Espandi menu
cerca
Oltre quella porta: La nascita casuale (ma necessaria?) del genere slasher.
di YellowBastard
post
creato il

L'autore

YellowBastard

YellowBastard

Iscritto dal 28 luglio 2019 Vai al suo profilo
  • Seguaci 50
  • Post 10
  • Recensioni 529
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

 Negli anni’70 l’America stava attraversando uno dei periodi più bui della sua storia, tra gli scandali della presidenza Nixon, primo tra tutti il Watergate, e la caduta di Saigon che, dopo un decennio di combattimenti sanguinosi quanto inefficaci, segnava con la guerra del Vietnam la prima, grande sconfitta militare americana mentre in Medioriente si aprivano nuovi, improvvisati, scenari bellici in seguito all’embargo petrolifero causato dall’appoggio a Israele durante il conflitto arabo-israeliano.

 Contemporaneamente l’America più profonda scopriva nel modo peggiore che dietro a una facciata di benessere e rettitudine si nascondevano in realtà terribili mostri, con la cronaca nera che, raccontando di efferati omicidi e nuove, sanguinose tragedie, arrivò a coniare un nuovo termine (Serial-Killer) per definire un nuovo genere di criminale, un pluriomicide che agisce spinto da pulsioni psicologiche e sempre con le medesime modalità, mentre la cultura hippie, negli anni’60 promotrice di una visione pacifica e non-violenta, degenerava nel settarismo più diffuso, anche di natura prettamente criminale (la Famiglia Mason). 

2022: I sopravvissuti - Film (1973) | il Davinotti

 Il cinema, più di ogni altro, fu il mezzo sfruttato per analizzare e metabolizzare i mali e le paure di questa nuova società, sia attraverso pellicole fantascientifiche dai toni apocalittici (Il pianeta delle scimmie, 2022 – I sopravvissuti) che attraverso il suo genere più tipicamente americano, il western, mostrando uno sguardo rivisitato sul mito della frontiera (Il mucchio selvaggio, Piccolo grande uomo, Lo straniero senza nome, Soldato Blu) ma è soprattutto attraverso il genere horror che il cinema testimoniò l’inconscio di quegli anni, le sue paura più profonde e l’irrazionalità della violenza, la serialità omicida come l’orrore nascosto nel quotidiano e la crisi del sistema capitalistico americano ma quello che influenzò maggiormente il cinema successivo e che più segnò l’immaginario collettivo fu un nuovo sottogenere che nasce proprio in quegli anni e in risposta a tali sollecitazione, lo slasher, e il film che più di ogni altro ne costituì le fondamenta fu una piccola produzione indipendente intitolata The Texas Chainsaw Massacre.

NON APRITE QUELLA PORTA (1974) - Spietati - Recensioni e Novità sui Film

 Sebbene in molti, erroneamente, dichiarino Halloween (1980) come capostipite del genere, in realtà già opera matura e ben definita di pattern narrativi però antecedenti al capolavoro di Carpenter, per rivendicarne le origini dobbiamo andare invece più indietro, nello specifico in antesignani che, per quanto non possano essere definiti tali, ne propongono per primi alcuni elementi importantissimi, a partire dallo Psycho (1960) di Alfred Hitchcock (ovviamente!) o addirittura a M – Il mostro di Düsseldorf (1931) di Fritz Lang e a Dieci piccoli Indiani (1945) di René Clair (tratto dal noto romanzo di Agatha Christie) per continuare poi con L'occhio che uccide (1960) dell’inglese Michael Powel, uscito pochissimi mesi prima di Psycho, o l’italianissimo Mario Bava, un vero pioniere del genere in Sei donne per l'assassino (1964) e (soprattutto?) Reazione a Catena (1971) ma è il 1974 l’anno che segna la nascita definitiva dello slasher con la pellicola che fungerà da pietra angolare per l’intero genere.

Non Aprite Quella Porta: Fede Alvarez produce il reboot; ci sono i registi  (sconosciuti) - Il Cineocchio

 Orgogliosamente vietato ai minori, cancellato dalla programmazione in molti cinema americani a causa delle proteste per l’eccessiva violenza mostrata oltre che messo al bando in diversi paesi, con The Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta in italiano) l’esordiente Tobe Hooper (Quel motel vicino alla palude, Poltergeist, Le notti di Salem, Il tunnel dell’orrore, Space Vampires, Invaders, The Mangler) diventerà immediatamente un regista di culto, probabilmente ben oltre le sue effettive capacità, e con il passare del tempo sarà inequivocabile la sua enorme influenza sul genere gore.

