A guardare questa strada dall'alto
non si vedono polvere e ossa
le terrazze ti cavano gli occhi
i cortili ti prendono il fiato
dentro coppe di luce
luminarie e reliquie di sante
divorate nel sole
qui le offese sono offerte di pane
e nel pane si nasconde l'offesa
non lo vedi a guardare dall'alto
A guardare dall'alto non si pensa che altrove
se arrivava qualcuno da qui
preferiva tacere il suo nome
la terra e inventava gli accenti ingoiando bestemmie
come a chiedere scusa ai cirnechi e la sabbia
se i mandanti sono fatti ministri
e i ministri si fanno mandanti
non ci pensi a guardare dall’alto
A guardare questa strada dall'alto
non lo vedi il mestiere dei servi
chiusi nelle botteghe a forgiare il ricatto e la democrazia
inchiodare le bare
tatuare i presagi di un piano regolatore
i pezzenti allevati a padrone
son la guardia migliore
sono guardie da sempre
non li vedi a guardare dall'alto
A guardare dall'alto non le vedi
le schiene spezzate
sotto i colpi di mezzi favori
i signori seduti al caffè consumare il diritto di pochi
a marchiare le carni
con un ferro di riconoscenza
e una stretta di mano
Ma nel buio
di ogni seme c'è il segno
di una sorte rappresa
nei canestri dei boia
non lo vedi dall'alto...
Tempo fa, un paio di mesi prima della messa in onda della seconda annata, “Sicily”, in un commento postato in coda al mio pezzo sulla prima stagione, “Hawaii”, segnalavo - spargendo a piene mani buon senso da tutti i pori - la possibilità che l’allora in corso di compilazione playlist di canzoni preesistenti organizzata per la tappa ionio-peloritana del Grand Tour mondiale di “the White Lotus” potesse infine andare a comporre una scelta musicale colma di stereotipi, m’al contempo auspicavo trinacri sogni classic-pop-sperimentali: il Franco Battiato della prima metà degli anni ‘80 (l’Arca di Noè, Orizzonti Perduti, Mondi Lontanissimi), il folk-rock di Cesare Basile e, a “sorpresa”, ad esempio, che so, Giuni Russo!
Ed ecco, più o meno, com’è andata invece a finire. (Spoiler: benino e malino. E no, non c'è Basile.)
# Abstract.
La cosa dev’essersi svolt’all’incirca in questo modo. Per l'occasione qualcuno (tipo Google o Bing, perché già DuckDuckGo probabilmente avrebbe cavato fuori risultati più articolati e ponderati) ha regalato a Gabe Hilfer, il music supervisor di “the White Lotus: Sicily”, il “Vol. 1°” di De André del 1967, album d’esordio composto per la maggior parte da singoli usciti in precedenza, e lui solo con quello, quatto quatto, cacchio cacchio, ci ha riempito mezza playlist: così, de botto, senza senso, alla cazzo di cane. Per la serie: voglia di approfondire portami via. Un po’ come se dopo “the Freewheelin' Bob Dylan”, “Songs of Leonard Cohen” e “Everybody Knows This Is Nowhere” Dylan, Cohen e Young non avessero più inciso un'emerita cippa. E allora per “the White Lotus: Miami” mettili sul piatto “Masters of War”, “Suzanne” e “Cowgirl in the Sand”, no?! Perché, bisogna ammetterlo, quale canzone meglio di “Preghiera in Gennaio” per chiosare la minchia tanta di Theo James? Da ammirare pure l'utilizzo di “Lo Chiamavano Gesù” in antifrasi a una sfilza di bestemmioni in siracusano e di “la Stagione del Tuo Amore” dopo una bella inculata.
# PlayList.
• Fabrizio De André, singoli preesistenti poi raccolti nell’album “Vol. 1°” del 1967:
- “Bocca di Rosa” [perché “the White Lotus: Sicily” è in parte una storia di “grandi puttane” (e così siamo a mezza via, nella Napoli di Carlo Martello: ma non allarghiamoci troppo), quindi, accantonando i 900 chilometri di distanza in linea d’aria (tra Genova e Taormina), ci sta, anche se qui è utilizzata come canzone d’ambientazione paesaggistica]: tagliata e riassemblata con un jump cut da galera: "…e fu così che [il concupito]… - …[con la] Vergine in prima fila…": sulle prime ho pensato che si trattasse di un micro-ictus, invece alla fine erano solo quegli zozzoni degli ammeregani.
