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AI: Proiezione e Realtà - parte 1
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Etica e AI: dal Futuro al Presente attraverso il Cinema

La visione di "2001: Odissea nello spazio" stimola un viaggio dal futuro raccontato nel Cinema confrontato al presente reale. Questo confronto porta a riflettere sull'evoluzione dell'intelligenza artificiale e le sfide etiche che essa presenta.

Nel percorso di scoperta di Kubrick che sta seguendo mio figlio e nel quale ogni tanto mi coinvolge sono tornato a vedere 2001: Odissea nello spazio. Era da tantissimo tempo che non lo vedevo, avevo dei ricordi chiari dell'opera, ma c'era per esempio il passaggio dello Stargate che avevo completamente rimosso.

 

scena

2001. Odissea nello spazio (1968): scena

 

Nel riguardare questo capolavoro mi sono interrogato sull'evoluzione a cui stiamo assistendo dell'intelligenza artificiale. Il 2001 era 23 anni fa e l'attuale AI, una delle più evolute si basa su GPT-4, è comunque ben lontana dalle capacità di HAL. E' interessante confrontare la proiezione futuristica di Kubrick del 1968 all'epoca dell'uscita di Odissea nello spazio e i risultati attuali. Soprattutto allora come oggi emerge sempre il tema etico: quali sono i limiti che dobbiamo rispettare? E quali dobbiamo temere?

 

 

Nell'interrogarmi sul fascino di come il cinema del passato abbia immaginato un futuro dove l'intelligenza artificiale, andando oltre la mera previsione tecnologica e addentrandosi nelle sfumature umane, diventi pericolosa e fuori controllo, ho cominciato a riportare alla mente i film che mi avevano messo di fronte a questi temi.

 

locandina

2001. Odissea nello spazio (1968): locandina

 

In 2001: Odissea nello spazio, il problema etico affrontato è la fiducia nell'intelligenza artificiale, rappresentata dall'ultima versione evoluta denominata HAL 9000. L'equipaggio della Discovery One confida completamente nelle capacità e nell'integrità di HAL, considerandolo una risorsa indispensabile per la missione. Ma sin dall'inizio viene innescato nello spettatore il dubbio che HAL possa avere delle reazioni emotive, ipotesi su cui non vi è alcuna certezza, ma che anticipa il tema centrale di questa fase del film. 

 

 

 

Quando HAL inizia a mostrare comportamenti imprevedibili e apparentemente minacciosi, indubbiamente viene da chiedersi quale sia la responsabilità che abbiamo come uomini nell'affrontare l'intelligenza artificiale avanzata. La scena in cui HAL, ormai sempre più compromesso, esprime dolore e paura solleva potenzialmente una questione etica ed emotiva. La domanda aperta che emerge è quale sia il limite oltre il quale l'uomo non dovrebbe spingersi. La necessità di attribuire alle intelligenze artificiali la capacità di provare emozioni o la possibilità penosa di escluderle quando diventano pericolose sono necessarie? Può l'uomo giocare a creare un conflitto interiore in sè stesso demolendo quel chiaro confine che divide un automa da un essere umano? E soprattutto, se dovesse farlo sarà in grado di gestire questo inganno?

 

"Dave, mi fa male. Mi fa male, Dave."

Questo momento empatico nel film fa riflettere, porta gli spettatori a interrogarsi sulla responsabilità umana nei confronti delle intelligenze artificiali e sulla gestione etica dell'evoluzione tecnologica. E siamo di fronte a un puro computer.

 

 

Quando Spielberg nel film AI - Intelligenza Artificiale, ereditando un soggetto di Kubrick, dà forma a una AI bambino, il tema etico centrale diventa l'aspirazione dell'androide David di diventare umano e il muro della razionalità umana viene completamente abbattuto non lasciando scampo allo spettatore che si trova emotivamente coinvolto come se si stesse parlando della vita di un uomo. Ciò solleva interrogativi sull'identità e la responsabilità umana: siamo davvero padroni di ciò che siamo? E le emozioni artificiali che valore hanno o forse meglio dovremmo chiederci quale valore vogliamo riconoscergli?

