Premessa: Dopo aver visto lo Spider-Man di The Spectacular Spider-Man nel film Spider-Man: Across the Spider-Verse, ho sfruttato l’onda nostalgica del cameo nel film della Sony per rivedere questo gioiellino televisivo della mia infanzia e per constatare se effettivamente mantenesse intatta la stessa “magia” quando lo vidi nell’ormai lontano 2013. Dopo un mezzo binge watching avvenuto giorni fa, ecco la mia breve recensione. Consideratelo un antipasto per quello che poi leggerete nel mio articolo scritto a due mani con Isaia Silvano su Daelar Animation su Into & Across the Spider-Verse. Buona Lettura!
The Spectacular Spider-Man (2008-2009) è sicuramente la miglior serie animata sull’Uomo Ragno insieme alla serie degli anni novanta Spider-Man: The Animated Series (1994-1998). Grazie ad un universo più concentrato sul microcosmo di Spider-Man e un minor numero di episodi, però, ai miei occhi supera il cult televisivo anni ’90 venerato dalla maggior parte dei fan.
La serie è, inoltre, il prodotto audiovisivo sull’Uomo Ragno più fedele allo spirito della trilogia su Spider-Man diretta da Sam Raimi. Non solo vengono citate molte inquadrature, ma si prende spunto dalla poetica raimiana per trattare il peso esistenziale di portare la maschera di Spider-Man da parte di Peter Parker. La serie è, quindi, la diretta erede della trilogia di Raimi, adattando le sue atmosfere alla classica dimensione teen scolastica del Peter Parker di The Spectacular Spider-Man, che non si riduce, però, ad essere uno stupido ragazzino rincitrullito 15enne come accade, invece, nell’infantile trasposizione MCU con Tom Holland. Il Peter Parker ideato dagli showrunner Greg Weisman e Victor Cook è un timido adolescente secchione bullizzato a scuola e tormentato dalla sua doppia vita come studente/supereroe, ma che una volta indossato il costume si trasforma nel sicuro, solare, burlone ed energico amichevole Spider-Man di quartiere. La maschera supereroistica diventa, dunque, quasi un sollievo per Spidey quando è occupato a scontrarsi con i vari supercriminali di New York, mentre Peter Parker, con i suoi onnipresenti monologhi interiori, è sempre tormentato dal fatto che gli è quasi impossibile conciliare la sua vita privata e sentimentale con il suo dovere morale da supereroe. Il precariato da affrontare con zia May, il suo stressante lavoro da fotografo al Daily Bugle, i suoi triangoli amorosi a scuola e, infine, il rapporto con i suoi vari compagni di classe, sono tutti i passi della vita che più influenzano il sofferto umanesimo di Peter Parker. Difatti, il protagonista adolescente è sempre in bilico tra il desiderio di trascorrere più tempo con i suoi cari e il dovere morale di salvare i cittadini di New York dai vari supervillain che odiano profondamente l’Uomo Ragno. I comprimari, che rappresentano la bolla sociale con cui si relaziona Peter Parker, sono caratterizzati il giusto per essere funzionali all’evoluzione caratteriale del protagonista, ma non sono per questo motivo delle inutili figurine, anzi, a volte si dimostrano inaspettatamente personaggi tridimensionali quando l’elemento introspettivo emerge prepotentemente nella serie animata. Da questo questo punto di vista, il conflitto interiore di Peter Parker nella penultima puntata della prima stagione – chiamata “Intervention” (1×12) – rappresenta l’apice drammaturgico della serie, in cui in uno splendido bianco e nero raimiano si mostra l’indiscutibile valore morale di Spider-Man/Peter Parker contrapposto al demoniaco controllo votato al potere e all’egoismo del simbionte Venom. La maturità di The Spectacular Spider-Man si mostra pienamente in questo splendido episodio, volto ad esplorare i lati più cupi e drammatici dell’Uomo Ragno come il micro arco narrativo dedicato al simbionte alieno, in cui il reparto artistico sfodera il meglio delle sue animazioni sempre all’insegna di un tratto semplice e pulito nel character e production design, ma che in particolare in questo episodio sprigiona tutto il suo immaginario visivo surreale e onirico (anche la fantasiosa estetica dell’Uomo Sabbia rappresenta uno dei picchi massimi della creatività visiva di The Spectacular Spider-Man). È, dunque, attraverso questa splendida battaglia psicologica ed onirica di Spider-Man/Peter Parker che gli showrunner Greg Weisman e Victor Cook fondano definitivamente la poetica di The Spectacular Spider-Man, come l’indiscutibile eroismo dell’Uomo Ragno, ispirato a sua volta sia alla controparte fumettistica che alla trilogia di Raimi.