 Girato nel suo Texas e realizzato a bassissimo budget, osteggiato dalla censura che lo qualificò come uno dei film più violenti mai realizzati (ma forse questa parte faceva parte del marketing), Non aprite quella porta è un film estremamente sgradevole, perverso e malato, grottesco figliastro di Psycho e, come il film di Hitchcock, si ispira, seppur in maniera molto pretestuosa, alle reali vicende dei serial killer Ed Gein (che ispirerà anche l’Hannibal Lecter dei romanzi di Thomas Harris) e Elmer Wayne Henley, riuscendo comunque a definire i contorni di un modello narrativo che avrebbe aperto le porte ad altre pellicole che sarebbero divenute di culto, come Halloween e Nightmare.

Non aprite quella porta è la storia della "famiglia tradizionale americana"  | Cinema - BadTaste.it

 Contorni che si rivelavano tali fin dall’inizio, col primo piano di un cadavere messo in posa sopra a una tomba, e descrivendo una follia abietta priva di una qualsiasi giustificazione, anche perché è la società intera ad essere tale (le notizie poco confortanti dalla radio su una violenza ormai dilagante) e a Tobe Hopper non importava poi molto elargire al pubblico qualche motivazione psicologica su quello che stava succedendo, come non gli interessava rendere umani sia le vittime che i carnefici, anzi mettendo tutti (quasi) sullo stesso piano.

Nel film poi ritroviamo, per la prima volta, quasi tutti i topoi classici del genere slasher: il viaggio iniziale/iniziatico, il luogo circoscritto in cui si svolge il massacro, vittime, quasi sempre adolescenti, spesso stupidi o sgradevoli o che corrispondono (ma non sempre) anche a diversi topoi psicologici, il boogeyman antagonista dei ragazzi spesso mascherato o deforme (o entrambi), la violenza esplicita, volutamente catartica, e il bodycount, ovvero la conta dei cadaveri, oltre al binomio sesso & morte per poi finire alla definitiva definizione (!) di “final girl”.

 A sopravvivere, come nella maggior parte degli slasher successivi, è infatti una ragazza, di solito la più innocente del gruppo, in quanto è proprio la purezza a contrastare il male assoluto del mostro/i, indifesa protagonista capace però di opporsi fino a salvarsi la vita dalla sadica (e maschilista?) famiglia Sawyer (non a caso, infatti, è priva di elementi femminili), che cerca di ucciderla, dopo averla oltraggiata, dileggiata e vituperata, per nutrirsi infine della sua carne.

Texas chain saw massacre tobe hooper años 1970 GIF en GIFER - de Dikazahn

 Da The Texas Chainsaw Massacre in avanti il marchio distintivo di uno slasher sarà però l’antagonista che diventerò, per il pubblico, il “vero” protagonista della pellicola, quello con cui identificarsi o per cui fare addirittura il tifo in un modo da esorcizzare i propri bassi istinti, permettendo al proprio inconscio di concedersi alle pulsioni più violente e primitive attraverso uno sfogo, liberatorio almeno quanto catartico.

 È il motivo (anche plaonistico?) per cui siamo così inorriditi/affascianti da personaggi come Leatherface (con la maschera di pelle umana e la motosega presa in prestito da L’Ultima casa a Sinistra) o Michael Myers e Freddy Krueger che in quanto manifestazione, estrema ma anche (spesso) irrealistica, di quell’istinto primordiale alla violenza o pulsione di morte che abbiamo imparato a controllare/negare (quasi sempre? Spesso?) durante la crescita ma che rimane comunque lì, con noi, bisognoso comunque di sfogarsi, ogni tanto, possibilmente nel modo il più sotto controllo possibile.  

 Lo slasher funge proprio a questa funzione ma in un ambiente (il cinema) controllato e (quasi sempre) sicuro.

 A mancare ancora, caratteristica però da inserire in un contesto più propriamente commerciale, è invece la sua serialità, ovvero quei sequel, prequel, remake e/o spin-off o quant’altro testimoni il suo essere diventato un fenomeno di successo, anche culturale e/o sociale, dovuto questo principalmente al suo scarso riscontro economico al Box Office,

 Sarà infatti soltanto dopo l’enorme successo di Halloween, in questo senso sì prima pellicola slasher a sfondare per davvero al botteghino, e ai relativi sequel oltre al proliferare di altre pellicole di genere, sempre con un buon riscontro al botteghino indipendentemente dall’effettivo valore artistico, che nel 1984 lo stesso Tobe Hopper girerà, ma con ben altri risultati, un sequel.

