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Invecchiare male
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Pur essendo un appassionato spettatore di film confesso di non aver mai avuto una copia del dizionario del cinema Mereghetti in casa. Faccio due conti e penso che nel 1993, anno di uscita della prima edizione, forse il mio amore per il cinema era un po’ meno totalizzante di quanto lo sia diventato ora. Di certo andavo al ci-ne-ma-to-gra-fo molto più spesso di adesso, due volte alla settimana, di cui una delle due era quasi sempre un doppio spettacolo: cinema alle 20,30 poi, all'uscita, via di corsa in un cinema per la seconda visione delle 22,30. Ma questo non bastava per fare di me una persona con un dizionario del cinema in libreria.

Solo con il tempo ho iniziato a sentire il bisogno di leggere il cinema oltre che guardarlo. Poi ho esagerato e, non so neanche come, ora mi ritrovo addirittura qui, immeritatamente seduto in questo luogo privilegiato che si situa all’incrocio tra la nobile e sempre più dispendiosa carta e il pervasivo e apparentemente gratuito web.

Se devo cercare dei responsabili nella crescita del mio appetito cinefilo non devo cercare lontano, ce l’ho davanti proprio ora: è la rete. Per chi lavora come me, anche e ancora, sull’editoria tradizionale (e deve fare i conti tutte le settimane con le difficoltà di reperire la carta a dei prezzi non indecenti, stampare, andare in edicola) è dura ammettere che sia stata internet a dare un’accelerazione decisiva al mio amore per il cinema. Nonostante io abbia iniziato a vedere i film in televisione con mio nonno all’età di 5 anni, nonostante mia madre mi abbia portato al cinema spessissimo a vedere anche oggetti cinematografici non esattamente indicati per i bambini. Nonostante io abbia iniziato a lavorare con il cinema stampato abbastanza presto. Nonostante la sala, appunto, sia stato un appuntamento fisso serale per moltissimi anni della mia gioventù.

Mentre ascoltavo in un podcast una ricostruzione del recente arresto del boss Matteo Messina Denaro (latitante da trent'anni e catturato, in un modo molto cinematografico, in un ospedale perché molto malato) in cui venivano citati tutti gli attentati di cui è stato mandante, mi sono ricordato che intorno alle 11 di sera del 27 luglio 1993 ero proprio appena uscito, con un paio di amici, da uno dei cinema centrali di Milano e stavo camminando a piedi per tornare a casa, quando esplose la bomba di via Palestro vicino al Padiglione d’arte contemporanea e la città venne scossa fino alle fondamenta da un boato pazzesco. Quando iniziarono ad arrivare le prime informazioni su quel che era accaduto io ero seduto a mangiare una pizza perché i miei compagni di cinema ed io avevamo deciso che non volevamo tornare a casa perché la città, nel frattempo, era sprofondata nel caos. Durante la cena finimmo per parlare dei film di Brian De Palma e io mi lanciai in un racconto dettagliatissimo di Omicidio a luci rosse, che nessuno dei miei due compagni della serata aveva visto. Sarà stato il nervosismo per l'attentato o non so cosa, ma sta di fatto che non riuscivo a fermarmi, mi ricordavo semplicemente tutto: persino il colore del vestito e della cinturina della protagonista quando esce di casa e cammina verso la spiaggia nella scena dello scippo. Il racconto si fece talmente pedissequo e dettagliato che, ad un certo punto, uno dei due amici mi guardò smarrito e mi disse "Ok, mi hai convinto, lo vedrò, ma adesso basta."


Il 1993 è stato anche l’anno in cui è iniziata la pubblicazione del settimanale Film Tv, da cui tutto questo è nato, senza il quale tutto questo non esisterebbe, almeno non con questo nome. Quello del settimanale Film Tv è un anniversario veramente rotondo: il numero 1, infatti, usciva nelle edicole proprio il 26 gennaio 1993. In copertina c’era un ammiccante Jack Nicholson e la rivista era edita inizialmente da Rcs che aveva mutuato la formula da un settimanale tedesco di grande successo che si chiama Tv Spielfilm.


