibilità c'è di cambiare il risultato? Certo è che questi film sono ottimi veicoli di una catarsi collettiva, di una mania di omologazione e di un patetico tentativo di far riflettere, ma senza scavare a fondo nell'animo umano. Inoltre fu proprio la manovra commerciale di aumentare il prezzo del biglietto per vedere Quo vado? che alimentò critiche e fece poi guardare ad altre classifiche, per esempio quella dei film col maggior numero di biglietti venduti che poi andrò a riportare in seguito.

 

 

C'è poi un tema di tradizioni e di festività. La presenza di film natalizi come "Natale sul Nilo" e le date di uscita di 7 dei 10 film ci raccontano che andare al cinema a Natale è ormai parte delle tradizione culturale del nostro Paese. Gli italiani prediligono i film leggeri, meglio se celebrano le festività e i momenti speciali dell'anno. Perché annoiarsi davanti a un film che ha qualcosa da raccontare? Abbiamo già tanti problemi, almeno a Natale godiamocela e spassiamocela! Questa tendenza concentra la maggior parte delle visioni nei mesi invernali, complice sicuramente anche il clima che lascia meno spazio ad attività all'aperto. Potrebbe diventare un drive in la soluzione che sposta questo tipo di tendenza?

 

In molti dei film presenti, in particolare nei primi 7 film, il racconto si basa su temi legati alla famiglia, altro valore fondante e sbandierato dell'italianità. Certo c'è un focus anche sulle relazioni interpersonali e sull'amore che sono temi legati comunque all'apertura relazionale degli italiani. Questi valori sono senza dubbio centrali nella vita dell'essere umano, ma sono ancor più radicati nella cultura italiana e trovano non a caso riscontro nelle scelte del pubblico casalingo per storie che esplorano tali dinamiche. Siamo ancora il popolo dei mammoni, un paese radicalmente maschilista che da un lato si lava la coscienza parlando di femminicidi (spesso uxoricidio, ma forse è poco sensazionalistico questo termine) e aspettandosi che le donne siano brave mogli, brave madri, brave a mantenere la casa in ordine e pulita.

 

Poi ci vedo in questi titoli i nostri vizi: ma sì, ridiamoci su! I film comici come "Quo Vado", "Sole a Catinelle" e "Benvenuti al Sud" giocano sui cliché e sugli stereotipi legati all'identità italiana e peggio ancora all'identità regionale, rappresentando una caricatura dell'italiano medio in cui il pubblico italiano si riflette. Diciamocelo, agli italiani piace sentire parlare sgrammaticato, vince chi canta "a me mi" che è diventata improvvisamente una licenza poetica, gli italiani sono quelli del corsivo, quelli che pigliano per il culo la coppia di carabinieri nelle barzellette, salvo poi difenderli e ricordare in più occasioni che i Carabinieri sono l'Arma più amata dagli Italiani. Agli italiani piace evidentemente il senso della contraddizione e essere ridotti a uno stereotipo fino a cercare una rappresentanza politica di quello stereotipo stesso.

 

 

Certo potremmo dire che non necessariamente il successo di questi film indichi un disinteresse degli italiani per il cinema di valore o artistico. Piuttosto è semplicemente il risultato di una manovra commerciale, riflette le preferenze e il condizionamento del pubblico in un determinato momento storico da acute e costruite strategie di marketing e distribuzione dei film. E quindi se facessimo questa ipotesi qual è la conclusione? Che condizionare un popolo è facile come creare il fenomeno Benigni prima e Zalone dopo e anche in politica potremmo notare come le idee non ci siano, ci sia solo la celebrazione di un dannunziano super uomo, dell'individualità e del carisma del singolo fenomeno da baraccone del momento.

 

Comunque non è casuale che la maggior parte di questi film sia stata rilasciata poco prima di Natale o subito dopo. Questa strategia di rilascio è talmente banale da sembrare irreale, ti dico cosa mi aspetto e tu inaspettatamente fai esattamente quello che ti ho chiesto. Sfruttare il periodo festivo, quando le persone sono abituate a celebrare la loro noia frequentando il cinema per trovare la novità e la moda del momento, fare parte e determinare una tendenza, cercare semplicemente intrattenimento. Del resto mica ci si può andare da soli al cinema, bisogna adeguarsi al gusto semplice, quello buono per tutti i palati per potere andare in gruppo. Gruppi di amici, di parenti, di famiglie ma con le esigenze appiattite verso il basso, verso prodotti e sottoprodotti in stile televisivo.

