
Siete mai andati a un’anteprima cinematografica? Parlo di una vera prima proiezione (tipicamente per la stampa o ai festival), quando il film che si vede non è ancora stato visto da nessuno, quando non ci sono già in giro voci, opinioni, passa parola, recensioni. A me è capitato, tutto sommato poche volte, ma è capitato: del resto come (non so se) sapete non sono un critico cinematografico, non posso assolutamente dirmi tale anche se lavoro qui da vent’anni. In realtà potrei andare a un’anteprima praticamente tutti i giorni, perché ricevo puntualmente gli inviti, ma il mio tipo di lavoro non me lo consente. Quando ci sono andato però è stato strano. Piacevole, ovviamente, ma strano. Soprattutto alla fine: esci, vedi tutti i critici, quelli veri - e un po’ di loro li conosco - e non è come uscire da un film con gli amici dove ti senti subito libero di dire la tua. Se sei in mezzo a un gruppetto di autorevoli critici e tu non sei uno di loro, tieni la bocca chiusa. Io almeno faccio così. Poi qualche volta ho avuto la sensazione che anche loro non si sbottonassero più di tanto, soprattutto quando il film non è chiaramente e subito un film apprezzato o odiato dal pubblico: niente risate, niente fischi, niente applausi, niente scherno, nessuna emozione palpabile. Magari dici “ragazzi, bellissimo!”, scatenando un tuo apprezzamento epidermico, e a nessuno di loro è piaciuto e ti guardano così. Magari il contrario. Insomma devi essere proprio sicuro sicuro di quello che hai visto e ci sono film che quella sicurezza non te la danno. O magari è una mia soggezione di fronte a qualcuno che chiaramente ne sa più di me, ha più riferimenti di me, ha maturato un altro sguardo. Con altre cose non è così: con la musica so cosa voglio e cerco, assolutamente, non ho soggezione di alcun altro parere. Idem con la letteratura. A volte però i film spiazzano, a volte ti crescono dentro. A volte leggi cose scritte da altri e rivedi i tuoi pensieri. Ho una certa insicurezza, in certi casi.
L’altra sera sono andato a vedere Triangle of Sadness di Ruben Ostlüng. Non era esattamente uno di quei casi: stiamo parlando di un film che vinto la Palma d’Oro. Di un film che ha già mille recensioni e per di più di un autore che conosco e apprezzo e di cui ho visto quasi tutto. Ma stiamo anche parlando di un film che ha un voto così così da noi (su IMDB e Rotten Tomatoes il voto va meglio, su Metacritic meno). Per di più di un film che è già stato dichiarato divisivo, quasi prima che uscisse (c'è un certo pre-giudizio su Ostlüng). E questa cosa mi ha un po’ riportato a quella sensazione di incertezza. Io l’ho apprezzato, in parte, ma c’era anche qualcosa che non mi ha convinto. E siccome non sono un critico non sto qui ora a dirvi perché: non è importante. Quel che è importante è che sono andato a casa e mi sono messo a leggere recensioni: sono andato per prima cosa su FilmTv, la nostra rivista, perché sapevo che c’erano due recensioni contrapposte: una favorevole, l’altra no. Mi piace molto quel format: e infatti credo fui io a pensare che era importante dare spazio - sul sito - tanto alle recensioni pro quanto alle contro. Leggendole mi sono quasi trovato a dare ragione a entrambe, almeno in parte: la confusione è aumentata.
Mi stimolano i film divisivi, proprio perché ripropongono in qualche modo quella situazione di verginità delle anteprime. In questo caso è ovviamente diverso: le opinioni esistono, ma sono in netto contrasto. E allora devi scegliere, devi dire la tua, proprio come quando ancora nessuno si è pronunciato. E devi cominciare a pensare a quali sono i motivi che ti fanno schierare: da che parte stai? Ma perché stai da quella parte? Sei pronto a rivedere le tue ragioni? Soprattutto sei disponibile a farlo?
Ci sentiamo liberi, nelle nostre scelte. O almeno in quelle. Ma lo siamo davvero? Una delle cose di cui mi sto interessando da un po’ di tempo a questa parte è la psicologia della politica, soprattutto quella parte del cognitivismo che indaga sulla correlazione tra atteggiamenti ideologici e tratti psicologici. Perché viene fuori - secondo certi studi - che esistono tipi psicologici che conducono a visioni progressiste e altri che portano a scelte di tipo conservatore. Semplificando agli estremi: la propensione alla cautela, una maggior attenzione agli aspetti negativi della realtà e fondamentalmente una chiusura dominata anche da una certa angoscia e paura portano a scelte di tipo conservatore, mentre una propensione al cambiamento e alla novità, con un certo senso di fiducia, più facilmente spingono verso concezioni progressiste. Detto così sembra quasi lapalissiano, ma lo è meno quando lo si rapporta a noi stessi. E quando si guarda alle proprie trasformazioni nel corso dell’esistenza. Sei conservatore perché hai paura? E da dove arriva quella paura? Sei progressista perché sei cresciuto nell’apprezzamento? E se crescendo ti sei spostato, perché? Cosa stai difendendo?