Pur diversissimi nello spirito, nella periodicità e nella forma, entrambi i prodotti editoriali, Mereghetti e Film Tv, nascono più o meno nello stesso periodo per rispondere ad un'esigenza simile: l'espansione esponenziale del palinsesto televisivo. Sebbene il fenomeno delle televisioni private fosse già affermato e radicato dagli anni '70, fu negli anni '80 che assunsero il ruolo di vere protagoniste nelle case degli italiani raggiungendo share paragonabili a quelli della tv pubblica, ampliando di fatto l'offerta di film dimenticati o sconosciuti e generando il conseguente bisogno di informazione da parte dello spettatore.

Certo, faccio fatica a pensare che sul divano di casa uno decidesse di prendere un volume da migliaia di pagine sulle ginocchia per cercare informazioni sul film in prima serata. Sicuramente una snella guida televisiva tematica faceva meglio quel mestiere. Mentre oggi, per quell'uso specifico, informativo, veloce, serale sembra che entrambe le opzioni siano ugualmente state surclassate da un semplice smartphone aperto sulle pagine di filmtv.it o di Google.

In ogni caso, per me, è stata fin da subito internet a scardinare e poi ad alimentare il mio bisogno di leggere di cinema. L'idea che dietro e davanti a queste pagine ci siate voi, ossia altri spettatori come me, a me ha cambiato tutto. Che voi siate quelli che frequentano questo sito solo per le informazioni delle messe in onda, che siate quelli che votano tutti i film che guardano, quelli che li commentano brevemente, quelli che ne scrivono assiduamente o quelli che ci scrivono un papiro, non importa. Per sua stessa natura la rete è tutti voi, questo posto è fatto di tutti noi. E, pur nella sua immediatezza e rapidità (sisi, ok, non sempre…) e nella solitudine in cui viene consultata, questa rete di informazioni, fatta da noi per un Noi più grande, contribuisce anche a restituire a un film qualcosa di simile alla visione collettiva della sala cinematografica. E, unita alla lettura degli articoli del settimanale, riesce sempre ad offrirmi indicazioni e spunti di prima mano per nutrire il campo delle mie visioni o approfondimenti sfiziosi quando ne ho bisogno.

Se non ero pronto per un dizionario quando la carta era l’unica possibilità per avere tutto sottomano, non riesco ad immaginarmi di consultare un volume che pesa 5 chili, adesso. Ma il Mereghetti è uno status, oltre che una pubblicazione di un critico molto autorevole. Magari non fa per me, ma sono felice che esista e che venda le sue migliaia di copie.

Sull’ultimo numero di Film Tv Giulio Sangiorgio ha intervistato Paolo Mereghetti e nel corso della conversazione gli ha chiesto quali siano state le revisioni di valutazione più significative che ha operato sui film negli ultimi due anni, ossia dall’ultima edizione pubblicata rispetto a questa. Alla domanda Paolo Mereghetti ha risposto così: So che se mi mettessi a rivedere il cinema postmoderno degli anni '80 o '90 avrei molto da ridire, ma per ora mi è bastato rifare la scheda di Omicidio a luci rosse, film che trovo invecchiatissimo.

Ecco, lo sapevo. Mi sa che dovrò rivederlo.
Ma quando succederà vi prometto che non ve lo racconterò.

Chi vuole spezzare una lancia a favore del film di Brian De Palma, chi ha in mano o sulle ginocchia il Mereghetti, chi usa ancora la guidativvù di carta, chi ha ancora il numero 1 di Film Tv con Nicholson in copertina e chi non si ricorda di che colore fosse la cinturina della protagonista di Omicidio a luci rosse può usare il box qui sotto per fare un saluto. Basta uno smartphone.

Comunque era dorata.

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