L’ottima animazione “minimale” di The Spectacular Spider-Man – splendida anche nel mettere in scena i chiari e iper dinamici combattimenti dell’Uomo Ragno contro i suoi numerosi villain – non è quindi l’unico asso nella manica del cartone, ma lo è anche la sua ottima scrittura nel raccontare l’affiatata galassia criminale che popola New York. Come accade nella stragrande maggioranza delle serie supereroistiche animate e live action, spesso si è costretti a subire la classica trama verticale con un nuovo cattivo bidimensionale in ogni puntata da sconfiggere. La serie però, pur cadendo per forza di cose in questo stereotipo dato il target del cartone, è creata da degli showrunner che riescono intelligentemente ad imbastire un’intrigante macrotrama criminale e una serie di microtrame guidate da uno o più villain, che si collegano poi alla crescita personale di Peter Parker. In ogni puntata, c’è quindi sempre un cattivo da sconfiggere per Spidey, nella quale ogni scontro tra il Tessiragnatele e il supercriminale di turno occupa sfortunatamente il 70% di ogni puntata, trascurando non poco la componente più soap operistica e umana della linea narrativa su Peter Parker. Il tutto anche in virtù delle ragioni intrinseche e commerciali che una storia dell’Uomo Ragno deve sempre avere, ossia un’alta dose di spettacolarizzazione e di scene d’azione per soddisfare il pubblico di bambini. Se il lato più umano di Peter Parker – ovvero la sua dimensione scolastica e terrena composta da svariati comprimari che hanno sempre poche battute ma sempre efficaci (spesso all’insegna di un’eccellente comicità) – viene sovrastato dalla sua componente più fantastica e supereroistica guidata dalle peripezie di Spider-Man, quest’ultimo aspetto riesce comunque a donare una buona introspezione alla dualità intrinseca che forma il supereroe più popolare della Marvel.
I villain di ogni puntata non sono quindi solo degli esseri malvagi da abbattere per l’Uomo Ragno, ma anche delle vere e proprie insidie psicologiche che mettono in discussione l’identità supereroistica di Spider-Man (emblematico il dubbio sull’uso dell’antidoto che annulla i poteri del ragno radioattivo), ma che riporta sempre Peter Parker sui suoi passi da supereroe quando egli comprende di essere, di fatto, l’unico “esperimento scientifico” riuscito rispetto a tutti gli altri superumani che incontra. Difatti, la genesi dei villain segue la prassi di uomini comuni che, una volta ottenuti i superpoteri attraverso esperimenti scientifici, li sfruttano per compiere atti criminali, quasi sempre per rivalsa contro qualcuno o la società, oppure semplicemente per distruggere l’Uomo Ragno. La serie, quindi, puntualizza come ogni supercriminale sia in realtà un’estremizzazione dei singoli alter ego, ossia uomini comuni insoddisfatti e frustrati già predisposti a compiere atti malevoli per i propri tornaconti personali, che risaltano in questo modo la superiorità morale che invece contraddistingue Spider-Man, un ragazzo qualunque sempre responsabile nel non abusare dei propri poteri e mettendoli al servizio degli abitanti di New York. Alla fine è sempre una questione di scelte nel momento in cui una persona decide di lasciarsi andare al male o accettare la difficile strada del bene, perché quest’ultima implica aderire ad un codice morale che può sempre essere messo a dura prova, portando ad un necessario freno all’eccesso delle proprie azioni e ambizioni. Tale tesi riaffermata in ogni episodio – come nella splendida battaglia interiore contro il simbionte – pone Spider-Man sempre moralmente superiore a tutti i criminali che affronta, riuscendo a batterli non solo sul piano morale, ma anche su quello intellettivo a discapito di quello fisico, dato che alcuni villain sono più forti oggettivamente dell’Arrampicamuri con la loro forza bruta.