Non aprite quella porta - Trieste Science+Fiction Festival

 Una voce narrante, in originale di John Larroquette, avverte il pubblico che l’episodio è realmente accaduto: non è vero (!) ma rimane comunque un’emblematica, raccapricciante storia americana ed è proprio sulla famiglia (soprattutto americana, ma non solo!), che si può concettualmente allargare anche al concetto stesso di nazione (soprattutto americana, ma non solo!), che Hooper colpisce con più veemenza raffigurandone la follia e la violenza non soltanto verso l’esterno ma anche quella centripeta, verso i suoi stessi componenti, i quali non possono che elaborarne i traumi se non con altra violenza sempre più efferata, di cui il cannibalismo non è altro che la sua manifestazione più estrema.

 Inoltre, forse un po’ forzatamente, il film può essere visto anche come un pamphlet vegetariano e/o animalista, con la famiglia di macellai che non riesce più a distinguere (o a interessarsi della differenza) tra carne animale e umana, con le vittime trattate come animali da macello o i cadaveri stessi usati come artistiche (!?) sculture fatte di carne e ossa.

Behind The Scenes Saturday: The Texas Chain Saw Massacre | Karli Ray's Blog

Behind The Scenes in 1974 | Original Texas Chainsaw Massacre

 Eppure, pur essendo un horror, vengono mostrate pochissime scene di sangue, preferendo giocare piuttosto con un’atmosfera malsana, e a rendere un’idea di sporcizia e malessere, o una sempre più crescente tensione, agevolato in questo, oltre che dal bassissimo budget, da una regia sporca e imperfetta, tremolante e nervosa, fatta di inquadrature ravvicinate e morbosi primissimi piani a riprendere l’angoscia delle vittime come anche l’ilarità dissacrante dei loro carnefici, in un contrasto emotivo dissociativo figlio anche delle effettive tensioni che si crearono sul set, tra gli attori (Paul A. Partain, Marilyn Burns, William Vail, Edwin Neal, Teri McMinn, Jim Siedow e Gunnar Hansen), tutti non professionisti e/o presi direttamente dal collage, e la troupe che, sfiniti dalle condizioni di lavoro, remarono contro il film o lo stesso regista che, cinicamente, sfruttò tale malcontento, secondo alcuni addirittura alimentandolo, per riprendere direttamente su scena tale tensione in modo da rendere la pellicola ancora più credibile.

Monster Movie House: The Texas Chainsaw Massacre (1974)

 Film maledetto e allucinato, complice anche la colonna sonora psichedelica, angosciante e imperfetto, con un uso improbabile della macchina da presa e del montaggio, Tobe Hooper con The Texas Chainsaw Massacre inventò, a suo modo, il primo “classico” del genere slasher, con una chiusa finale impetuosa e drastica nel contrappone lo sgomento di una giovane sopravvissuta, che ha utilizzato tutto ciò che aveva per salvare la propria vita (ma tornerà poi veramente a vivere? Sopravvivere è vivere, nonostante tutto quello che gli è successo?), e l’adrenalina e la rabbia di un giovane mostro, il cui “giocattolo” gli è sfuggito tra le dita, a un tramonto color pastello.

Perché a ogni nuovo giorno succede una nuova notte. E una volta incontrato le tenebre, anche se vi sopravvivi, certe notti sono ancora più buie.

The Texas Chain Saw Massacre — Cult Projections

Texas Chainsaw GIF - Texas Chainsaw Massacre - Discover & Share GIFs

P.s. «Due ore dopo, i criminali venivano arrestati dalla polizia del Texas. Sei mesi dopo, furono processati e condannati alla sedia elettrica ... L'unica sopravvissuta è tuttora ricoverata in una casa di cura traumatizzata dall'atroce esperienza vissuta!»

 Queste parole sono state inserite con il doppiaggio italiano del 1974 evidentemente per regalare al pubblico un finale meno traumatizzante e non appaiono in nessun'altra edizione. Ovviamente tali scritte verranno contraddette con il sequel dell’84 e spariranno con la riedizione, ridoppiata, del 1994.

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati