Da "Big Hero 6" a "Her", un'esplorazione sul legame tra l'umanità e l'intelligenza artificale presunta raccontata dal mezzo cinematografico. Connessioni emotive, dilemmi etici e sfide future ci impongono una riflessione sul nostro rapporto con le tecnologie emergenti.
Nel mio post precedente avevo condiviso il mio flusso di pensiero sul tema etico dell'intelligenza artificiale e il suo coinvolgimento nel cinema. Ero partito da HAL 9000 ed ero arrivato a Ex Machina dove affrontavo il tema di individuare le libertà che si dovrebbe arrivare a concedere alle AI.
Alla notizia dei risultati ottenuti con GPT-3 il garante privacy ha dovuto in via cautelare bloccare ChatGPT per potere verificare che rispettasse la privacy dei cittadini, il Governo Italiano è dovuto intervenire con un programma che porti a gestire i temi sulla sicurezza inerenti a questa tecnologia. E queste AI che oggi si possono provare su internet hanno tutte delle limitazioni per non parlare di violenza e morte al fine di non mandare messaggi eticamente discutibili, mentre questo tema dell'etica viene continuamente analizzato e affrontato dagli esperti. La community lavora faticosamente sulla creazione di un'etica che sia super partes, che garantisca anche banalmente che l'AI non abbia dei pregiudizi, che si arrivi a investire per creare un AI di controllo. Il limite della libertà da concedere a una AI non è una mera speculazione intellettuale.
Il capolavoro di Fritz Lang, Metropolis, affronta implicitamente il tema della responsabilità etica nella creazione tecnologica e quindi diventa attualissimo rispetto ai problemi che ci stiamo ponendo oggigiorno. Quando lo scienziato Joh Fredersen decide di creare la Maria robot per condizionare gli operai e alimentare la rivolta si assiste a un utilizzo dall'etica dubbia della tecnologia. La ribellione che la Maria umana cercava di sedare fa sì che tutti i sotterranei subiscano enormi danni e che gli operai perdano le case e vedano morire i figli annegati. Quindi sebbene l'intelligenza della Maria robot sia limitata all'obiettivo di seminare discordia e quindi si possa considerare una AI poco avanzata, Fritz Lang nel 1927 già anticipava temi per noi contemporanei e controversi.
Metropolis (1927): Trailer Originale | Edizione 2010 - 25 minuti aggiunti
Il condizionamento dell'opinione pubblica attraverso fake news prodotte con le AI attuali è un argomento attualissimo. In questo articolo in cui mi sono imbattuto su WordPress la manipolazione attraverso l'AI di questo ultimo anno è stata a mio parere esplorata bene.
E ci sono altri temi controversi che hanno attraversato tutto il XX secolo e che nel XXI pongono una sfida all'uomo: che direzione deve prendere l'intelligenza artificiale? E come collaborerà e aiuterà l'umanità?
Sicuramente un film che prova a dare una possibile risposta a questa domanda è Big Hero 6. In questo bellissimo cartone della Disney si parla della connessione emotiva tra umani e robot. I due protagonisti si affezionano l'un l'altro e la scena finale che ovviamente parla principalmente del passaggio dalla giovinezza all'età adulta dove si impara ad accettare la perdita, a me ha sempre suscitato un'emozione legata alla rinuncia dell'accanimento terapeutico per mantenere in vita una persona quando non c'è più niente da fare.
"Hiro io non posso più essere con te fisicamente. Ma ricorda, io sarò sempre con te" "Baymax sarai sempre con me. Sarai sempre nel mio cuore"
Queste due frasi e la dipartita finale di Baymax mi hanno sempre fatto pensare al problema che deve affrontare una persona che debba accettare l'eutanasia di una persona che ama.
In Baymax l'intelligenza artificiale diventa lo schermo protettivo di un genitore o di un amico o di un fratello che aiuta il giovane Hiro a crescere e ad accettare non solo la perdita del fratello, ma anche di ciò che era rimasto di lui e del punto di riferimento che gli era rimasto. La dipendenza tra essere umano e intelligenza artificiale ancora non è sulle pagine dei giornali, ma i film già ci hanno mostrato questa implicazione che può diventare un pericolo nascosto in questa affascinante tecnologia. E Baymax non ha sembianze umane simili a quelle del film AI di Spielberg o di Maria in Metropolis, ma quello che ci lega a lui è soprattutto la sua intelligenza umana, così come nei confronti di Wall-E per citare un altro classico Disney.
