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Vivere a Natale
di cantautoredelnulla
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Siamo all'inizio dell'anno e si sono appena concluse le feste di Natale. Periodo strano, mediamente consumista, anche più di mediamente e tra i regali più belli per me c'è sempre un film da vedere tutti insieme in sala. Quest'anno il cinema ci ha donato Wonka e Wish, chissà se poi sia solo un caso che inizino entrambi con la W di Wonderland...
 

locandina

Wonka (2023): locandina

 
A ogni modo c'è sempre quell'enigmatico richiamo che i film hanno, segretamente, o come ho spesso constatato sono io che leggo più o meno gli stessi messaggi nello stesso periodo.
Sia Wonka che Wish ci parlano di sogni e desideri. Una vita senza sogni e desideri è una vita che ci appiattisce, in Wish chi regala i propri sogni perde se stesso; in Wonka la magia è lo strumento che rende i sogni possibili.
 
Beh quest'anno ho iniziato le vacanze di Natale con in testa un film, La vita è meravigliosa di Frank Capra. Era disponibile su Plex e su RaiPlay. È un film del 1946, la guerra era finita da poco, si era in pieno periodo di ricostruzione e le persone avevano bisogno di ricevere messaggi positivi, di resilienza e di speranza. Quando il film esce non è che sia molto apprezzato, ma anni dopo la sua popolarità cresce, viene associato al periodo di Natale. La crisi non ha epoca, la crisi personale è una crisi quotidiana e il protagonista che è in enormi difficoltà economiche scopre che cosa sarebbe stata la vita senza di lui. 
La scena che mi commuove sempre è quando George sul ponte prega Dio di ridargli la vita:
 

"Clarence, ti prego! Voglio tornare a vivere! Fammi vivere! Ti prego, Dio! Fammi vivere ancora!"

 
E alla fine di questo pianto quando il poliziotto lo riconosce George esclama: 
 

"Mi sanguina la bocca, Bert! mi sanguina la bocca! Aspettami... Ecco qua... Bert! Mi hai ridato la vita! Buon Natale!"

 
In questa esplosione emotiva il mio coinvolgimento è sempre al massimo e non posso negare che le lacrime scendano sempre copiose dagli occhi!
 
 
Ho scelto di vedere di recente, il pomeriggio del 31 dicembre Vivere di Kurosawa, era da anni che lo volevo vedere, da quando lessi la recensione di yume e solo quest'anno sono riuscito a esaudire questo desiderio. Ci avevo pensato anche in passato, ma non c'era mai stato tempo, la forza, la giusta attenzione. Il 31 pomeriggio invece era il momento giusto per dedicare una visione ispirata a un film che si annunciava un capolavoro.
Vivere è davvero bello e prova a rispondere alla domanda: Per che cosa ho vissuto?
Il protagonista sa che non ha molto da vivere, ma non riesce a capire il senso di un'esistenza sempre uguale, monotona.
 

locandina

Vivere (1952): locandina

 
È interessante per me notare come i personaggi siano tutti insoddisfatti della propria vita a parte Toyo che darà un senso a tutte le cose.
Mi ha colpito molto questo dialogo:
 

- ...mi dica che devo fare per essere

come lei almeno una volta! Devo almeno una volta sapere

che cosa significa vivere... essere vivi!

- Io non so risponderle!

- Io mi voglio sentire una volta sola come lei!

- Tutto quello che faccio è solo muovermi...

- E poi? Che altro?

- Nient'altro! Lavoro, faccio giocattoli come questo qui. E non faccio altro ma mi diverte farlo. Mi sembra di essere diventata amica di tutti i bambini del Giappone.

Perché non cerca di fare qualcosa anche lei?

 
Quest'ultima domanda risponde al senso cercato. La realizzazione dell'uomo avviene attraverso la costruzione di qualcosa che può sembrare banale, ma che può dare benessere agli altri.
Ci perdiamo quotidianamente nella nostra vita che a volte sentiamo mediocre e inconcludente, mentre il senso è tutto nel costruire.
 

 
Il giorno dopo ho iniziato l'anno cinematografico in sala e ho visto Il ragazzo e l'airone, quella continuità circolare tra via e morte che ci unisce e dà un senso alle cose che facciamo, alle scelte che operiamo.
 
Ma poi pensandoci bene tanti sono i film che mi hanno parlato della vita: Il sapore della ciliegia, 2001 odissea nello spazio, The tree of life sono i primi che mi vengono in mente. Quante volte si è ripetuto quel senso profondo di angoscia, quell'interrogarsi sul perché valga la pena di vivere? A questo ultimo quesito ha dato una sua risposta personale Allen in Manhattan, non ha fatto lo stesso Bergman nelle Luci d'inverno dove il silenzio di Dio non lascia scampo.
 

 
L'ho chiesto anche all'intelligenza artificiale perché valesse la pena di vivere, mi ha dato una risposta da manuale di sociologia, non ha intùito, a lei il sapore della ciliegia non ricordava niente, mi ha risposto:
 

Il sapore della ciliegia è un mix delizioso di dolce e leggermente acidulo, offrendo un'esperienza gustativa unica e rinfrescante.

 
Solo quando gli ho nominato Kiarostami (No, faccio riferimento al sapore della ciliegia di Kiarostami. Lì il sapore della ciliegia fa tornare voglia al protagonista di vivere) e gli ho chiesto se condivideva l'interpretazione del film ha assentito rispondendomi:
 

Chiedo scusa per la confusione. Nel film "Il sapore della ciliegia" di Abbas Kiarostami, il sapore della ciliegia diventa un simbolo della gioia e della bellezza della vita. La ricerca del protagonista per trovare il gusto della ciliegia può essere interpretata come una metafora della ricerca di significato e felicità nella vita, offrendo un motivo per apprezzare e desiderare di vivere.

La vita è un mistero che solo l'uomo riesce al momento a intuire, come l'infinito, come l'emozione che ci smuove e ci rende imprevedibili, come il gesto irrazionale e riflesso che alimentiamo.
 
Forse di questo alla fine vivo: di cinema, sogni e qualche irrazionale intuizione che nessuna intelligenza artificiale potrà mai portarmi via.
 
E voi avete dei film che vi hanno parlato della vita o hanno cambiato il vostro modo di vederla?
Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

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