- “Preghiera in Gennaio”: Luigi Tenco si spara e prima Theo James (Cameron) estrae la minchia tanta al fin di corteggiare/impressionare Harper (Aubrey Plaza) con fine mossa da Casanova (l’asimmetria fra chi compie l’azione, attore, e chi la subisce, personaggio, è voluta) tanto che si sente il suono delle campane senz’alcun bisogno della presenza delle campane perché è sufficiente il batacchio fendente l’aria (“Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero!”), e poi Daphne (Meghann Fahy) ed Ethan (Will Sharpe) s’incamminano verso l’istmo dell’Isola Bella per andare a fornicare e ristabilire così l’equilibrio delle corna sulle capocce delle due coppie (sapere, non sapere, ma, soprattutto, scopare: la "lezione terminale" del proverbiale "Fuck!" di "Eyes Wide Shut").
- “Via del Campo” tagliata e ricucita (“...basta prenderla per la mano… […] ...ama e ridi se amor risponde...”), as usual, in viaggio verso la vitinicola etnea.
- “la Stagione del Tuo Amore”: titoli di coda del 5° ep., dopo un coito gay maschile alla pecorina.
• Fabrizio De André, singolo preesistente poi raccolto nell’album “Tutto Fabrizio De André” del 1966, ristampato come “la Canzone di Marinella” nel 1968:
- “Amore Che Vieni, Amore Che Vai” nella versione di Franco Battiato (da "Fleurs"), con uomo nudo prono che si gratta una chiappa e controcampo di Etna innevata.
• Altri cantanti e musicisti:
- “L’Appuntamento”: Ornella Vanoni e l’amplesso nature tra Coolidge e Gries.
- “La Gatta”: Gino Paoli e un fantastico gran culo di comparsa in primissimo piano.
- “Il Nostro Concerto”: Umberto Bindi, ed e subito jet sky!
- “Bella Senz’Anima”: Riccardo Cocciante pure lui montato alla viva il parroco, m’anche le onde del mare vanno all’incontrario, perciò…
- “Ogni Uno” e “Spiritual”: Eugenio Bennato (“Sponda Sud”, 2007) e Fabrizio De André (manco a dirlo, dal “Vol. 1°”: praticamente un riempitivo di sottocultura per fare minutaggio), ed è subito yatch Ferretti da 30 metri a 75.000 € a settimana e 500 lt/h a velocità da crociera (compreso Tommaso il Capitano).
• E poi Rosa Balistreri, Otello Profazio, Domenico Modugno, Mina, Bruno Lauzi, la Rappresentante di Lista, Pink Martini, Raffaella Carrà, Alan Sorrenti, Cocky Mazzetti, Orietta Berti, Robertino, Myss Keta feat. Guè, etc…
• Guest star: Sostakovic, Puccini/Callas/Caballé, Sam Cooke, Zoë Keating, Sacha Distel, Omar Khorshid (ad accompagnare Aubrey Plaza al posto del vociare in surround dei masculi trinacri che circondano Monica Vitti).
• Nonché la stessa Beatrice Grannò al pianoforte con “the Best Things in Life Are Free” (parole di Buddy DeSylva & Lew Brown e musica di Ray Henderson), “You Belong to Me” (portata al successo da Jo Stafford) e “‘O Sole Mio”, riuscendo a destreggiarsi tra il non rendere troppo brava la sua Mia in quel che fa e l'essere comunque adorabile.
• Ah già, sì… E poi Cristobal Tapia de Veer è tornato, con egregia variazione sul tema…
Nota finale. Comunque, il consiglio non richiesto e/ma totalmente gratuito che vorrei consegnare a Mike White e Gabe Hilfer (non so se e come/quanto da questo PdV sia stato coinvolto il suddetto CTdV) è questo: ascoltate, da “EffeDiA - Sulla Mia Cattiva Strada”, Wim Wenders (d’accordo, erano i tempi di “Palermo Shooting”, ok, film che poi, tra l’altro, non era mica così malaccio, eh).
Stagioni:
- "the White Lotus: Hawaii" (6 ep., 2021)
- "the White Lotus: Sicily" (7 ep., 2022)
Indice:
- 1. la Sigla di Apertura (¡Cristobal!)
- 2. Comparazione (Vitti/Plaza)
- 3. PlayList (Grand Tour Mandolino)
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