Il cartone nella sua classicità presenta quindi tutti i principali villain del Tessiragnatele – i più ridicoli sbeffeggiandoli pure come Rhino ed Electro – dotati la maggior parte di una caratterizzazione bidimensionale funzionale alla loro stravagante forma fisica e folle mente criminale, inserendosi perfettamente in una intricata rete di complotti criminali orchestrati dal padrino di New York: Big Man aka Tombstone. L’impero del crimine guidato da Lapide (il nome in italiano di Tombstone) è, infatti, responsabile della creazione di tutti i supercriminali che Spider-Man deve affrontare, consentendo al boss della malavita di allontanare il supereroe dai crimini “normali” e mantenere così intatto, senza interferenze, il suo vasto impero criminale. L’inserimento di una macrotrama criminale poggiata sul carismatico ruolo di Tombstone, accompagnato come sempre dal suo “fidato” braccio destro Testa di Martello, rende meno pesante la verticalità della microtrama criminale di ogni episodio, che acquisisce un suo senso grazie alla presenza di un “mastermind” dietro gli eventi terra terra che affronta Spider-Man. Il supereroe, non del tutto ignaro delle alte sfere del crimine, deve così indagare e risalire la piramide della criminalità organizzata di New York, arrivando a scontrarsi con il demiurgo dei suoi scontri, dando vita così ad un’affascinante conflitto puramente psicologico tra Spidey e Lapide. Quest’ultimo viene dipinto magnificamente nel suo essere un freddo, persuasivo, spietato boss del crimine e, allo stesso tempo, un filantropo e un uomo di classe che si preoccupa per le sorti del suo braccio destro Testa di Martello rapito da Goblin, dando vita ad inaspettate collaborazioni con Spider-Man contro qualsiasi nemico mini alla sua cerchia più ristretta. Gli showrunner Greg Weisman e Victor Cook riescono, quindi, ad intessere un fantasioso sottobosco criminale, che conferisce un senso organico e orizzontale alla macrotrama di The Spectacular Spider-Man, alternando abilmente le varie microtrame verticali sui singoli villain con le vicende legate all’impero del crimine di Tombstone. La sublimazione di questo aspetto puramente gangster ed investigativo della serie la si trova nello scontro tra bande criminali nell’episodio “Gangland” (2×10), in cui l’ottimo montaggio alternato contrappone all’opera lirica recitata a teatro il violento scontro tra Tombstone, Doctor Octopus, Silvermane (Silvio Manfredi) e Spidey per le chiavi della città (tale montaggio alternato con l’utilizzo di monologhi e scene teatrali verrà riutilizzato quando Spider-Man fronteggerà Venom e Goblin). La splendida e inaspettata resa dei conti dei più grandi contendenti al trono di New York dimostra quanto gli autori del cartone amino il macrocosmo criminale dell’Uomo Ragno e ne vogliano restituire tutta la sua essenza, curando minuziosamente tutti i vari colpi di scena che porteranno successivamente l’Uomo Ragno a comprendere le alte poste in gioco rappresentate dai villain più temibili della serie.
Se il Doctor Octopus con la creazione dei Sinistri Sei sotto lo pseudonimo di Master Planner si piazza al terzo posto del podio dei migliori villain di Spectacular Spider-Man in ex aequo con Tombstone/Lapide, Venom e Goblin si piazzano rispettivamente al secondo e primo posto.
Venom in Spectacular Spider-Man rappresenta, a mio avviso, la miglior trasposizione audiovisiva del personaggio con buona pace sia dell’orrida trasposizione live action della Sony recente, sia del Venom raimiano troppo bidimensionale e circoscritto al terzo atto di Spider-man 3 (tutt’ora comunque il miglior Venom live action trasposto al Cinema). Eddie Brock nella serie, invece, viene rivisitato in chiave teen come amico d’infanzia di Peter Parker, dato che entrambi condividono la perdita dei propri genitori nello stesso incidente stradale. Il legame fraterno tra i due, nonostante la differenza d’età, li porta a diventare grandi amici e condividere la stessa passione per la scienza, inoltre Eddie si occupa di proteggere Peter dai bulli della scuola, finché le loro strade si dividono e si riuniscono nel laboratorio scientifico del Dottor Connors. La serie costruisce in questo modo perfettamente la genesi di Venom, per via del passato condiviso tra le due nemesi riletto in chiave più adolescenziale rispetto al fumetto, in cui Eddie Brock comincia a sviluppare un astio e successivamente un odio nei confronti di Peter Parker. A causare tutto ciò è la doppia identità di quest’ultimo, che lo porta a fuggire nel momento del bisogno quando si palesano i villain, lasciando solo Eddie Brock per poi riapparire magicamente con tanto di foto dal Daily Bugle, che porta l’amico d’infanzia a credere che Peter sia soltanto un egoista ed opportunista, senza contare l’amore di Gwen per Peter che distanzia maggiormente le due nemesi “fraterne”. L’obiettivo di Venom però, a differenza della maggior parte dei villain che compaiono nella serie, è unicamente quello di distruggere la vita di Peter Parker, in quanto imputa a quest’ultimo la sua stessa rovina come ricercatore nel laboratorio scientifico del dottor Connors. La forte connessione tra le due nemesi per via del loro passato rapporto d’amicizia, porta lo scontro tra Spider-Man e Venom su un piano completamente differente, soprattutto perché il nemico numero due dell’Uomo Ragno conosce la sua identità segreta, che di fatto rende Venom uno dei cattivi più pericolosi e aggressivi dell’intera serie animata. I due scontri tra i due “ragni” che si dipanano in tre puntate, rappresentano in assoluto i maggiori picchi drammaturgici della serie, in cui lo spettatore non può non rimanere in perenne ansia e tensione vedendo all’opera un simbionte umanoide che è in grado di colpire il lato più vulnerabile di Spider-Man, essendo, di fatto, il suo opposto negativo.
