Oggi curiosando tra i feed che Opera mi propone sono incappato in un articolo su Repubblica scritto da Claudia De Lillo.
L'articolo mi ha molto colpito perché la giornalista lo ha intitolato "Ma i figli crescono bene anche senza i film di Miyazaki" e io che ho cresciuto tre figli guardando e sognando i film di Miyazaki mi sono chiesto quale fosse il messaggio che la giornalista volesse dare.
Leggendo l'articolo dove si parla di una famiglia di quattro maschi e una femmina, praticamente l'assetto della mia, trovo che l'educazione cinematografica delegata al marito ha fatto sì che quando i figli erano piccoli si formassero con la trilogia de "Il signore degli anelli", "Guerre stellari", vampiri e zombie.
L'articolo mi ha molto colpito perché la giornalista lo ha intitolato "Ma i figli crescono bene anche senza i film di Miyazaki" e io che ho cresciuto tre figli guardando e sognando i film di Miyazaki mi sono chiesto quale fosse il messaggio che la giornalista volesse dare.
Leggendo l'articolo dove si parla di una famiglia di quattro maschi e una femmina, praticamente l'assetto della mia, trovo che l'educazione cinematografica delegata al marito ha fatto sì che quando i figli erano piccoli si formassero con la trilogia de "Il signore degli anelli", "Guerre stellari", vampiri e zombie.
L'articolo si conclude considerando che i ragazzi vengono su bene lo stesso, si innamorano, manifestano contro le storture del mondo e fanno la raccolta differenziata, ma di fatto traspare un certo rimpianto, lo stesso che probabilmente avrei avuto io se non avessi lavorato a una formazione cinematografica a tutto tondo sui miei figli.
I film dello studio Ghibli hanno caratterizzato l'unione mia e di mia moglie e hanno costellato l'infanzia dei nostri figli, partendo dal più grande. "La città incantata" ha reso magico il primo capodanno insieme da fidanzati, il mio primo figlio è venuto con noi a 6 anni al cinema a vedere "Si alza il vento" addormentandosi in sala ed era già fan di Ponyo, Totoro, Chihiro. Perché Miyazaki effettivamente non è sempre per i bambini, ai film più facili citati sopra si affiancano film più complessi come Porco Rosso, Howl, Mononoke che noi gli abbiamo proposto e che abbiamo lasciato riscoprisse poi più grande in autonomia, cercando di coltivare in lui la curiosità verso un mondo che andasse al di là della guerra e dei mostri.
I film dello studio Ghibli hanno caratterizzato l'unione mia e di mia moglie e hanno costellato l'infanzia dei nostri figli, partendo dal più grande. "La città incantata" ha reso magico il primo capodanno insieme da fidanzati, il mio primo figlio è venuto con noi a 6 anni al cinema a vedere "Si alza il vento" addormentandosi in sala ed era già fan di Ponyo, Totoro, Chihiro. Perché Miyazaki effettivamente non è sempre per i bambini, ai film più facili citati sopra si affiancano film più complessi come Porco Rosso, Howl, Mononoke che noi gli abbiamo proposto e che abbiamo lasciato riscoprisse poi più grande in autonomia, cercando di coltivare in lui la curiosità verso un mondo che andasse al di là della guerra e dei mostri.
Questo non significa che non abbia visto Harry Potter, Il signore degli anelli, Star Wars che andava a vedere in anteprima al cinema con i nostri amici, poi più grande Halloween, It, Shining, cambiando di volta in volta genere e film. Ha visto il film della Cortellesi criticando il fatto che non ci fosse la morte della protagonista, che la violenza non venisse mostrata, ma coreografata. Questo per dire che la natura umana prescinde dall'educazione che si è ricevuta e soprattutto i maschi sono sempre stranamente attratti dalla violenza, ma la formazione ci permette, si spera, di comprendere quali siano i limiti che dobbiamo conoscere e imporci, che dobbiamo sviluppare una sensibilità maggiore per comprendere e compatire, nel senso etimologico del termine, condivisione e partecipazione alla sofferenza
Oggi esce al cinema l'ultimo film di Miyazaki e chiaramente andremo a vederlo, ma il mio figlio più grande, lo stesso che cercava la violenza nel film della Cortellesi, lo guarderà per la seconda volta perché al Lucca Comics è andato a vedersi l'anteprima in giapponese e ha passato questi due mesi a decantarci e farci invidia sulla bellezza di questa pellicola che richiama l'opera omnia del regista.