 

Certo nella classifica c'è "La Vita è Bella" si dirà, parla dell'Olocausto, è impegnato. Però c'è da dire che Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino, il Mostro avevano preparato il terreno al film. L'uscita di un film di Benigni ai tempi era un evento da non perdere, come avvenne successivamente per quelli di Zalone. Solo che Benigni ha più finezza e decise di parlare di Auschwitz, lo fece esattamente nell'anno in cui si celebravano i 50 anni della liberazione dei campi di concentramento. E il film ebbe un successo incredibile, ruffiano direi, ha avuto un impatto significativo sul pubblico e sulla critica in quel periodo e gli si perdona tranquillamente che siccome gli italiani sono stati salvati dagli americani, allora anche gli internati di Auschwitz siano stati salvati da loro nel film. Perché il gioco è convincente se gli italiani sentono di essere stati liberati come gli ebrei, perché sono gli Oscar che liberano e valorizzano il nostro cinema, infatti la statuetta poi non è mancata. Il film, che senza ombra di dubbio affronta l'Olocausto con una poetica unica, combinando elementi di commedia e dramma in stile Grande dittatore di Chaplin, ha attirato l'attenzione di tutti per la sua capacità di trattare un argomento così delicato con sensibilità e umorismo. Benigni non è un grande regista, ma è senza dubbio un grande intellettuale che lavorò tra l'altro con un grande scrittore che era Vincenzo Cerami, la sua abilità è quella di confezionare un film coinvolgente, che tocca profondamente la sensibilità del pubblico italiano grazie alla sua storia commovente, agli attori e alla sua rilevanza emotiva e sociale. L'umorismo incolla indissolubilmente alla memoria di massa il dramma finale e questo è un risultato straordinario che pochissimi hanno saputo realizzare. Ma è anche vero che sembra essere il punto fermo alla fine di un anno di celebrazioni e commemorazioni delle vittime. È più o meno quello che si è ripetuto con il film della Cortellesi. Tutti ci parlano di femminicidio, quanto è pesante e deprimente questo pensiero? Ecco arrivare una commedia che lo sfiora, lo mostra, ma te lo alleggerisce e te lo rende digeribile, ancora una volta una Nutella liberatoria in stile Morettiano.

 

 

Ma tutta questa mia polemica e questo mio risentimento su questa classifica da dove nascono? - mi chiedo. Curiosamente questo successo scontato, determinato da un'inflazione che negli anni è cresciuta, dal prezzo maggiorato sui film di Zalone per fare cassa, l'uso markettaro spregiudicato dell'ingenuità, delle festività, della massa da spremere, condizionare, pilotare mi irritano da sempre. Non riesco a sentirmi parte di un evento sociale, di un fenomeno e una tendenza, in genere li rifuggo, forse anche questo è puro individualismo e del resto io come tutti sono frutto del mio Tempo...

 

Però poi nella pagina di Wikipedia c'è l'elenco dei film più visti come accennavo prima, quelli che hanno staccato più biglietti al botteghino.

 

Ecco le date di uscita dei film italiani più visti al cinema: (Fonte aggiornata https://www.jpbox-office.com/mobile/topalltime.php?view=33)

 

- "Ultimo tango a Parigi": 14 dicembre 1972

 

locandina italiana versione restaurata 2018

Ultimo tango a Parigi (1972): locandina italiana versione restaurata 2018


- "Per un pugno di dollari": 12 settembre 1964

 

locandina

Per un pugno di dollari (1964): locandina


- "Continuavano a chiamarlo Trinità": 21 dicembre 1971

 


- "Per qualche dollaro in più": 18 dicembre 1965

 

locandina

Per qualche dollaro in più (1965): locandina


- "La dolce vita": 5 febbraio 1960

 

scena

La dolce vita (1960): scena


- "Ulisse": 19 ottobre 1954

 

locandina

Ulisse (1953): locandina

 


- "Il Gattopardo": 28 marzo 1963

 

locandina

Il Gattopardo (1962): locandina


- "Malizia": 4 febbraio 1973

 

locandina

Malizia (1973): locandina


- "Marcellino pane e vino": 10 aprile 1955

 

locandina

Marcellino pane e vino (1991): locandina


- "Il buono, il brutto, il cattivo": 23 dicembre 1966

 

locandina

Il buono, il brutto e il cattivo (1967): locandina

 

E qui mi riappacifico con la mia Nazione. Questa classifica ci parla di un panorama cinematografico diverso, più variegato nei generi , nelle date d'uscita, nella qualità dell'opera d'arte. I film più visti al cinema sono per lo più classici del cinema italiano e internazionale, alcuni hanno avuto un impatto duraturo sulla cultura e sull'immaginario cinematografico. Leone, Bertolucci, Fellini, Visconti hanno fatto scuola nel mondo, hanno saputo influenzare il cinema americano senza strizzargli necessariamente l'occhio, hanno saputo cogliere l'intimità trasversale dell'umanità. Film come Il gattopardo ci hanno rappresentato per quello che siamo.