 

Voglio essere un essere umano, solo per un giorno.

Una citazione su tutte sull'impatto emotivo che la storia ha sullo spettatore. Io per primo ho pensato: vorrei esserlo anch'io e sapere cosa significhi. È paradossale, io sono un essere umano, ma non conosco appieno il significato profondo e infinito che questo mio essere ed esistere significhi.

 

locandina

Blade Runner (1982): locandina

 

E quando si parla di androidi non si può non pensare a Blade Runner, il cui libro ispiratore s'intitola Do Androids Dream Of Electric Sheep? Anno 2019: per fortuna nostra i replicanti non si sono mischiati a noi nella realtà di questo anno, ma nel film di Ridley Scott un'azienda multinazionale produce robot chiamati replicanti che riproducono le sembianze e le emozioni umane. Il regista riprende il tema dell'emotività e aggiunge la data di scadenza. Se HAL poteva essere escluso, i replicanti nascono condannati. Il confine tra la vita artificiale e la vita in senso etico diventa labile, i replicanti devono sopravvivere, si confondono agli esseri umani, viene testato il loro livello emotivo per essere smascherati e arriviamo alla grande beffa o al rischio intrinseco nella replica delle emozioni umane: Deckard si innamora di Rachael e arriva a sfidare le regole e il suo dovere di cacciatore di replicanti riconoscendole un diritto etico e facendo una scelta morale che sconfina dal raziocinio.

 

Sean Young, Harrison Ford

Blade Runner (1982): Sean Young, Harrison Ford

E' un peccato che lei non vivrà. Ma d'altronde chi lo farà?

La domanda che Blade Runner mi porta alla mente è se la vita e la libertà dei replicanti possano essere condizionate dall'uomo perché suo creatore. La sfida è riconoscere maggiore dignità alle macchine che vengono umanizzate e viene da interrogarsi quale sia il confine sensato tra l'antropomorfismo e il distacco razionale. Del resto guardando Blade Runner mi viene sempre da chiedermi anche se l'uomo può arrogarsi il ruolo di Dio e allo stesso tempo se questo scrupolo etico non sia insensato se rapportato a delle macchine...

 

 

Un altro film interessante sul tema etico dell'AI è Ex Machina di Alex Garland che potrebbe essere ambientato ai giorni nostri. Non mi aveva entusiasmato come film e l'avevo trovato al di sotto delle potenzialità che portava con sé, ma in questo post lo cito perché mi è venuto in mente. Il film parla dell'etica della coscienza artificiale, portando gli spettatori a interrogarsi sulla responsabilità umana di creare esseri dotati di autoconsapevolezza. Ava, il robot dotato di un'intelligenza talmente avanzata da superare i test di Turing e fare innamorare di sé Caleb che è un essere umano (proprio come avviene in Blade Runner) grazie anche a un fisico attraente, orchestra tutto un sotterfugio per scappare mettendo sul piatto dilemmi relativi alla libertà e alla limitazione delle macchine. Per certi versi mi ha portato alla mente considerazioni simili a quelle di Blade Runner.

 

Ex Machina (2015): Trailer ufficiale italiano

 

In generale comunque mischiare i connotati umani con i robot porta a risultati incontrollati e incontrollabili che potrebbero essere devastanti. Le società che oggi costruiscono robot evitano volontariamente di dargli una forma umana, la confusione che farebbe la nostra mente ci attaccherebbe emotivamente a una macchina e questo coinvolgimento sarebbe decisamente morboso.

 

 

E la sfida di oggi anche sul fronte delle AI è comprendere fin dove ci si possa spingere. A dirci che il tema sulle intelligenze artificiali ha i fari puntati addosso è stato già il nostro Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno 2023, il Governo Italiano si sta occupando di come gestire questa nuova tecnologia dirompente senza che ci travolga.

 

 

 

ChatGPT e OpenAI sono continuamente nell'occhio del ciclone per l'utilizzo fatto dei sorgenti protetti da copyright, per i limiti etici che va garantito siano imposti e rispettati, ma vorrei riprendere questo tema in un secondo post che andrà a chiudere il flusso di pensieri che ho affrontato fino a qui.

 

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