L'articolo da cui sono partito quindi dice cose che condivido, chiaramente non è il cinema a formare l'uomo di domani, certo il mio obiettivo personale da padre è sempre stato quello di sensibilizzare i miei figli anche ai temi romantici, a comprendere che le pellicole a volte sono pugni nello stomaco, necessariamente; altre volte sono poesia pura e vanno seguiti e apprezzati per quello; altre ancora sono un giocattolone che ci entusiasma tanto e ci arricchisce meno.
Ritengo che in qualche modo sia riuscito in questo intento e devo dire che questo sito è stato sempre di grande stimolo.
Qualche anno fa su proposta della redazione avevamo creato una specie di rubrica settimanale, I bambini li guardano, che mi diede tantissime idee. Leggendo l'articolo di Repubblica sono tornato a quei tempi e ho riguardato i film che avevamo proposto. Non avevamo mai proposto Miyazaki, perché lo davamo per scontato. Ma riconosco in alcuni di quei titoli, Big Fish, Che cosa sono le nuvole, Moby Dick, Pioggia (che aveva suggerito yume), L'uomo fiammifero (che aveva suggerito bradipo68), Billy Elliot l'intenzione di creare un percorso che univa al sogno e ai desideri la poesia di sceneggiature che invitassero a esplorare un mondo sentimentale. Non mancavano Jurassic Park, Lo squalo, Yattaman, Thor, Che bella giornata, Transformers, insomma classici dell'intrattenimento che ancora oggi guardiamo con gusto ed entusiasmo. La sfida è semplicemente apprezzare qualsiasi opera per l'obiettivo che si è prefissata, così come ho cercato di trasmettere ai miei figli l'amore per la musica al di là dei generi, allo stesso modo li ho sempre invitati a godere dei film al di là del genere e dello scopo che possono avere.Il mainstream e il cinema d'autore, la musica classica, il cantautorato e la musica dance sono tutte incredibili opere dell'ingegno umano e vanno accolte con entusiasmo allo stesso modo, misurando quanto abbiano contribuito a formarci o a consolarci o a motivarci piuttosto che quanto siano stati tecnicamente fatti bene o siano criticati o quanto concorrano a fare la storia del cinema o della musica. Distinguere i tecnicismi dalla passione.
Qualche anno fa su proposta della redazione avevamo creato una specie di rubrica settimanale, I bambini li guardano, che mi diede tantissime idee. Leggendo l'articolo di Repubblica sono tornato a quei tempi e ho riguardato i film che avevamo proposto. Non avevamo mai proposto Miyazaki, perché lo davamo per scontato. Ma riconosco in alcuni di quei titoli, Big Fish, Che cosa sono le nuvole, Moby Dick, Pioggia (che aveva suggerito yume), L'uomo fiammifero (che aveva suggerito bradipo68), Billy Elliot l'intenzione di creare un percorso che univa al sogno e ai desideri la poesia di sceneggiature che invitassero a esplorare un mondo sentimentale. Non mancavano Jurassic Park, Lo squalo, Yattaman, Thor, Che bella giornata, Transformers, insomma classici dell'intrattenimento che ancora oggi guardiamo con gusto ed entusiasmo. La sfida è semplicemente apprezzare qualsiasi opera per l'obiettivo che si è prefissata, così come ho cercato di trasmettere ai miei figli l'amore per la musica al di là dei generi, allo stesso modo li ho sempre invitati a godere dei film al di là del genere e dello scopo che possono avere.Il mainstream e il cinema d'autore, la musica classica, il cantautorato e la musica dance sono tutte incredibili opere dell'ingegno umano e vanno accolte con entusiasmo allo stesso modo, misurando quanto abbiano contribuito a formarci o a consolarci o a motivarci piuttosto che quanto siano stati tecnicamente fatti bene o siano criticati o quanto concorrano a fare la storia del cinema o della musica. Distinguere i tecnicismi dalla passione.
Ecco, e qui concludo, forse questo flusso di pensieri a questo mi voleva portare: augurare con riconoscenza a questo blog un anno incredibile dove come fatto fino a oggi si continui a costruire un percorso che allarghi le vedute, che includa, che insegni a non discriminare, ma a scegliere in funzione dell'esperienza che possiamo guadagnare e della conoscenza che possiamo conquistare. La scelta di seguire e credere ancora a distanza di 22 anni in questo fantastico ambiente che è cinema, metacinema, confronto e passione è tutto merito dello staff e degli utenti di questo blog.
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