Vorrei concludere questi miei pensieri nati da "2001. Odissea nello spazio" con il film "Lei" di Spike Jonze, un film che ho visto di recente e che ho trovato decisamente interessante, dove un'altra AI su cui è basato un sistema operativo mette in discussione la relazione umana con l'intelligenza artificiale senza avere alcuna materializzazione fisica che non sia il suono di una voce e l'immaterialità di una intelligenza emotiva. È un po' quello che succede quando ci si innamora di una persona con cui si intrattiene una corrispondenza senza mai averla vista: il coinvolgimento è puramente intellettuale, ma potente a volte anche più di una relazione fisica dove le distrazioni visive giocano un ruolo chiave e ci condizionano.
Il film racconta un mondo in cui un sistema operativo basato su AI crea relazioni tra i computer e i loro possessori. Il protagonista che si sente compreso, appagato dai discorsi che fa con la propria AI se ne innamora. È tutto concettuale perché l'AI non ha un corpo, ma la relazione tra i due è assolutamente reale, tant'è che la prima cosa che fa il sistema operativo è darsi un nome, Samantha.
Lei sonda la capacità di Samantha di comprendere e ricambiare emozioni, di evolversi attraverso l'intuito che è fondato sulle emozioni stesse. Si concentra sulla natura delle connessioni autentiche tra esseri umani e tra esseri umani e intelligenza artificiale.
Tema incredibilmente attuale visto l'articolo recente uscito su Repubblica in merito ai nuovi supporti vocali basati sulla AI che sostituiranno i nostri smartphone e che sembrano essere ispirati a questo film e al nuovissimo smartphone presentato da Samsung che sembrano minare e cercare una breccia per porre le basi di un futuro che nel 2013 sembrava distopico, ma che forse conosceremo davvero nei prossimi anni.
Il film tra l'altro sonda l'eredità naturale umana dettata da millenni di condizionamenti, adattamenti e limiti fisici e la libertà assoluta dell'AI, come in questa scena:
Samantha: Ma il cuore non è come una scatola che si riempie! Più ami e più il cuore si espande. Io sono diversa da te. Questo non mi porta ad amarti di meno, anzi! Mi fa amarti di più. Theodore: Scusami, ma questo non ha senso: o sei mia o non sei mia. Samantha: No Theodore: sono tua e non sono tua.
Ma anche la relazione e i sentimenti che l'AI del film possiede prendono forma solo nel momento più doloroso.
Theodore: Non ho mai amato nessuno come te! Samantha: Neanche io. Ora sappiamo cosa vuol dire.
Questi film che ho riportato alla mente ci danno qualcosa su cui riflettere ed è qualcosa a cui stiamo andando incontro oggi con i nuovi modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) che sembrano essere l'anticamera di quello che speculazioni mentali presentate sotto forma di film ci hanno già anticipato. Siamo inequivocabilmente di fronte a una nuova era, come leggevo oggi su Il Sole 24 ore, ed è un'era entusiasmante, eccitante, ma altrettanto folle e insidiosa, che arriva dopo la rivoluzione dei PC e degli Smartphone.
Il cinema con tutte queste differenti prospettive in questi anni ci ha fatto riflettere sui dilemmi etici legati all'intelligenza artificiale e alle creazioni tecnologiche, ora la domanda è: saremo davvero pronti ad affrontarle e a usarle senza che si perda la nostra identità e la cognizione di quello che si dovrà fare? Saremo in grado di comprendere che la nostra relazione con un AI è una speculazione e una proiezione della nostra stessa mente e della nostra cultura sotto forma dell'inganno della creatività artificiale? E che la ricerca ci porterà sempre a ritrovare noi stessi e a capire chi siamo? Oppure finiremo ingannati amaramente come Theodore, perdendo di vista la relazione fisica umana che è più faticosa, ci richiede più impegno, ci costringe a metterci in discussione perché non è accomodante, ma ci rende uomini.
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