Opere come "Ultimo tango a Parigi", "La Dolce Vita" e per l'appunto "Il Gattopardo" sono considerate capolavori del cinema italiano, celebrati per la loro qualità artistica e la loro influenza sul cinema mondiale. I film western di Sergio Leone come "Per un pugno di dollari" e "Il buono, il brutto, il cattivo" hanno ridefinito e hanno avuto un impatto duraturo sul cinema di genere. Sono studiati nelle università, sono prove di un equilibrio registico unico, tecniche impeccabili.

 

Questa classifica parla di una diversità di gusti e preferenze cinematografiche nel corso degli anni, offre una panoramica più completa della storia del cinema italiano e delle sue influenze culturali, complice senza dubbio il tempo perchè infatti sono tutti molto più vecchi degli anni '90. Mentre i film più recenti vanno in alto in classifica per autopubblicizzarsi, per diventare un fenomeno di massa e migliorare ancora di più la propria performance al botteghino, i classici del cinema italiano tengono e non muoiono, mantengono un posto speciale nel cuore degli spettatori per generazioni.

 

Allora adesso che questa classifica ha rimesso in equilibrio il mio trasporto emotivo posso provare a essere onesto con me stesso. Quali sono i film che ho visto di più io? Devo essere obiettivo, non lo so con certezza. Ma ho un'idea vaga di quali pellicole conosco meglio perché le ho viste e riviste.


E se provo a metterle giù:

 

Beh, forse la mia classifica non è così tanto diversa dalla classifica dei film con i maggiori incassi. Ho cercato e privilegiato storie che mi hanno fatto riflettere, sognare, con cui mi sono identificato e li ho guardati e riguardati, ma se penso alla storia del cinema direi che qui c'è qualcosa, ma che non è significativo. I miei gusti sono condizionati da film americani, i primi tre da adolescente li avrò guardati centinaia di volte. Il primo film italiano è La vita è bella di Benigni, un film che ho amato e amo nonostante non sia stato qui a difenderlo a spada tratta. Grease! Un film tecnicamente sufficiente, ma che è nella mia anima e nel mio cuore alla pari dei capolavori di Kubrick. A chi vado a fare la morale?

 

Grease (1978): Trailer Versione Digitale Sing-a-Long

 

Il Cinema mi ha comunicato, ma con l'età ho accettato che non necessariamente ciò che mi ha condizionato e toccato profondamente l'ho visto e rivisto. Questione di età si dirà, da giovani la ripetitività ci tranquillizza, ci serve a vivere e superare il dramma o la difficoltà della storia, a superare un trauma recondito o una frustrazione. Questione di tempo, ciò che si è visto prima ha avuto più tempo per essere riguardato e questo varrà anche per i film più visti al cinema. Sognare è un po' come superare i propri drammi personali. Al militare ho sparato perché obbligato e ho puntato per terra perché non potevo guardare quell'uomo sagoma e il film Soldati mi ha aiutato a superare quella pena. E ho pianto alla fine de La vita è bella per la morte di Benigni nella favola amara della nostra storia controversa. Per fortuna siamo tutti diversi e abbiamo tutti gusti diversi, i film che ci piacciono di più non sono necessariamente quelli che abbiamo visto di più, che ci hanno fatto sognare di più. L'entertainment è la linfa vitale del cinema, l'arte la sublimazione delle nostre piccole personali crisi esistenziali, stimolo di una riflessione intima, più personale, più formativa della nostra persona. Quindi al Cinema in assoluto - di qualsiasi tipo - devo la mia riconoscenza per tutte le volte che in un momento preciso è stato ciò di cui avevo bisogno e non c'è dubbio, ci sono film di qualità e altri meno, ma il loro valore va ben oltre la ragione: sono armonici che risuonano con l'accordo del nostro animo irrequieto determinato dal tempo che abbiamo vissuto e viviamo.

Continuo a cercare, a vedere e a cercare una nuova pellicola da potere aggiungere a quelle che più mi hanno emozionato, condizionato e che ho visto di più e questo è quanto mi basta quando parlo di cinema!

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