Nonostante Venom sia uno dei villain più affascinanti, temibili e caratterizzati di The Spectacular Spider-Man – nonché il mio villain preferito in assoluto dell’universo di Spider-Man – il primo posto spetta a Green Goblin – la nemesi definitiva dell’Uomo Ragno nei fumetti – a cui gli showrunner dedicano il miglior arco narrativo, che chiude definitivamente la macrotrama della serie. Tutti sanno che sotto la maschera del Folletto Verde si nasconde Norman Osborn, tant’è che nella serie compare già nel primo episodio, in cui si delinea anche il rapporto paterno freddo e distaccato con suo figlio Harry. Gli sceneggiatori riescono abilmente, però, a depistare lo spettatore più giovane facendogli credere che sia un drogato Harry Osborn a personificare il folle supercriminale della globulina verde, trattando velatamente anche il tema della dipendenza da stupefacenti quando il figlio Harry, per impressionare il padre Norman, si dopa per entrare nella squadra di football della scuola. I vari depistaggi sull’identità di Gobby (soprannome che gli affibbia Spider-Man) servono ai creatori della serie per creare il villain definitivo della serie e tributare al massimo la nemesi per eccellenza del Tessiragnatele, che infatti rappresenta la minaccia principale all’impero criminale di Tombstone. Grazie alla sua scaltrezza, alla sua intelligenza e alla sua sete di potere, Norman Osborn realizza concretamente, con i fondi di Tombstone, i vari supercriminali che affronta Spider-Man in quasi ogni puntata, sfruttando a suo vantaggio la sua identità segreta per diventare egli stesso il boss criminale definitivo di New York. Spidey diventa quindi un fastidioso intralcio alle sue losche attività criminali, che porta Green Goblin a sfruttare anch’esso metaumani per combatterlo come faceva Tombstone, costruendo magnificamente un’affiatato scontro fisico e psicologico – di fatto un gioco di maschere – con l’Uomo Ragno, sancendo così la trasposizione definitiva di un villain all’insegna della pura, malata e maniacale malvagità votata all’assoluto potere. Fonte delle sofferenze di Peter Parker e del suo migliore amico Harry, lo scontro finale tra il Folletto Verde e l’Arrampicamuri diventa estremamente catartico e avvincente, similmente a quello avvenuto alla fine del primo film di Spider-Man di Raimi con tanto di costume danneggiato per Spidey e smascheramento per Goblin. La serie, inoltre, si chiude sulle stesse note del primo capitolo di Raimi, con un funerale che sancisce una vittoria per Spider-man ma una sconfitta per Peter Parker, ancora una volta perseguitato dalle azioni della sua controparte supereroistica, difficilmente conciliabile col quieto vivere.
Insomma, Greg Weisman e Victor Cook riescono a creare un prodotto televisivo sull’Uomo Ragno degno di essere ricordato, in virtù sia del suo grande tributo al personaggio omaggiando pari pari alcune tavole del fumetto, sia nell’essere l’erede diretto della trilogia di Spider-Man di Raimi. La serie tv, però, mescola queste due anime per creare un’identità tutta sua nell’interpretare l’eroismo di Peter Parker aka Spider-Man, alternando ottimamente i momenti comici con quelli più drammatici ed introspettivi, cercando di limitare il più possibile una caratterizzazione bidimensionale di tutti i vari comprimari che compongono il macrocosmo di Spidey. Pur rientrando e cadendo in parte negli stilemi classici delle serie supereroistiche animate per ragazzini, The Spectacular Spider-man riesce comunque ad assumere un suo spessore drammaturgico nella serialità animata supereroistica, diventando di fatto la miglior trasposizione sull’Uomo Ragno nella sua dimensione scolastica (i film con Tom Holland da questo punto di vista falliscono miseramente) e televisiva, regalando, inoltre, le migliori incarnazioni dei villain storici dell’Uomo Ragno.
Peccato che l’acquisizione della Marvel da parte della Disney nel 2009 abbia portato alla cancellazione della serie con la seconda stagione (stesso triste destino riservato a Wolverine and the X-men del 2009), lasciando un finale aperto che forse non vedrà mai più una continuazione, nonostante l’apparizione del personaggio in Spider-Man: Across the Spider-Verse. In un’epoca di continui reboot, revival e di varie riesumazioni fuori tempo massimo, non è da escludere una terza stagione in futuro, però tutto dipenderà dagli accordi tra Disney e Sony e, soprattutto, dalla genuina volontà del pubblico generalista di rivedere The Spectacular Spider-Man, che negli anni ha visto costruirsi una nutrita fanbase desiderosa di rivedere una delle versioni dell’Uomo Ragno più vicina alla visione di Stan Lee, Steve Ditko e John Romita Sr.
La speranza, come sempre, è l’ultima a morire.
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