Il 12 marzo del 1993 usciva nelle sale italiane TRAUMA, il film più romantico e malinconico di Dario Argento (che, inizialmente, avrebbe dovuto chiamarsi col titolo, meno banale, L'ENIGMA DI AURA).
Trama: Minneapolis, Minnesota. Il giornalista 32nne David salva da, apparente, suicidio la 18nne Aura Petrescu, ragazza anoressica di origine romena, e si innamora di lei. Ma la giovane nasconde un tragico segreto che riguarda la sua famiglia.
Comincia come uno pseudo remake di PROFONDO ROSSO (nella scena, bellissima, della seduta spiritica) per poi trasformarsi (soprattutto nell'epilogo finale) in uno di quegli esponenti del filone thriller sentimentale lanciato da LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE di Alfred Hitchcock dove una donna scompare lasciando sensi di colpa nel suo innamorato (e che vanta, tra i titoli del filone, prodotti notevoli come COMPLESSO DI COLPA di Brian De Palma, SESSO NERO di Joe D'Amato e UNA SPINA NEL CUORE di Alberto Lattuada, dal romanzo dell'ottimo Piero Chiara, tutti film, comunque, con trame e sviluppi differenti tra loro e dove il punto in comune è solo la ragazza scomparsa). In mezzo molto Brian De Palma (sembra quasi un film più suo che di Dario, colonna sonora di Pino Donaggio compresa, ed infatti ha avuto più successo in America che in Italia), ma anche Hitchcock ed un pizzico di Claude Lelouch.
Scena romantica del film
In un periodo artistico dove Argento utilizzava ogni volta un argomento diverso come chiave di lettura del prodotto (la rappresentazione del luogo maledetto che rende cattivi in PROFONDO ROSSO e nella successiva "TRILOGIA DELLE TRE MADRI", del quale una scena, quella della bambina e la lucertola, di PR sembra quasi un prologo, gli anni '80 col suo edonismo in TENEBRE, che proprio per questo può essere considerato il suo lavoro più Vanziniano, e la diversità in PHENOMENA tanto per fare degli esempi) il Maestro stavolta sceglie l'Amore come fonte di reazione dei movimenti umani: è l'amore il movente dell'assassino, è l'amore il movente di chi lo protegge, è l'amore la ragione dell'anoressia di Aura così come è la ragione della tossicodipendenza di David, così come è l'amore ciò che rappresentano le metafore sparse nella pellicola (tipo la libertà delle farfalle o la pioggia costituita dalle lacrime di Aura quando ritrova il ragazzo che l'aveva amata e accettata per quello che era, ben orchestrata dallo splendido brano "Ruby Rain"). Ed è l'amore il bene che sconfigge il male che insidiava la ragazza, "Sei quello che ho sempre cercato da tutta la vita!" le dice alla fine David. In un periodo (quello attuale) dove trasmissioni come "Uomini e donne", "C'è posta per te" e i loro derivati trash (la serie B della serie Z) hanno la presunzione di parlare dell'amore (diciamo che ne sono convinti loro!) sarebbe da recuperare questo gioiello di un Maestro del Cinema per trovare una descrizione dell'argomento davvero seria e mai banale. Anche se qualche lavoro ancora, abbastanza, di spessore si vedrà nella sua filmografia (LA SINDROME DI STENDHAL, sottovalutato trattato psicologo sulla personalità e apripista del successivo filone, quasi tutto costituito da pellicole mediocri a parte SAW-L'ENIGMISTA e HOSTEL, denominato torture porn, NON HO SONNO, le altre incursioni americane dei due MASTERS OF HORROR e poco altro) questo TRAUMA- L'ENIGMA DI AURA è considerato, giustamente, da molta critica come l'ultimo suo film annoverabile tra i capolavori.
Articolo scritto da Davide Lingua, Dizionario del Turismo Cinematografico, Verolengo, Wikipedia.
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