Chissà allora se siamo liberi davvero anche nei nostri giudizi estetici. Al di là di ciò che è appreso e culturale, chissà se c’è anche un fondamento psicologico profondo nella formulazione delle scelte, nella decisione di ciò che è gradito o no. Chissà se un’opera è considerata da noi valida/bella/piacevole solo perché assomiglia o contiene parti di qualcosa che già conosciamo e che ci è piaciuto o perché risuona con ciò che riteniamo valido/giusto/corretto e non invece perché qualcosa nel nostro atteggiamento psicologico - al di sotto dell’area razionale e giudicante - ci porta a scegliere quel tipo di forme, di colori, di linguaggi, di discorsi.
È complicato. Di certo provare ad analizzare i motivi delle proprie scelte può essere molto istruttivo. Per questo valutare un film che non ha ancora un segno più o meno davanti, o decidere da che parte stare quando i pareri diffusi sono molto contrapposti, mi pare complicato ma sicuramente stimolante.
Alla fine di questo breve percorso, avete due scelte. Potete provare a scegliere di guardare Triangle of Sadness - è ancora nelle sale, ma dovete affrettarvi - oppure provare a guardare il film che propongo nel nuovo episodio di Pablo. Quando l’ho visto non c’era nemmeno ancora la scheda su FilmTv.it. Sono corso a farla e al momento non c’è ancora un voto di sintesi. Metto le mani avanti: sono due cose molto, molto diverse. Assolutamente diverse. Ma in entrambi i casi vi ritroverete soli davanti alle vostre scelte. Se poi vorrete motivarle, con una recensione, o sintetizzarle con un voto sarà ancora più gratificante. Sbilanciatevi.
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comunque hai avuto una bella esperienza a vedere un film con i "veri critici",poi come dici tu preferisci i film che dividono tra pareri opposti.....non hai da fare molta strada,basta che ti soffermi sul nostro sito e vedrai subito pareri opposti anche con capolavori come le opere di Bergman di Visconti e tanti altri.......tipo "C'era una volta in America"....capolavoro riconosciuto...poi ti accorgi che leggendo le stroncature le poche righe di rigetto fanno venire i brividi...ed e' solo un esempio....ma qua non siamo critici ufficiali!!!....meno male...
vabbe dai ezio ma qualcuno che sta fuori dal coro c'è sempre in ogni umano consesso. Ciò non toglie che certe opere abbiano un riconoscimento pressoché universale.
Tre temi.
1) I voti su filmtv. Premesso che in qualità di statistico, o meglio, di scienziato dei dati (come pomposamente preferisco presentarmi) ho la curiosità di conoscere come viene calcolato il voto dei film su questo sito (tutti i voti sono uguali, o qualcuno pesa di più degli altri? in base a cosa? all'anzianità del recensore, all'insieme dei suoi voti precedenti, o altro? l'avevo già chiesto, mi pare, ma la mia domanda è rimasta inevasa), riconosco (e nello stesso tempo accuso, per quanto sto per dire :) ) che la polarizzazione dei voti "tira", cioè produce attenzione e quindi traffico. Lo dico anche in virtù di come mi comporto io. Quando consulto la scheda di un film che ho l'occasione di vedere, dopo la trama vado a consultare le recensioni positive e negative, forse prestando più attenzione alle seconde che alle prime, perché dai giudizi negativi riesco meglio che dagli altri a farmi un'idea se vale la pena per me passare dall'intenzione alla via di fatto (cioè guardare il film). Così facendo trascuro le recensioni delle valutazioni sufficienti, dove pure, quando mi ci metto a leggere tutto, si trovano ottime considerazioni. E così quando anch'io impegno del tempo a scrivere una recensione, molto difficilmente metto un voto sufficiente; la maggior parte delle volte il voto sufficiente diventa negativo, in rari casi positivo (e diverse volte l'ho anche scritto nelle mie stesse recensioni). E lo faccio anche per venire letto dagli altri. Non che sia per me un'ossessione; solo, se produco degli scritti che mi sono costati un bel po' di tempo, mi dispiace assegnargli un numero (il mio voto) che porta a nasconderli sotto una pila di altri scritti che finiscono, o possono finire ("la recensione più utile" in bella evidenza.
2) Il rapporto con gli altri critici (o recensori) e l'essere abbottonati o sbottonati. Sono abbonato a un cineforum della mia città (chi lo organizza non lo chiama così, ma rende comunque l'idea). Al termine della proiezione, quando inizia il dibattito, quasi sempre sto in silenzio ad ascolare gli altri. Ho bisogno di tempo per riflettere e assimilare. Sulla strada di casa ripenso a quello che ciascun intervenuto ha detto (e, per mia presunzione, la maggior parte delle volte penso siano sciocchezze o banalità) ma non smetto di pensare al film. Similmente qui su filmtv. Leggo le recensioni prima ma anche dopo avere visto un film, soprattutto quando mi ha colpito (sia in positivo che in negativo). Qui confesso (anzi, riconosco) che di sciocchezze ne leggo pochissime, e che invece gli spunti e le analisi profonde non mancano e rappresentano per me un materiale di grande valore. Le leggo, e poi ci rifletto, e questo mi prende molto tempo. Vado avanti per tre/quattro giorni a pensare al film e alle recensioni. In questo tempo, partendo da un'impressione vaga, non strutturata, riesco a formarmi un'opinione (o una convinzione) compiuta, esaustiva. Qualche volta, anzi, la maggior parte delle volte mi trovo d'accordo con qualcuno o la maggior parte degli altri recensori, alcuni dei quali scrivono così bene, e così lucidamente, che non ho nulla di nuovo da aggiungere. Qualche altra volta invece non mi trovo d'accordo, e allora sento il bisogno di mettere per iscritto i miei pensieri, e di pubblicarli rimarcando e rivendicando la mia diversità dagli altri. Non so se sia una tentazione banale o particolare di me; perché in effetti, sto semplicemente dicendo che sono portato a esporre il mio contributo soprattutto quando ho qualcosa di nuovo (diverso) da dire rispetto a tutti quelli che mi hanno preceduto. :) Ma comunque ho bisogno di tempo. Il mio processo di digestione e assimilazione non è immediato. E fintanto che non è concluso, non mi espongo.
3) La politica. Qui passo, sarei troppo polemico. Dico solo che non mi piace la suddivisione in conservatori e progressisti. Noi vediamo oggi il "progresso" come il risultato di un percorso storico sempre migliorativo. Non è così. Chi vuole cambiare le cose può produrre anche un'involuzione della (nostra) società sotto quasi tutti i punti di vista. (c'è anche da dire che aborro il termine alternativo di "riformista", ma qui davvero chiudo)
grazie, molte cose davvero. Al volo pero' ti dico solo una cosa: la suddivisione in conservatori e progressisti non è che l'abbia scelta io. Sono gli studi di psicologia cognitivista che esaminano queste due macro-tendenze: mi sembra comprensibile, sono due atteggiamenti generali. Non stiamo parlando comunque della politica di casa nostra o del voto locale.
Io sono critico,docente non in Italia,anche se in questo ultimi anni causa Covid ho dovuto riprendere ad insegnare. Sono stato a molte di queste prime per vip e l' atmosfera e' molto diversa tra Europa e Usa. In Usa si da' pet scontato che il film Sia un capolavoro,quindi applaudi,grida,abracci Sia prima che dopo,non a caso i critici europei vengono messi in un angolo della sala. In Europa,per esempio in Francia, l' atmosfera e' molto tesa,spesso applausi e fischi si contrappongono,a volte cala il gelo in sala. In Italia sembra di stare ad una fiera prima del film,Tutti cordiali,Tutti amichevoli,alla fine régna l' ipocrisia assoluta,nessuno vuole scoprire le carte,si parla d' altro ma ormai il ruoli della critica e' in funzione degli incassi. Ostlund e' stato creato per portare il pubblico a riscoprire l' autore. Il primo film era anche buono,i due premiati disgustoso. Ormai anche Palma e Leone si sono assueffatti alla Loi du Marché Come direbbe Brize',lui si che e' un grande autore,l' Oscar e' più onesro in questo perché e' il premio del box office ,poi che vengano premiare schifezze Come quest' anni e non siano mai stati premiati geni della Settima Arte e' tutto un altro discorso.
Io vedo in po' di film in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia. Non ci sono ancora giudizi, critiche e recensioni ma c'è spesso molta attesa per I titoli in concorso e per I grandi nomi che a volte si corre il rischio di rimanere influenzati dall'evento. Si è parlato di Blonde per dei mesi prima che arrivasse a Venezia in concorso. Non poteva che essere magnifico tanto era l'hype orchestrato intorno al film. Non apprezzarlo significava ammettere di aver speso mesi di tempo ad aspettare la proiezione sbagliata. Psicologicamente siamo tentati di conferire un giudizi positivo già in fase di preselezione mentre ammettere di aver visto qualcosa di poco piacevole è come ammettere una sorta di sconfitta. Blonde non l'ho visto ma era l'esempio più calzante in assoluto.
È molto più semplice vedere un film di cui si sa poco o nulla. In quei casi c'è maggior libertà di giudizio.
Nei miei giorni veneziani evito di parlare di film che non ho visto e chiedo sempre al mio interlocutore se ha già visto il film di cui mi accingo a parlare per evitare spiacevoli input che possano influenzare la visione altrui.
Quando i film sono già recensiti tutto si complica, naturalmente. Tenendo conto che durante l'anno vedo quello che passa in convento (al cinema) mi limito a poche informazioni per evitare spoiler e pregiudizi critici. Quando ho partorito una mia visione mi dedico alla lettura delle opinioni altrui (il 90% delle volte su questo sito). Ho applicato questa regola anche per il citato "Triangle of sadness". Se volete leggere la mia opinione in merito la troverete facilmente ma vi consiglio di guardarlo prima.
Buon fine settimana a tutti.
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